Venezia e Liguria, due occasioni per la democrazia
Domenica prossima si vota. In sette regioni e in numerosi comuni. Dall’esito delle urne dipenderanno anche molte questioni nazionali. Per il comune di Venezia e per la regione Liguria la posta in gioco è molto più grande: un’occasione straordinaria per la democrazia di mettere un argine e lanciare un segnale per invertire la rotta rispetto alla deriva di berlusconismo senza Berlusconi rappresentata dal governo Renzi.
Vittoria della democrazia significa, a Venezia, elezione di Felice Casson al primo turno. Casson vuol dire una politica della legalità, che dopo un quarto di secolo di spadroneggiare bipartisan su scala nazionale dell’impunità di establishment equivale a una rivoluzione della legalità. Tanto più necessaria a Venezia, dove il ceto politico quasi nella sua interezza, duce Galan, si è reso promotore mallevadore o tre scimmiette (non vedo, non sento, non parlo) della melma di corruzione chiamata Mose.
Casson ha vinto le primarie contro le nomenklature vecchie e nuove del Pd, l’appoggio del partito in questa campagna elettorale è spesso tiepido. Se dovesse andare al ballottaggio tutte le forze della Venezia degli affari e malaffari e privilegi si salderebbero in una santa alleanza contro il “giustizialismo”, con tanto di santificazione delle megalopoli da crociera che ogni giorno mettono a rischio l’incolumità di Venezia. Riuscire a far vincere, e magari stravincere, la candidatura di Felice Casson al primo turno vorrebbe dire che la società civile, di nome e di fatto, non ha rinunciato alla presenza politica, non si è rassegnata al sonno della ragione e ai suoi mostri.
Vittoria della democrazia significa, in Liguria, elezione a governatore di Alice Salvatore, candidata del Movimento 5 stelle. Miracolo possibile, miraggio che può diventare realtà. La grancassa mediatica cerca di accreditare uno scontro tra la candidata del burlandismo-scajolismo ligure di decenni, Raffaella Paita, e il “dissidente” Pd Luca Pastorino, ma si tratta di una bufala in perfetta disinformacjia brezneviana, anzi di una duplice bufala. Intanto dell’eretico Luca Pastorino non ha un bel nulla, è un perfetto esemplare di uomo di apparato appoggiato da pezzi di apparato (ad esempio l’ex sindaco di La Spezia Pagano, di cui la Paita fu capo di gabinetto). Insomma, una faida dentro la nomenklatura Pd, niente di più. In secondo luogo tutti i sondaggisti, nelle anticamere delle trasmissioni televisive, sciorinano con preghiera di massima discrezione e riserbo, la verità dei sondaggi più aggiornati: Pastorino è totalmente fuori gioco, come Toti del resto, il fotofinish è tutto tra Paita e Alice Salvatore.
In Liguria dipenderà insomma da ogni singolo voto fino all’ultimo singolo istante di urne aperte. Alice Salvatore ha scoperto l’impegno civile coi girotondi e costituisce l’unica possibilità per la Liguria di sottrarsi al gorgo di immondizia morale, inefficienza tecnica, saccheggio e distruzione di risorse (materiali, ecologiche, culturali), insomma abiezionein cui l’ha precipitata l’intero ceto politico.
Sarebbe doveroso che quanto ancora resta di società civile nel tessuto ligure, nelle professioni, nella cultura, nel sindacalismo, nell’ecologismo, in una classe operaia ancora non interamente cancellata, pronunciasse ad alta voce il suo outing per la candidatura di Alice Salvatore, mettendo tra parentesi le tante ragioni di diffidenza verso il movimento di Grillo e Casaleggio, perché ora e qui conta solo mettere fine al ventennio di burlandismo-scajolismo, e al renzismo che se ne fa evidentemente erede. Come sarebbe doveroso e soprattutto intelligente, da parte del M5S ligure, uscire da una logica troppo frequente di autoreferenzialità, fare esplicito appello a tutta la società civile, capire che si può vincere solo conquistando i voti del partito oggi maggioritario, quello del non voto, dei cittadini oberati dalle delusioni e conseguente apatia.
La mia speranza è che ogni cittadino che abbia ancora a cuore la democrazia e non sia totalmente rassegnato, faccia quanto può, direttamente o indirettamente, perché a Venezia e in Liguria una bandierina di democrazia segni l’altolà alla deriva di liberismo autocratico che da un quarto di secolo ci sta immelmando. Direttamente, per chi in quelle zone vota, indirettamente, perché nell’epoca dei social network ciascuno ha l’opportunità di influire, di sollecitare amici e conoscenti, di esercitare opinion-leadership a distanza, di portare voti autentici, che bilancino e travolgano i voti comprati, i voti di scambio, i voti del clientelismo, i voti della rassegnazione, che ingrassano chi ha spolpato questo paese.
(25 maggio 2015)
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