Rodotà: “Casson? La classe dirigente che vorrei”
intervista a Stefano Rodotà di Giacomo Russo Spena
“Mi auguro una vittoria di Felice Casson”. Stefano Rodotà non si tira indietro. Interpellato da MicroMega rispetto al voto del prossimo 31 maggio in cui si deciderà chi sarà il prossimo sindaco di Venezia, il giurista dimostra di avere le idee molto chiare: “Bisogna ritrovare l’anima della città come ha ben descritto Salvatore Settis nel suo libro ‘Se Venezia muore’. E Casson è la persona giusta”. Un endorsement importante per il candidato del Pd che si presenta a capo di una coalizione di centrosinistra.
Il direttore Flores d’Arcais, in un suo editoriale, vede in Casson “una politica della legalità, che dopo un quarto di secolo di spadroneggiare bipartisan su scala nazionale dell’impunità di establishment equivale a una rivoluzione della legalità”. È d’accordo con tale affermazione?
Le elezioni veneziane assumono un significato importante per una città che deve riconquistare la propria specialità. In questi anni è stata abbandonata a se stessa e Venezia, oltre alla legalità, deve urgentemente recuperare la propria cultura ed entità storica. La cultura è elemento fondamentale, senza di essa non esiste la buona politica.
E Casson incarna la buona politica?
Rappresenta il riscatto di una città. È il perfetto esempio di quel che dovrebbe essere la classe dirigente di un Paese: matura, colta, consapevole e capace di coniugare la politica alla cultura. Mi auspico una sua vittoria al primo turno, ma anche al secondo andrebbe bene. L’importante è aprire un nuovo ciclo a Venezia con lui sindaco.
Nel 2005 è stato sconfitto al ballottaggio dal filosofo Massimo Cacciari, non si corre lo stesso rischio?
Non arriva paracaduto dall’alto: per la storia di Venezia ha fatto molto, sia come magistrato che come politico, in termini di ambiente, diritti, questioni sociali, tutela della salute e difesa dei beni comuni. Ha enormi meriti, e Venezia è in debito con lui.
La città è stata travolta dall’inchiesta sul Consorzio Venezia Nuova, il Comune è stato commissariato, travolto da un dilagante giro di corruzione. Casson promette di ripristinare legalità, trasparenza ed efficienza. Non sarà difficile mantenere le promesse elettorali?
Diventando senatore alla sua identità di magistrato, volto a difendere la legalità, ha aggiunto altri fondamentali aspetti come l’autonomia e l’indipendenza di giudizio. Non si è mai piegato né alle volontà interne al suo partito – votando ad esempio contro il Jobs Act – né alle pressioni esterne. È una figura di garante contro il malaffare e sono sicuro che, da sindaco, rappresenterà una liberazione da queste ipoteche interne ed esterne.
Alle primarie Casson ha vinto contro l’apparato del Pd. Una sua vittoria potrebbe avere ripercussioni sul Pd in chiave nazionale?
Non vorrei che la sua candidatura venisse coinvolta nelle miserie e nei dibattiti interni al Partito democratico. Ha un identikit ben delineato, l’ha dimostrato nel tempo votando sempre secondo coscienza, e mi interessa ciò che potrà rappresentare per Venezia. Al di là delle polemiche partitiche, Casson incarna quel che dovrebbe essere un politico in un momento così drammatico per il nostro Paese.
(27 maggio 2015)
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