mercoledì 26 dicembre 2018

appunti sulle concessioni balneari




Le spiagge sono dello Stato


In Italia abbiano ben 7500 km di coste, di cui 4000 km idonei all’insediamento di stabilimenti balneari che, attualmente, ne occupano circa 1000 km.
Scrivo con voce contraria, idea personale e di cui non vuole trattare il presente testo, all’idea stessa degli stabilimenti balneari e che apprezza di gran lunga una spiaggia libera ad una attrezzata, poichè solo in questi spazi è possibili apprezzare veramente, da terra, il mare.

Io sono favorevole ad un’Europa più forte e che abbia più voce in capitolo nelle questioni, anche interne, di ogni stato: un bene pubblico, un bene statale, regionale etc, è per estensione un bene europeo.

Negli ultimi tempi si è posto l’annoso problema del rinnovo delle concessioni balneari e tante avrebbero potuto essere le soluzioni per risolverlo: scelta è stata fatta dal nostro governo.
E’ stato deciso di rinnovare le concessioni per 15 anni agli attuali detentori delle concessioni di demanio marittimo inerenti stabilimenti balneari: risoluzione del problema estremamente dannosa.
Recentemente mi è stata suggerita la lettura di un’intervista al Dott. Antonio Pasca, presidente del TAR di Lecce, che sottolinea come le aree su cui insistono gli stabilimenti balneari siano di proprietà del demanio marittimo dello Stato italiano e che quindi i titolari di concessioni demaniali marittime non debbano essere considerati i prorietari de facto.
Ciò che è successo ha avvalorato i timori che il Dott. Pasca esprimeva. Il rinnovo di 15 anni delle concessioni demaniali determina che gli attuali detentori di un diritto ne godano anche oltre il suo termine naturale per non meglio precisati motivi.
Molte famiglie hanno investito decenni nel miglioramento di strutture e hanno favorito il turismo, quindi occorre premiare chi ha lavorato bene, con premialità relative al fatturato e alle migliorie apportate.
Occorre ricordare, tuttavia, che il mondo degli stabilimenti balneari è a volte fucina di lavoro nero e, soprattutto, di abusi edilizi di tipo paesaggistico in riva alle nostre coste.
Qualunque struttura abusiva fosse stata realizzata nei decenni avrebbe dovuto essere demolita, per restituire il bene in concessione, nello stato antecedente l’abuso oppure conforme a quanto autorizzato in comune e presentato in agenzia delle entrate.
La decisione di rinviare di 15 anni la questione, probabilmente, vuole aiutare i poveri comuni costieri italiani, già carichi di lavoro, a non essere sovraccaricati di istanze di sanatoria oppure consentire a governi compiacenti di formulare nuove leggi speciali che “eliminino” gli abusi legati alle attività balneari.
Le novelle politiche di “prima gli italiani” potrebbero far pensare anche ad una tutela del tessuto imprenditoriale italiano che potrebbe essere spodestato da imprese e società straniere che garantissero allo stato condizioni più favorevoli, per acquisire concessioni demaniali marittime di stabilimenti balneari.
Ritengo che, in quest’ottica, un tipo di politica protezionistica sia potenzialmente un danno al tessuto economico dello stato Italia perchè la gestione di nuovi investitori, anche stranieri, dando loro precise e ferree regole da rispettare, potrebbe aiutare questo settore a migliorarsi; tuttavia la miopia imperante non ha una visione lungimirante.
Credo purtroppo che questa decisione sia purtroppo, in definitiva, determinata dalla volotà di assicurarsi un rapporto clientelare da parte dei partiti politici attualmente al governo, garantendo loro supporto e voti per le prossime elezioni europee.

In definitiva, ciò che mi auguro è che la denuncia, in Italia, di quanto succede e l’intervento dell’Europa per garantire concorrenza leale possano portare un’efficace modifica della linea intrapresa.
Ogni stato può disporre dei propri beni pubblici, sottostando alle norme economiche europee, tuttavia l’Europa dovrebbe essere più presente e intervenire con specifiche prerogative, anche in questioni come il rinnovo delle concessioni demaniali marittime balneari, per garantire equità, eliminare il clientelismo e tutelare l’ambiente.


Vittorio Baroni

Nessun commento:

Posta un commento