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Dopo quelli dell'Ilva, nuovi guai giudiziari per il sindaco di Taranto, Ezio Stefàno. E' indagato e ha ricevuto un avviso di garanzia per aver portato una pistola in luogo pubblico. I fatti si riferiscono alla primavera di due anni fa, al lunedì successivo al ballottaggio per le elezioni del sindaco del capoluogo. Appresa la vittoria sullo sfidante di centrodestra, Stefàno, al suo secondo mandato e a capo di una coalizione di centrosinistra, raggiunse a piedi, per festeggiare la rielezione, un comitato elettorale nel centro della città dove lo attendevano amici e sostenitori. In strada, mentre allargava le braccia per salutare quanti lo applaudivano, un fotografo notò che all'altezza della cintola - Stefàno aveva la giacca sbottonata - spuntava il calcio di una pistola. La foto fece il giro dei media, provocando scalpore e proteste.



Stefàno, in seguito, chiarì di avere regolare porto d'armi da tempo e di portare con sè la pistola per difesa personale essendo stato più volte minacciato in modo pesante. In particolare il sindaco riferì di aver trovato persone che lo avevano atteso sotto la sua abitazione privata per minacciarlo, di non aver mai voluto chiedere una scorta di protezione e di non volere che altri, esponenti delle forze di polizia o della polizia municipale, che dipende dal Comune, rischiassero per lui la propria incolumità. Successivamente Stefàno non ha più portato la pistola nè ha modificato i suoi comportamenti: gira spessissimo solo e a volte raggiunge anche a piedi da casa il suo ufficio del Comune.

Questo, ha chiarito il sindaco, nonostante le intidimidazioni non siano cessate. Spesso infatti Stefano è stato bloccato e accerchiato da gruppi di persone senza lavoro o senza casa. Un'altra tegola giudiziaria per il sindaco di Taranto - medico ospedaliero in pensione e negli anni passati senatore del Pci e del Pds, ora politicamente vicino al governatore della Puglia, Nichi Vendola - riguarda l'Ilva. Nell'ambito della maxi inchiesta per disastro ambientale, la Procura ha infatti chiesto al gup il suo rinvio a giudizio assieme ad altre 48 persone tra cui esponenti del gruppo Riva, dirigenti ed ex dirigenti del siderurgico, amministratori e dirigenti della Regione Puglia.

Stefano è accusato di omissione di atti d'ufficio. In sostanza, avrebbe denunciato con un esposto alla Procura i danni alla salute dei cittadini provocati dall'inquinamento dell'Ilva ma poi, secondo l'accusa, non avrebbe agito con i poteri che gli vengono dall'essere un'autorità sanitaria. Sull'eventuale rinvio a giudizio del sindaco di Taranto, ora deciderà il gup Wilma Gilli. Partito a giugno, il procedimento è stato aggiornato al 16 settembre ma è molto probabile che in quest'udienza si prenda solo atto che la Corte di Cassazione deciderà il 7 ottobre se tenere o meno il processo a Taranto vista l'istanza di rimessione presentata dai legali dei Riva, per i quali a Taranto non ci sono le condizioni ambientali per un giudizio "sereno ed equilibrato".