lunedì 29 febbraio 2016

uteri ambulanti


Uteri ambulanti

by JLC
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a cura di Maria G. Di Rienzo*
Gli argomenti che i neoliberisti usano per difendere la maternità surrogata sono in pratica esattamente gli stessi che usano per difendere il commercio sessuale. È tutto sulla “scelta” o la “libertà di agire”, o è “in che modo una donna potrebbe guadagnare così tanti soldi facendo qualcosa d’altro” oppure “alle donne piace”, tutti gli stessi ragionamenti. Tenendo a mente questo parallelismo, possiamo vedere che la legalizzazione del commercio sessuale nei paesi in cui l’hanno sperimentata come la Germania, l’Olanda e il Nevada negli Usa, tutto quel che ha fatto è stato incoraggiare i mercati illegali che strisciano furtivamente dietro di esso. Lo stesso accadrà con la maternità surrogata, non c’è possibilità di cercare una regolamentazione, dobbiamo cercare la sua abolizione”. Julie Bindel durante una conferenza femminista, 16 febbraio 2016.
Julie Bindel, nata nel 1962, è una femminista e scrittrice inglese, co-fondatrice del gruppo di assistenza legale “Giustizia per le Donne”.
“Alla gente benestante nel nostro paese non è permesso prelevare organi dai corpi della gente povera ovunque. Sebbene la mancanza di donatori di organi sia un problema riconosciuto, c’è diffuso consenso sul fatto che lo sfruttamento di estreme diseguaglianze economiche non è la soluzione. A meno che non si parli di maternità surrogata internazionale. (…) Le difficoltà sono presentate come interamente appartenenti alla prospettiva di chi vuole più facile accesso a uteri affittabili. Che le madri surrogate siano anch’esse persone, non proprietà di un mercato instabile, è un dato che va facilmente perso. Tuttavia, non dovremmo perderlo. C’è qualcosa di orribilmente distopico nella crescente accettazione della maternità surrogata transnazionale: comporta un’industria che piazza donne di colore povere in residenze monitorate e le tratta come terra da vasi per la piantagione e la crescita di bambini destinati a clienti più ricchi, di solito bianchi. Questo è l’esempio più letterale delle donne trattate come uteri ambulanti, pure sembra sia cattiva educazione farlo notare”. Glosswitch, brano tratto da “Paid surrogacy makes disadvantaged women into walking wombs – an unacceptable solution to infertility”, 26 febbraio 2016, The New Statesman.
Glosswitch è lo pseudonimo di un’attivista femminista inglese, madre di due figli, che lavora nell’editoria.

* Giornalista, formatrice, regista teatrale femminista cura il prezioso blog lunanuvola (dove è apparso questo articolo, la cui pubblicazione su Comune è autorizzata dall’autrice)

Uganda:elezioni non democrazia


http://www.nigrizia.it/notizia/voto-non-allaltezza-della-democrazia/notizie

mense scolastiche


Un po’ di tutto e di tutto un po’

by JLC
Ricordate il progetto Mense scolastiche, spreco zero, messo su dai maestri e dai bambini di una classe elementare di Asti? L'avventura virtuosa va avanti, ecco coma la raccontano i bambini e le bambine della 4c
di Giampiero Monaca*
Care signore e signori che ogni giorno preparate il cibo per nutrirci a mensa, siamo le bambine e i bambini della 4C della scuola primaria Rio Crosio di Asti. Negli anni ci siamo accorti che ciascuno di noi ha delle pietanze che gradisce maggiormente e ha bisogno di diverse quantità di cibo per soddisfare il suo appetito. Distribuendo la porzione intera a ogni bambino, si ha un grande avanzo a fine pasto e un grande spreco di cibo.
Con i nostri maestri abbiamo sperimentato un metodo per garantire ad ognuno un’adeguata porzione di cibo per varietà e quantità. Un po’ di tutto e di tutto un po’ognuno mangia secondo il proprio bisogno e appetito, o la porzione intera o solo mezza porzione (quantità sotto alla quale non si può scendere). Con questo metodo, a fine pasto, non avanza praticamente nulla, mentre su altri tavoli è capitato di osservare montagne di cibo sprecato (fino a otto chili a classe!).
Ci siamo chiesti quale valore possa avere questo nostro impegno quotidiano che portiamo avanti da quattro anni. Sicuramente ha molta importanza per il vitello e il pollo che non vengono macellati inutilmente per essere buttati nella spazzatura. Crediamo che sia giusto avere a disposizione quello che ci serve e fa bene ma non il superfluo.
Sinora abbiamo soltanto evitato di sprecare il cibo che entra nei nostri piatti, lasciandolo invece nei cassoni della mensa, ma sappiamo che una gran quantità di cibo perfettamente commestibile che viene cucinato per noi, viene buttato nella spazzatura perché così dicono le leggi. Non ci sembra giusto e siamo pronti a fare la nostra parte per evitare questo terribile spreco.
Ci siamo domandati quale sia il nostro effettivo consumo di porzioni di cibo. Con i maestri abbiamo preparato un grafico che riporta giorno per giorno, le presenze a tavola e il numero reale di porzioni consumate dalla nostra classe sia per la prima che per la seconda portata. Abbiamo calcolato la media del numero di piatti risparmiati sui mesi da novembre 2015 a gennaio 2016: il risultato ottenuto è di sette porzioni non ritirate ogni giorno. Ci siamo informati presso i funzionari del servizio mense e abbiamo saputo che il costo del cibo fresco per ogni porzione ammonta a euro 1,80 (escluso il servizio, il piatto, le posate, il lavaggio, la preparazione delle tavole e la pulizia dei locali).
Ci chiediamo se il valore del cibo che non sprechiamo, possa essere convertito in un risparmio per le nostre famiglie o per sostenere le attività scolastiche di classe o anche per aiutare famiglie in difficoltà. Dato che non vogliamo rischiare di chiedere troppo abbiamo “arrotondato” il costo del cibo fresco a 1,50 che moltiplicato sei porzioni (anziché sette) per i duecento giorni di scuola all’anno fa: 1.800 euro. Ci ha colpiti moltissimo questa cifra e riempiti di orgoglio. Colpiti, perché non immaginavamo che in mensa si sprecasse così tanto cibo, proprio in un momento in cui tante delle nostre famiglie hanno problemi di lavoro e di reddito. Riempiti di orgoglio perché non pensavamo che il nostro impegno quotidiano potesse risultare così efficace: venticinque bambini che fanno attenzione al proprio appetito, che ascoltano il loro corpo e si alimentano con attenzione, a sazietà ed evitando gli sprechi, riescono a non buttare 1.800 euro nella spazzatura!
Vi chiediamo cortesemente di prendere in considerazione il nostro impegno e di discutere insieme a noi come impiegare questa somma. Noi vorremmo che fosse utilizzata in parte per aiutare famiglie in difficoltà e in parte per le attività della nostra classe oppure restituita ai nostri genitori. Noi ci impegniamo invece a continuare a fare attenzione alla quantità di cibo che desideriamo, e se siete d’accordo, anziché preparare per noi i ventiquattro/venticinque pasti quotidiani, potete inviarcene sei in meno ogni giorno; tranne quando c’è la pizza che quella la mangiamo tutti!
Vi ringraziamo per l’attenzione e speriamo di poter discutere presto con voi la soluzione a questo problema
I Bimbisvegli della 4C e i loro maestri

nel segreto dell'urna non c'è collettività


Nel segreto dell’urna non c’è collettività

by Comune Info
Quando impera la logica della rappresentanza, il soggetto si dissolve, perché è possibile rappresentare solo ciò che è assente. Il sistema elettorale disperde los de abajo in una miriade di individui isolati, atomizzati, che cessano di essere una forza sociale. Il pensiero collettivo che emerge nelle azioni popolari cede il passo e prevalgono paure e pregiudizi
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Immagine tratta da maddmaths.simai.eu
di Raúl Zibechi
Quarant'anni fa l'intellettuale e militante peruviano Alberto Flores Galindo esprimeva una sua opinione sulle elezioni commentando i risultati del voto per l'Assemblea Costituente, del giugno 1978, dove il dirigente contadino-indigeno Hugo Blanco aveva ottenuto il 30 per cento dei voti. "Il voto universale, individuale e segreto è stato un' invenzione geniale della borghesia. Nel giorno delle votazioni, le classi e i gruppi sociali si disgregano in una serie di individui che smettono di pensare collettivamente, così come avviene negli scioperi, nelle manifestazioni o in qualsiasi altra azione di protesta e, nella 'camera segreta', emergono allora i dubbi, i timori, le incertezze che portano a optare per lo status quo, per il passato e non per il cambiamento", aveva scritto (Obras Completas, tomo V, Lima, 1997, p. 89).
Flores Galindo è stato uno dei più coerenti e notevoli pensatori degli anni '70 e '80, quando il Perù era stretto nella forbice tra la violenza dello Stato e quella di Sendero Luminoso, in una guerra che è costata più di 70 mila morti. La sua indagine Buscando un Inca: identidad y utopía en los Andes, pubblicata nel 1986, ha ottenuto a Cuba il Premio Ensayo de Casa de las Américas. È stato il fondatore di SUR, Casa de Estudios del Socialismo, che ha riunito buona parte degli intellettuali del periodo, e ha militato nel Partido Unificado Mariateguista, del quale faceva parte anche Hugo Blanco.
La sua breve riflessione sulle elezioni è di grande attualità e mostra la crisi del pensiero critico. In primo luogo, permette di distinguere tra le libertà democratiche e il fatto di fondare una strategia politica sulla partecipazione elettorale. Se le libertà sono state conquistate attraverso lunghe e potenti lotte collettive degli oppressi, le elezioni sono il modo per disperdere questa potenza plebea.
In secondo luogo, Flores Galindo non critica la partecipazione elettorale, avverte solamente del fatto incontestabile che si tratta di giocare sul terreno delle classi dominanti. Non fa uso di un giudizio ideologizzato, bensì centrato sul modo in cui il sistema elettorale disperde los de abajo in una miriade di individui isolati che, essendo atomizzati, cessano di essere una forza sociale e si abbandonano alla manipolazione dei poteri del sistema. Il pensiero collettivo che emerge nelle azioni popolari cede il passo all'individualizzazione, nella quale prevalgono sempre paure e pregiudizi.
Sarebbe necessario sviluppare entrambi gli argomenti. Da un lato, la riflessione di Flores Galindo si ricollega a quella di Walter Benjamin nella sua Tesi sulla Storia, quando afferma: "Il soggetto della conoscenza storica è la stessa classe oppressa, quando combatte "(Tesi XII). Non è un tema minore. Nel periodo di svolta storico in cui gli toccò vivere, Benjamin aveva capito che se gli oppressi non sono organizzati, sono incapaci di comprendere il mondo, sono ciechi e sono preda del modo di vedere dei potenti. Il problema non sono i mezzi del sistema (e caspita se lo sono, un problema), bensì la nostra incapacità di organizzarci, che è il modo per essere noi, ossia collettivi che combattono e, pertanto, comprendono.
A mio avviso, il problema di quanto è elettorale consiste nel fondare una strategia di cambiamenti nella partecipazione alle elezioni, nel cosiddetto accumulo di forze che si riassume in sommatoria di voti. Nel nostro contimente [America Latina] abbiamo assistito a una successione di lotte molto forti, capaci di rimuovere governi conservatori, che poco dopo si dissolvono nelle urne, installando altri governi - a volte migliori, altre volte peggiori - che soppiantano l'azione collettiva e l'organizzazione de los de abajo.
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Donne indigene al voto
La maggior parte dei partiti comunisti hanno focalizzato la loro azione su una strategia di questo tipo, collocando l'organizzazione popolare a rimorchio dell'accumulazione elettoraleCon il tempo, questa strategia si è generalizzata e, dopo la caduta del socialismo reale e le sconfitte delle rivoluzioni centroamericane, si è trasformata nell'unica modalità di azione delle sinistre istituzionali.
L'individualizzazione attraverso il voto ha diverse conseguenze nefaste. Oltre a quella indicata da Flores Galindo, la dissoluzione o neutralizzazione dell'organizzazione collettiva, ne appare un'altra: nel processo volto a tramutare il collettivo in individuale, si facilita la cooptazione dei dirigenti perché in questi processi si rendono autonomi dalle basi, cosa che è praticamente inevitabile quando si trasformano in rappresentanti. Quando impera la logica della rappresentanza, il soggetto si dissolve, poiché è possibile rappresentare solo ciò che è assente.
Tuttavia, "il voto universale, individuale e segreto" riveste di legittimità gli eletti, e questa è la "genialità" che denuncia il peruviano. Quando i governi delle classi dominanti si sentono messi alle strette, come è successo in Argentina nel giugno 2002 al presidente Eduardo Duhalde, davanti ad un forte attacco popolare, convocano le elezioni come mezzo per disperdere le forze de abajo. È un dispositivo di vigilanza e di controllo che consiste, come assicurava lo stesso Duhalde, nel togliere la gente dalla piazza e riportarla nel proprie case, seduta davanti ai televisori.
Perché la logica dell'elettore e quella dello spettatore televisivo è la stessa: come una volta ha detto Noam Chomsky, al potere non interessa ciò che ognuno pensa, a condizione che lo faccia nella solitudine della sua casa. Pertanto, per quelli de arriba il problema sono l'azione e la riflessione collettive.
Sarebbe meraviglioso che il potere che nasce dall'organizzazione/mobilitazione popolare si vedesse potenziato e trovasse un feedback nella partecipazione elettorale. La realtà dice il contrario, come possiamo rilevare in tutti i processi e in questi giorni in modo particolare nello Stato spagnolo, dove gli elettori di Podemos contemplano come i loro eletti negoziano in nome di quelli che li hanno eletti, ma sempre più distanti da loro. L'attività istituzionale che deriva dai processi elettorali finisce per rimuovere dal centro della scena le organizzazioni dei los de abajo .

Pubblicato su La Jornada con il titolo: "Todo lo sólido se desvanece en las urnas".
Raúl Zibechi, scrittore e giornalista uruguayano dalla parte delle società in movimento è redattore del settimanale Brecha. I suoi articoli vengono pubblicati con puntualità in molti paesi del mondo, a cominciare dal Messico, dove Zibechi scrive regolarmente per la Jornada. In Italia ha collaborato per oltre dieci anni con Carta e ha pubblicato diversi libri: Il paradosso zapatista. La guerriglia antimilitarista nel Chiapas, Eleuthera; Genealogia della rivolta. Argentina. La società in movimento, Luca Sossella Editore; Disperdere il potere. Le comunità aymara oltre lo Stato boliviano, Carta. Territori in resistenza. Periferia urbana in America latina, Nova Delphi. L’edizione italiana del suo ultimo libro, “Alba di mondi altri” è stata stampata in Italia in luglio dalle edizioni Museodei.  Molti altri articoli inviati da Zibechi a Comune-info sono qui.
L’adesione di Raul Zibechi alla campagna di Comune

sul mille proproghe


http://www.studiocataldi.it/articoli/21160-il-milleproroghe-e-legge-dagli-avvocati-ai-partiti-ecco-tutte-le-novita-e-il-testo.asp

una collezione italiana a Madrid ma che significa?

http://www.artribune.com/2016/02/la-collezione-sandretto-re-rebaudengo-andra-a-madrid-primi-accordi-per-lesposizione-permanente-di-un-nucleo-di-opere-al-matadero-litalia-perde-ancora-pezzi/

aree montane marginali?

http://www.slowfood.it/spopolamento-aree-montane-ma-sono-davvero-cosi-marginali/

basta TTIP


http://www.slowfood.it/mettiamo-fuorilegge-il-ttip/

sull'olio tunisino


http://www.slowfood.it/olio-tunisino/

lupo si grazie


http://www.slowfood.it/attenti-al-piano-lupo/

OGM senza frontiere mentali

http://www.slowfood.it/ogm-non-e-questione-di-aver-paura/

vota si per fermare le trivelle

http://www.slowfood.it/comunicati-stampa/17-aprile-2016-referendum-contro-le-trivelle/

un PUC per Vado Ligure?


http://www.rsvn.it/un-piano-urbanistico-per-vado-l-opposizione-ci-crede.lits3c68086.htm

IREN scioperi contro una riorganizzazione preoccupante


http://www.ivg.it/2016/02/sciopero-iren-lavoratori-in-presidio-anche-a-savona-riorganizzazione-preoccupante/

se vogliamo parlare seriamente delle primarie di...Salvini

http://www.unita.tv/focus/le-primarie-fake-di-salvini-fanno-litigare-il-centrodestra/

Salerno:ennesimo caos grullino

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02/29/elezioni-salerno-caos-m5s-meetup-sfiducia-il-candidato-la-replica-dei-suoi-accusato-perche-troppo-anti-de-luca/2505379/

Sanders bye,bye?


http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02/29/primarie-usa-sanders-rischia-di-fermarsi-con-il-super-tuesday-ma-i-bernies-peseranno-sui-democratici/2506054/

pasta a km zero


http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/02/29/pasta-con-grano-di-importazione-noi-la-compriamo-a-km-zero/2505520/

Roma,Lega e primarie ma il senso del ridicolo?


http://roma.repubblica.it/cronaca/2016/02/29/news/comunali_a_roma_salvini_fa_il_nome_della_lega-134467359/?ref=HREC1-5

appunti su Vendola


http://www.huffingtonpost.it/marco-plutino/tutta-lincoerenza-di-vendola-ora-lasci-la-politica_b_9345864.html?utm_hp_ref=italy

un oscar alla libertà di stampa

http://www.huffingtonpost.it/claudio-giua/quello-a-spotlight-e-un-oscar-alla-liberta-di-stampa-e-ai-giornalisti-che-la-difendono_b_9345856.html?utm_hp_ref=italy

Morricone vince l'oscar:onore al maestro

http://www.huffingtonpost.it/2016/02/29/morricone-oscar_n_9345616.html?1456729773&utm_hp_ref=italy

La Spezia une sposto dei Verdi

Alla procura della repubblica la spezia Esposto denuncia io sottoscritto Roberto Fiore responsabile della federazione dei verdi la spezia,residente a vezzano ligure in via lozzana 2, firmatario dell’esposto denuncia, espongo quanto segue. Il giorno 27/02/2016, sulla pagina locale del secolo xix, si legge un articolo (che allego) inerente l’intervento della polizia provinciale che abbatte un cinghiale con la pistola di ordinanza, in mezzo agli scogli di un imprecisato luogo del litorale lericino. Segnalo che dell’intervento esiste un video amatoriale in possesso della testata giornalistica che mostra quello che a detta dell’autore dell’articolo, è una vera e propria esecuzione. Chiedo pertanto, se non vi erano gli estremi per fare intervenire un veterinario per sedare l’animale e farlo riportare nel suo ambiente naturale, e se sono stati eseguiti tutti gli atti previsti dal protocollo di intervento da parte della polizia provinciale, per evitare una così cruenta fine in presenza di cittadini, rimasti scossi anche dal modo di recupero dell’animale stesso ancora agonizzante. Chiedo altresì di essere notiziato dello sviluppo delle indagini. Distinti saluti La spezia 29/02/2016 Roberto Fiore

la filosofia di Rudolf Steiner da ecumenici.it

a Filosofia della Libertà’ di Rudolf Steiner nel lager di Bolzano

Un evangelico nel lager di Bolzano
FERDINANDO VISCO GILARDI, durante la II Guerra Mondiale si trovava con la famiglia a Bolzano, dove si era trasferito nel 1940 per ragioni di lavoro, avendo dovuto chiudere l’attività di Libraio presso la sua LIBRERIA DI CULTURA GILARDI & NOTO, ritrovo e riferimento degli antifascisti italiani (e perciò presa di mira dall’OVRA e da Mussolini), a seguito della demolizione del palazzo dell’Hotel Metropolitan, in piazza Duomo ang. p. Reale, ove aveva sede. Al posto di quel palazzo e di altri limitrofi è stato costruito l’arengario, sede dell’Ente turismo, e il complesso in stile fascista di piazza Diaz.
A Bolzano FVG, in collegamento con il CLN per l’Alta Italia, aveva organizzato l’assistenza ed il soccorso ai detenuti nel Campo di Concentramento locale, i contatti con le famiglie e la messa a punto, ove possibile, dei piani di fuga dal Campo stesso e dai convogli diretti in Germania, nonché l’assistenza e l’accompagnamento oltre le linee dei fuggitivi, ecc. ecc. Nel ‘gioco di chi è dentro va fuori e chi è fuori va dentro’ è capitato anche a lui di andare dentro, non solo camuffato da idraulico di un’impresa chiamata per certi lavori di manutenzione onde poter rilevare la pianta interna del Campo, ma anche da detenuto: è stato arrestato infatti nel suo luogo di lavoro il 19 dicembre 1944, :
Tra i primi libri che si fece portare in carcere (quando ciò fu possibile dopo 72 giorni di isolamento), oltre che a dare – da lì – istruzioni per gli acquisti di novità per la sua Biblioteca, fu una sua Bibbia (NT e Salmi) tascabile, ‘la Filosofia della Libertà’ di Rudolf Steiner, ‘la Logica’ di Benedetto Croce, Goethe, Dante e altro ancora. Fu sempre attento all’evoluzione della situazione socio politica italiana e internazionale.
Rischiando la morte ed in attesa dell’esecuzione (una prima rinviata, l’altra prevista prima dell’abbandono del Campo dai tedeschi in ritirata), comunque fiducioso, non avendo beni terreni di cui disporre, scrisse – ‘dalla cella 28 del Campo di concentramento di Bolzano, il 13 gennaio 1945’ – un Testamento spirituale alla moglie e ai figli, che pervenne loro tramite i canali clandestini di comunicazione.
La Liberazione a Bolzano arrivò ai primi di maggio 1945 (dopo il 25 aprile!).
Egli, apertisi i cancelli del carcere, non si ‘ubriacò’ della ritrovata Libertà sua e degli altri, ma rimase nella sua cella ancora a lungo in meditazione e preghiera, e poi si recò negli uffici del PD-Lager a prelevare della documentazione che lo interessava, cominciando subito a ritessere le fila del ‘dopo’. Solopiù tardi uscì, tranquillamente, quando quasi tutti erano già corsi via in diverse direzioni, mentre la Moglie – quasi angosciata per il ritardo – lo attendeva in ansia al reticolato di ingresso.
Guardando al ‘d%opo’, fece subito parte – indicato dal CLNAI – del Governo Provvisorio della Provincia di Bolzano con l’incarico di Vice-Prefetto (carica che tenne per un biennio, fino al voltafaccia di De Gasperi al Governo di unità nazionale), affrontando da subito – con la sensibilità propria – i delicati problemi dell’integrazione multietnica (tedesca, ladina e italiana) in quella particolare e bella Regione.
Tornò a Milano, per lavoro, dopo qualche anno (1952), trasferendo la famiglia solo nel 1954. Riprese a frequentare la Chiesa Metodista di via Cesare Correnti e poi di via Porro Lambertenghi.
Ecumenici per gentile concessione dei figli di Francesco Visco Gilardi –
CNL Cultura 2009

Un evangelico nel lager di Bolzano
FERDINANDO VISCO GILARDI, durante la II Guerra Mondiale si trovava con la famiglia a Bolzano, dove si era trasferito nel 1940 per ragioni di lavoro, avendo dovuto chiudere l’attività di Libraio presso la sua LIBRERIA DI CULTURA GILARDI & NOTO, ritrovo e riferimento degli antifascisti italiani (e perciò presa di mira dall’OVRA e da Mussolini), a seguito della demolizione del palazzo dell’Hotel Metropolitan, in piazza Duomo ang. p. Reale, ove aveva sede. Al posto di quel palazzo e di altri limitrofi è stato costruito l’arengario, sede dell’Ente turismo, e il complesso in stile fascista di piazza Diaz.
A Bolzano FVG, in collegamento con il CLN per l’Alta Italia, aveva organizzato l’assistenza ed il soccorso ai detenuti nel Campo di Concentramento locale, i contatti con le famiglie e la messa a punto, ove possibile, dei piani di fuga dal Campo stesso e dai convogli diretti in Germania, nonché l’assistenza e l’accompagnamento oltre le linee dei fuggitivi, ecc. ecc. Nel ‘gioco di chi è dentro va fuori e chi è fuori va dentro’ è capitato anche a lui di andare dentro, non solo camuffato da idraulico di un’impresa chiamata per certi lavori di manutenzione onde poter rilevare la pianta interna del Campo, ma anche da detenuto: è stato arrestato infatti nel suo luogo di lavoro il 19 dicembre 1944, :
Tra i primi libri che si fece portare in carcere (quando ciò fu possibile dopo 72 giorni di isolamento), oltre che a dare – da lì – istruzioni per gli acquisti di novità per la sua Biblioteca, fu una sua Bibbia (NT e Salmi) tascabile, ‘la Filosofia della Libertà’ di Rudolf Steiner, ‘la Logica’ di Benedetto Croce, Goethe, Dante e altro ancora. Fu sempre attento all’evoluzione della situazione socio politica italiana e internazionale.
Rischiando la morte ed in attesa dell’esecuzione (una prima rinviata, l’altra prevista prima dell’abbandono del Campo dai tedeschi in ritirata), comunque fiducioso, non avendo beni terreni di cui disporre, scrisse – ‘dalla cella 28 del Campo di concentramento di Bolzano, il 13 gennaio 1945’ – un Testamento spirituale alla moglie e ai figli, che pervenne loro tramite i canali clandestini di comunicazione.
La Liberazione a Bolzano arrivò ai primi di maggio 1945 (dopo il 25 aprile!).
Egli, apertisi i cancelli del carcere, non si ‘ubriacò’ della ritrovata Libertà sua e degli altri, ma rimase nella sua cella ancora a lungo in meditazione e preghiera, e poi si recò negli uffici del PD-Lager a prelevare della documentazione che lo interessava, cominciando subito a ritessere le fila del ‘dopo’. Solopiù tardi uscì, tranquillamente, quando quasi tutti erano già corsi via in diverse direzioni, mentre la Moglie – quasi angosciata per il ritardo – lo attendeva in ansia al reticolato di ingresso.
Guardando al ‘d%opo’, fece subito parte – indicato dal CLNAI – del Governo Provvisorio della Provincia di Bolzano con l’incarico di Vice-Prefetto (carica che tenne per un biennio, fino al voltafaccia di De Gasperi al Governo di unità nazionale), affrontando da subito – con la sensibilità propria – i delicati problemi dell’integrazione multietnica (tedesca, ladina e italiana) in quella particolare e bella Regione.
Tornò a Milano, per lavoro, dopo qualche anno (1952), trasferendo la famiglia solo nel 1954. Riprese a frequentare la Chiesa Metodista di via Cesare Correnti e poi di via Porro Lambertenghi.
Ecumenici per gentile concessione dei figli di Francesco Visco Gilardi –
CNL Cultura 2009

mais ibrido in Spagna


http://aiab.it/index.php?option=com_content&view=article&id=3375:in-spagna-si-diffonde-nuova-specie-di-mais-ibrida-ogm-a-rischio-le-coltivazioni-europee&catid=262:ban29febbraio2016&Itemid=163

i semi di Taraba


I semi di Taraba

by Comune Info
Mi chiamo Fatima. Sono una di Loro, una della saga delle donne più antica al mondo.Non starò a raccontarvi tutto quel che ho passato. Vi dico solo che tutta la mia famiglia è morta. Ci hanno assassinati, con i proiettili, le onde e l'indifferenza. È così che siamo morti. Ascoltatemi, perché questa è la vostra storia: il vostro cibo, i campi coltivati, ci sono perché allora Loro, le donne della mia famiglia, non sono state fermate. Nessuno ha messo del filo spinato sul loro cammino, non avevano recinzioni da scavalcare. Sono state queste donne migranti che hanno portato i semi fin qui, fino a questa Europa oggi sovralimentata e tanto codarda. Lo sapevate?  
Michal Karcz poeti viandanti
Immagine di Michal Karcz dalla pagina facebook Poeti Viandanti
di Gustavo Duch
"Ascoltatemi, mi chiamo Fátima, sono nata a Taraba, un piccolo villaggio che si trova un centinaio di chilometri a sud di Damasco, la capitale della Siria.
Dopo quattro anni di siccità, le nostre terre hanno smesso di produrre e il bestiame è morto, così tutta la mia famiglia è dovuta partire verso Daraa, la città sulla strada che porta al mare. Appena siamo arrivati, nel 2011, è scoppiata una rivolta che, dicono, sia stata l'inizio della guerra. Non siamo potuti rimanere nel nostro quartiere per molte settimane ma abbiamo avuto fortuna perché certi parenti di Damasco ci hanno accolti.
Però la guerra non finisce, vedete, e io sono arrivata fin qui. Non starò a raccontarvi tutto quel che ho passato, vi dico solo che tutta la mia famiglia è morta. Ci hanno assassinati, con i proiettili, le onde e l'indifferenza. È così che siamo morti.
Non ne sapete nulla voi, siete dei veri ignoranti".
E Fátima, con gli occhi uguali ai grani verdi e affusolati dell'orzo, con il fazzoletto che le copre i capelli, ha continuato:
"Sono una di Loro, una della saga delle donne più antica al mondo. Mia madre me lo ha spiegato, a lei lo aveva spiegato sua nonna, e così raccontano, raccontano con cura, perché è da migliaia di generazioni che sappiamo chi siamo.
Noi siamo Loro.
E' stato vicino a Taraba, lo spiegano i libri di storia che adesso qui in Europa non ricordate più, che 10 mila anni fa o più, una donna come me ha deciso di non continuare a muoversi, di non spostare più la sua vita e quella dei suoi. Avevano già delle capre, quando lei ha preso un po' dei grani che aveva raccolto e, seguendo una forza interiore, un presentimento, ha deciso di affondarli nella terra. Li ha coperti con altra terra, mescolata alle farine avanzate dai suoi pasti e poi, con il suo stesso pianto, li ha pressati nella terra. Sapeva che sarebbe successo, così, con serenità, ha deciso di aspettare.
Ascoltatemi, perché questa è la vostra storia. E se finisce, non ci sarà più.
Lì Loro hanno reso migliori le loro capanne, lì sono cresciute diverse generazioni. Sono state sempre le donne della mia famiglia a prendersi cura di quei grani. Alcune di Loro hanno fondato nuovi villaggi, portando le sementi che, bagnate con le loro lacrime, hanno germinato libere. Per secoli, con Loro, i semi di Taraba hanno valicato le montagne, hanno percorso il deserto, e infine, passando di isola in isola, hanno superato il mare.
Ascoltatemi, perché è risaputo, anche se voi lo tacete, che sono state queste donne migranti a portare i semi fin qui, fino a questa Europa oggi sovralimentata e tanto codarda.
Il vostro cibo, i campi coltivati, ci sono, perché allora Loro non sono state fermate. Nessuno ha messo del filo spinato sul loro cammino, non avevano recinzioni da scavalcare.Lo sapevate? Io credo di no".
campo di orzo
L'orzo
E quelli che stavano lì ad ascoltarla, hanno potuto vedere Fátima che, arrivata sulla riva del mare, ha preso un seme dalla tasca, lo ha lasciato cadere. Poi, nello stesso istante in cui la prima onda la prendeva tra le braccia, hanno visto una lacrima verde scendere dai suoi occhi su quel seme.
Solo pochi istanti dopo, milioni di persone rimaste in attesa sulle coste del Marocco, della Tunisia, dell'Egitto, della Palestina, della Libia, della Turchia, dell'Algeria, della Siria, del Libano... sono potute avanzare tranquillamente verso nord per una rotta sicura, comoda e provvista di cibo.
Il mare si era trasformato in un immenso campo d'orzo.

Gustavo Duch ha pubblicato questo articolo sul suo blog Palabre-ando e Daniela Cavallo lo ha tradotto con il suo consenso per Comune-info

sul referendum costituzionale



Comitato per il No nel Referendum Costituzionale
Comitato per i 2 referendum abrogativi contro l’Italicum

PROMUOVONO UN INCONTRO NAZIONALE DEGLI ADERENTI, APERTO AI CITTADINI

Una Primavera per la Democrazia
Raccogliere le firme per due referendum abrogativi contro l’italicum e uno per bocciare la “deforma” costituzionale

Camera dei Deputati Aula dei Gruppi parlamentari, via di Campo Marzio
Venerdì 18 marzo, h. 14,30 – 18,30

Presentazione: Domenico Gallo
Introduzioni : Alessandro Pace (Presidente comitato per il No), Massimo Villone  (Presidente Comitato anti-italicum)
Interverranno tra gli altri: Carlo Smuraglia, Francesca Chiavacci, Maurizio Landini, Nadia Urbinati, altri interventi verranno indicati nell’invito definitivo
Chiusura lavori: Alfiero Grandi   


Si ricorda che l'ingrasso alla Camera è possibile solo previa prenotazione a questo link: PRENOTA
Il cerimoniale della Camera dei deputati richiede l'uso della giacca per gli uomini

risparmiare energia


http://www.ilcambiamento.it/efficienza_energetica/investire_risparmio_energetico.html

migranti:siamo sulla stessa barca

Accogliere? Siamo sulla stessa barca

by JLC
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di Alessia Cristofanilli e Ilaria Olimpico 
Il progetto "accoglienza" nasce da un sogno, un sogno collettivo creato nel luglio 2015.
L'idea era di dare vita a una ricerca sociale sul tema dell'accoglienza, l'urgenza comune era quella di attivarsi e fare qualcosa per cambiare il sistema di accoglienza in Italia.
Siamo un gruppo di artisti e artiste, teatranti, operatori e operatrici che lavorano nel campo sociale, e crediamo nel teatro e nelle arti partecipative come motori di cambiamento. Crediamo che il linguaggio dell'arte e in particolare quello teatrale sia in grado di attivare un processo di trasformazione, non solo a livello scenico ma anche e soprattutto sociale. Prendiamo ispirazione da Augusto Boal e dal Teatro dell’Oppressoche vede il teatro come uno strumento di indagine e trasformazione delle persone e della società, in particolare ci ispiramo alla tecnica del Teatro Legislativo, che usa il teatro e l’arte per cambiare dal basso e in modo creativo la realtà su tutti i livelli.
Abbiamo esperienza diretta o indiretta del teatro messo a servizio delle storie migranti, strumento delicato e al tempo stesso vulcanico, di denuncia civile e di testimonianza sensibile. Sappiamo che organizzazioni e associazioni di settore elaborano proposte legislative per migliorare l’attuale sistema. Noi vorremmo mettere insieme la denuncia e l’artela partecipazione e la professionalità, il coinvolgimento e la legislazione, i vissuti e i sogni. Crediamo che il sistema di accoglienza in Italia necessiti di un cambiamento, di una scossa, sentiamo di vivere in un paese che non sa cosa vuol dire "accogliere”.
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Niente bandi, niente progetti finanziati. Siamo anche un po’ stanche e stanchi delle logiche di finanziamento. Inizieremo con un crowdfunding, una raccolta fondi dal basso, per essere sostenibili nel nostro lavoro ma anche e soprattutto per cominciare da subito coinvolgendo le persone, facendo rete e aprendo un dialogo. http://linkpdb.me/9875
"Accoglienza", parola di apertura e calore, è usata per definire il sistema intrigato e macchinoso della politica dell’asilo in Italia. Cosa significa accoglienza? Cosa intendono le istituzioni per accoglienza e come i cittadini italiani vivono questo fenomeno? Come vivono l'accoglienza le persone "accolte"? Come vivono? Dove vivono? Quali sono le loro speranze? Il nostro sistema di accoglienza è l'unico possibile? È pensabile un sistema alternativo? Come possiamo portare avanti un altro tipo di accoglienza? Queste domande sono le radici del nostro progetto e le domande che rimangono aperte mantengono in vita il nostro percorso artistico e sociale.
Abbiamo sognato in grande, abbiamo immaginato un progetto che si articolasse in diverse azioni, a diversi livelli, abbiamo immaginato un progetto a cui tutti potessero dare il proprio contributo.
Abbiamo cominciato Il 20 ottobre 2015 con il laboratorio teatrale “Accoglienza” e abbiamo scelto come sede del laboratorio La città dell’Utopia, luogo di incontro e di scambio tra culture, spazio di cittadinanza attiva, accogliente e pieno di buone energie.
Consideriamo prezioso l'incontro e la condivisione di tutte le persone che sono coinvolte nel sistema di accoglienza, per questo abbiamo aperto il laboratorio ai/alle migranti e a chi opera nei centri di accoglienza. È stata per noi una grande emozione vedere persone interessate a conoscere il nostro progetto e pronte a mettersi in gioco per pensare e costruire insieme un sistema di accoglienza migliore.
Ci siamo incontrati ogni martedì per tre mesi in una stanza dalle pareti rosse e ci siamo raccontati, con le parole e con i nostri corpi, abbiamo condiviso le nostre storie, ci siamo trasformati, siamo diventati qualcos’altro, abbiamo danzato con i nostri desideri e abbiamo lottato con le nostre paure, abbiamo cantato terre lontane e abbiamo immaginato il cambiamento. Alcuni partecipanti sono diventati parte del gruppo stabile, alcuni sono venuti a portare la loro testimonianza e a cantare una canzone. È la fase della raccolta di storie, di immagini, di suoni e suggestioni da mettere al servizio della creazione, di questa forma di arte che non si ferma all’arte ma trascende se stessa nell’incontro con l’altro, con le problematiche sociali, con la vita.
Ogni contributo, ogni parola, ogni movimento è stato accolto come traccia importante per la creazione della performance e raccolto come materiale necessario e prezioso per il processo di teatro legislativo. Dal mese di febbraio al mese di aprile si costituisce il gruppo stabile che lavora alla creazione della performance, pur restando il gruppo aperto a contributi esterni e collaborazioni. Iniziamo un lavoro strutturato sulla costruzione dei personaggi, lavoriamo sulla gestualità e sulla voce, sulla creazione di scene di teatro forum.
I ragazzi sono pieni di entusiasmo e voglia di raccontarsi, presenti e felici di essere lì  in “un posto dove nessuno ti giudica perché non sei cittadino Italiano”, “un luogo dove poter giocare e raccontarsi”, “dove ci si rilassa e si riflette”, “dove è possibile esprimersi non solo con le parole”. Queste riflessioni, dette nel rituale del cerchio di chiusura che ci concediamo alla fine di ogni incontro, ci riempiono di fiducia e ci danno forza per affrontare lo step successivo: la messa in scena di uno spettacolo.
E sono proprio i partecipanti, i ragazzi che frequentano il nostro gruppo che ci ricordano con i loro racconti quanto il connubio tra teatro e sociale sia imprescindibile.
C’è B. che ci ha narrato la sua storia di viaggio, un’odissea dei nostri giorni, fatta di profezie, visioni, peripezie e cambi di identità:
Per poter viaggiare devo diventare un altro, rinnegare il mio nome e il mio cognome, memorizzare la data di nascita del mio amico. 
Per arrivare alla prossima costa, uno di noi deve morire, inghiottito dalle onde, ci manda l'ultimo saluto attraverso gli occhi grandi di un pesce... una balena... una sirena... chi può dirlo, non mangiamo da due settimane... Sacrificio, magia, agnello del mare, dopo la sua morte il motore della barca ritorna a navigare...
C’è B. che ci racconta l’altra faccia dell’integrazione:
I miei compagni nel centro d’accoglienza, dicono che sono un traditore perché siamo arrivati insieme e io adesso parlo l’italiano, studio, mi sto integrando, dicono che sto diventando come loro, come gli Italiani.
C’è V. che ci racconta il momento in cui arriva il tanto atteso permesso di soggiorno:
Quando arrivi in Europa ti dicono che devi ottenere al più presto il permesso di soggiorno, fino a quel momento sei nel campo, ma quando arrivano i documenti da un giorno all’altro senza un lavoro e una casa, ti ritrovi fuori, senza nulla, vivo in una casa senza finestre, la notte è molto freddo.
Storie tristi di “accoglienza”, di cui non vogliamo cogliere solo la lamentela ma di cui vogliamo accogliere la sfida del cambiamento.
La macchina del sistema di accoglienza non funziona. Non funziona per chi dovrebbe essere accolta o accolto, non funziona per chi lavora nel sistema, non funziona per tutta la cittadinanza perchè siamo tutti e tutte interconnessi. Come diciamo nei nostri cartelli, con i nostri volti: Siamo nella stessa barca. Per questo, il nostro non è un progetto “per” i migranti e le migranti, ma è un progetto che riguarda tutti e tutte noi e tutti e tutte siamo chiamati a immaginare, provare e attuare un cambiamento.
Il teatro legislativo ci permette di farlo. Il teatro legislativo è una delle tecniche della metodologia del Teatro dell’Oppresso, è la continuazione e lo sviluppo della tecnica del teatro forum, portandolo nella dimensione delle istituzioni e del cambiamento del quadro normativo. Il teatro forum permette di mettere in scena una problematica e chiedere al pubblico di intervenire in scena per provare delle proposte di cambiamento. A questo, il teatro legislativo aggiunge una ri-elaborazione delle proposte pervenute in scena, in forma di documento/proposta di legge da sottoporre alle istituzioni e a chi ha potere decisionale e attuativo in merito.
Attraverso il teatro legislativo, apriamo un dialogo con la cittadinanza prima di tutto e raccogliamo dal basso i tasselli per una visione di un sistema di accoglienza più equo, più sensibile, più sostenibile.

coltiviamo un mondo diverso

Coltiviamo un mondo diverso

by JLC
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di Paolo Cacciari*
In cima alla morbida vallata compresa tra i fiumi Misa e Nevola nelle Marche si trova lo splendido borgo di Piticchio di Acervia. Poco sotto c'è la storica sede della nota cooperativa biologica (dal 1980) di produzione e lavoro La Terra e il Cielo: centodieci soci tra lavoratori e contadini conferitori che lavorano una media di venti ettari ad azienda, venti dipendenti, due milioni e ottocento mila euro il volume d’affari raggiunto lo scorso anno. Oggi le farine vengono pastificate altrove, ma c'è un progetto di costruzione di un pastificio adiacente ai grandi capannoni dove si conservano, si decorticano e si insaccano varietà scelte di cereali, ma anche riso, ceci, lenticchie, fagioli, orzo e si torrefa il Caffè della pace del Guatemala che Rigoberta Menchù (premio nobel per la pace del 1992), di passaggio da queste parti, si adoperò per esportare.
Da sempre, una parte delle produzioni commercializzate con il marchio La Terra e il Cielo vengono acquistate dai Gruppi di acquisto solidali. Da qui l'idea di perfezionare il rapporto con un vero e proprio “patto di fornitura” che vuole mettere in pratica i principi della trasparenza dei costi, della giusta retribuzione del lavoro oltre che della qualità dei prodotti. Promotore il Gaes Francesca Marotta di Villasanta (Monza), insieme al Gas Biorekk di Padova. Oggi sono cinquantotto i Gas di tutta Italia che aderiscono alla iniziativa che è stata chiamata Adesso pasta!. In pratica i Gas programmano con largo anticipo i propri fabbisogni e assicurano una fornitura minima di 2.000 euro all’anno per confezioni familiari da tre chilogrammi e altri formati e prodotti. In tal modo i costi di produzione, confezionamento e distribuzione possono essere ottimizzati e il prezzo dei prodotti praticato può essere contenuto. Ad esempio cinquecento grammi di pasta integrale di semola di alta qualità (macinata a pietra ed essiccata a bassa temperatura) di grano duro (ovviamente biologico) può arrivare a 1,29 euro. Miracoli della “disintermediazione”, del confronto diretto e, soprattutto, dal rapporto di reciproca fiducia e amicizia che si è instaurato nel tempo tra i cooperatori e i gasisti.
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In periodici incontri informativi si discutono i piani di sviluppo, gli investimenti, l'utilizzo degli utili, le decisioni di investimento e si confrontano i bilanci gestionali. Il compratore diventa partecipe e sostenitore del buon andamento dell'azienda agricola contadina. Il dogma tipico dell'economia capitalistica secondo cui vi sarebbe sempre un conflitto di interessi tra cittadino consumatore e produttore viene superato dal modello dell'economia solidale.
Incontriamo Nello, contadino e poeta, tra i soci lavoratori della cooperativa, e Alberta una dei gasisti responsabili del progetto Adesso pasta! Spiegano che nel patto c'è anche un contributo dell'1 per cento ciascuno per alimentare un Fondo di Solidarietà e Futuro che lo scorso anno ha raggiunto i 4.600 euro. Serve a finanziare campagne come quella contro l’introduzione degli Ogm oppure progetti di ricerca come quelli avviati dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo.
* Paolo Cacciari è autore di articoli e saggi sulla decrescita e sui temi dei beni comuni (l'articolo di questa pagina è stato inviato anche a Left). Il suo nuovo libro, Vie di fuga (Marotta&Cafiero) – un saggio splendido su crisi, beni comuni, lavoro e democrazia nella prospettiva della decrescita – è leggibile qui nella versione completa pdf (chiediamo un contributo di 1 euro).
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