lunedì 30 novembre 2015

orari dei treni:Toti colpisce ancora

Monday, November 30, 2015
Finale Ligure: Forti critiche dell'Amministrazione al nuovo orario dei Treni

Finale Ligure: Forti critiche dell'Amministrazione al nuovo orario dei Treni

Le novità introdotte dalle Ferrovie dello Stato creerebbero forti disagi a pendolari, turisti e studenti

FINALE – Forti critiche arrivano dall'amministrazione Comunale finalese per voce del sindaco Ugo Frascherelli e dell'assessore ai Trasporti Andrea Guzzi in merito al nuovo orario delle Ferrovie dello Stato, e, in particolare alla scelta unilaterale di queste ultime nel produrre lo stesso che creerebbe, a detta degli amministratori, disagi a pendolari, studenti e turisti.
Il parlamentino di Finale ha votato all'unanimità, giovedì scorso in consiglio Comunale, un ordine del giorno in cui si chiede al Presidente della Regione Toti e all'assessoreBerrino di dimostrare maggiore sensibilità sul tema e valutare attentamente le conseguenze del nuovo orario non solo perFinale Ligure ma per tutte le città interessate negativamente dal cambiamento degli orari.
La Redazione Radio Savona Sound News Rsvn.it

olio e Levante savonese

Recupero degli uliveti, il levante savonese ci crede

Sará possibile commercializzare l'olio prodotto nel territorio con una filiera corta verso i cittadini e turisti e l'imprenditoria

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Celle Ligure. Passi avanti per il recupero e la valorizzazione dell’oliveto. In questo senso prosegue la collaborazione tra i Comuni del levante savonese con una proposta unitaria che vede impegnati i Comuni di Celle Ligure, Albisola Superiore, Albissola Marina,Varazze e Stella e la Camera di Commercio.
Previsto un incarico affidato al Cersaa per la redazione del progetto. Previsto il recupero dell’oliveto abbandonato e questo anche in funzione della prevenzione sugli incendi boschivi e la lotta al dissesto idrogeologico. Tramite il frantoio cooperativo esistente a Celle Ligure é possibile commercializzare l’olio prodotto nel territorio con una filiera corta verso i cittadini e turisti e l’imprenditoria.
“Su questi temi ci siamo confrontati positivamenti in un incontro con l’assessore regionale alla agricoltura Stefano Mai e tramite il Cersaa stiamo presentando una bozza di progetto – sottolinea il sindaco di Celle Ligure Renato Zunino – I fondi sono previsti sia nel Piano di Sviluppo Locale che nei Fondi Sociali Europei. Ottenuti i finanziamenti si potrá procedere, tramite cooperativa sociale di tipo b e avere sul territorio anche la possibilita’ di avere nuovi posti di lavoro.
E’ un progetto a mio parere di grande rilevanza e che potra’ rilanciare lo sviluppo della nostra zona creare posti di lavoro,e salvaguardare il territorio”

Civitavecchia e morte grillina

Civitavecchia a Cinquestelle: storia di un dissesto annunciato

M5S
antonio-cozzolino
Il piano per salvare il bilancio del Comune di Civitavecchia prevedeva, secondo il Sindaco M5S, la costituzione di un fondo immobiliare. Ma ecco cosa sta succedendo
L’esperienza amministrativa del Movimento 5 Stelle a Civitavecchia è ormai al tramonto come, purtroppo, era facile prevedere. La salvezza della città passava per il fondo immobiliare. Almeno questo è quanto andava propagandando la giunta a Cinque Stelle di Civitavecchia guidata dal Sindaco Antonio Cozzolino, la quale, invece, oggi sembra ravvedersi, avendo probabilmente le ore contate. Bloccata al palo fin dall’inizio del proprio mandato a causa dell’incapacità di badare all’ordinario e senza aver mai steso alcun progetto di sviluppo per la città, la giunta grillina sembrerebbe aver incassato l’ennesimo ko frutto della propria incapacità.
Il piano per salvare il bilancio del Comune di Civitavecchia prevedeva, secondo il Sindaco, la costituzione di un fondo immobiliare. Di cosa si trattava è presto detto: “valorizzare”, “ottimizzare” e “razionalizzare” 16 proprietà comunali, utilizzando strumenti urbanistici e di programmazione di pronta attuazione. Tradotto: svendere i gioielli di famiglia, tra cui immobili storici della città e luoghi di forte aggregazione sociale. Introito dell’operazione, su carta, 31.732.350 Euro. Le ragioni della scelta erano molto semplici: assicurarsi liquidità per coprire le difficoltà di bilancio che in quasi due anni di gestione pentastellata non sono state risolte, anzi, peggiorate.
In sostanza, il buco e l’acqua aumentano sempre di più. Che fare? Meglio vendere la barca. Così la delibera per la costituzione del fondo veniva portata in consiglio comunale ed approvata soltanto con i voti della maggioranza, tra le fortissime critiche dei cittadini, delle forze politiche di opposizione e perfino della società storica di Civitavecchia che non indugiava a parlare di “smania di togliere di mezzo il passato della città”.
Spina dorsale del piano di “valorizzazione” era la demolizione dell’ex mattatoio, dell’ex caserma Stegher (con lo sfratto di tutte le realtà che ne usufruiscono, per la realizzazione di un albergo), la demolizione dello stadio Fattori (per la creazione di una non meglio precisata area eventi e spettacoli con edificio a servizi), demolizione delle “casette di legno” di San Liborio (vale a dire abitazioni per persone con difficoltà economiche) e dulcis in fundo, per l’area di Fiumaretta (zona ricompresa in uno spazio fortemente compresso tra i moli industriali del porto ed il cimitero della città, contornato dal fetore di un fiumiciattolo mai bonificato) la realizzazione di un hotel da 150/200 camere e un centro commerciale di 50 negozi.
Veniva così pubblicato il bando pubblico per attrarre investitori al fine di salvare le casse comunali. Risultato: deserto. Intanto, però, la Corte dei Conti, già alcuni mesi addietro, aveva chiesto un piano dettagliato a causa delle anomalie contabili riscontrate. Senza di quello, secondo i giudici contabili, il baratro era inevitabile. Oggi sembra più che mai certo. Alla luce del probabilissimo fallimento sul bando prorogato per la terza volta fino al 21 Dicembre, cui si aggiunge quello sulle società municipalizzate ridotte a fucine di cassa integrati che tuttavia hanno ben saldi sulle poltrone revisori dei conti e consulenti tutt’altro che sottopagati, resta una giunta del nulla, ridotta a carta straccia dalla sua totale inadeguatezza.
L’amministrazione pentastellata che ha già portato al massimo le aliquote Irpef e Imu, aumentato del 10% la Tari e portato la tari dal 2% al 2,5%, e ridotto all’osso i servizi sembrerebbe pronta a dichiarare dissesto finanziario, tentando disperatamente di addossare colpe a qualcun altro, mettendo una città definitivamente in ginocchio. Ora non resterebbe altro per il Sindaco che dare le dimissioni, per aver distrutto Civitavecchia, rendendo palese una volta per tutte che la propaganda di un movimento non salva dall’incompetenza delle persone.
di Claudia Feuli Segretaria Gd Civitavecchia.

cop 21 e i limiti della crescita

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11/30/cop-21-a-parigi-i-limiti-della-crescita-nel-mondo-di-buridano/2264278/

Italia:record per i morti da inquinamento

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11/30/inquinamento-in-italia-record-di-morti-premature-nella-ue-84-400-decessi-su-491mila/2264023/

ciao Luca


http://video.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/roma-il-funerale-di-luca-de-filippo-al-teatro-argentina-la-diretta/220367/219566?ref=HREC1-6

laicità e laicismo

Laici, perciò rispettosi della religiosità

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La decisione del preside di un istituto comprensivo di Rozzano di rinviare a Gennaio il concerto di Natale, sostituendolo con una sorta di "festa dell'inverno" nella quale sono tassativamente vietati canti e riferimenti al Natale cristiano è solo l'ultimo episodio di una lunga serie. Tanto per citarne uno, qualche giorno fa Virginio Merola, sindaco di Bologna, ha replicato alla proposta di esporre il crocifisso nelle scuole a seguito degli attentati di Parigi bollandola come una "cosa che appartiene al Medioevo".
Esistono diverse interrogazioni e proposte di legge parlamentari per attuare la rimozione dei crocifissi dagli edifici pubblici: l'UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) promuove addirittura una campagna in tal senso, denominata"Scrocifiggiamo l'Italia", motivata dalla necessità di ripristinare la laicità dello stato e di abolire un privilegio riservato alla Chiesa Cattolica.
La sentenza della Corte Europea del 18 marzo 2011 sancisce che il l'esposizione del crocifisso non viola i diritti di insegnamento e di educazione della prole e che "nulla prova l'eventuale influenza che l'esposizione di un simbolo religioso sui muri delle aule scolastiche potrebbe avere sugli alunni; non è quindi ragionevolmente possibile affermare che essa ha o no un effetto su persone giovani le cui convinzioni sono in fase di formazione".
L'intolleranza verso i simboli religiosi è un paradosso per una società che al giorno d'oggi pretende di definirsi liberale e plurale, e perciò ugualmente rispettosa di tutte le confessioni. Laddove però questa laicità prende la sembianze del laicismo le cose inizia a verificarsi quanto profetizzato già nel 1960 in una lettera della CEI all'episcopato italiano:
"Nel laicismo è possibile identificare [...] una tendenza o, meglio ancora, una mentalità di opposizione sistematica ed allarmistica verso ogni influsso che possa esercitare la religione in genere e la gerarchia cattolica in particolare sugli uomini, sulle loro attività ed istituzioni. Ci troviamo, cioè, di fronte ad una concezione puramente naturalistica della vita dove i valori religiosi o sono esplicitamente rifiutati o vengono relegati nel chiuso recinto delle coscienze e nella mistica penombra dei templi, senza alcun diritto a penetrare ed influenzare la vita pubblica dell'uomo (la sua attività filosofica, giuridica, scientifica, artistica, economica, sociale, politica, ecc.). Abbiamo, così, innanzitutto un laicismo che si identifica in pratica con l'ateismo. Esso nega Dio, si oppone apertamente ad ogni forma di religione, vanifica tutto nella sfera dell'immanenza umana".
Durante un'intervista al quotidiano Repubblica, l'allora prefetto per la Congregazione per la dottrina della Fede e futuro pontefice Joseph Ratzinger invece definì la laicitàcome "la libertà di religione" aggiungendo che "lo Stato non impone una religione, ma dà libero spazio alle religioni con una responsabilità verso la società civile, e quindi permette a queste religioni di essere fattori nella costruzione della vita sociale".
Il problema del senso religioso non può essere risolto semplicemente rimuovendolo, come pretende un certo radicalismo. Come ebbe a dire Giovanni Paolo II:
"Nell'ambito sociale si sta diffondendo anche una mentalità ispirata dal laicismo, ideologia che porta gradualmente, in modo più o meno consapevole, alla restrizione della libertà religiosa fino a promuovere il disprezzo o l'ignoranza dell'ambito religioso, relegando la fede alla sfera privata e opponendosi alla sua espressione pubblica [...] Un corretto concetto di libertà religiosa non è compatibile con questa ideologia, che a volte viene presentata come l'unica voce della razionalità. Non si può limitare la libertà religiosa senza privare l'uomo di qualcosa di fondamentale".
Si capisce dunque che una delle sfide più grandi per il nostro Occidente ferito sarà quella di ristabilire un rapporto corretto con la religiosità, non più vista come minaccia alla laicità dello Stato ma semmai come contributo alla sua crescita.

nessuna bambina e nessun bambino deve morire in mare

Nessun bambino deve morire in mare

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PROFUGHI SIRIA
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Capisco che non sono un personaggio noto quindi non merito risposta né qui, né sui social né tantomeno sulla grande stampa. Comprendo che l'argomento non "tira" e capisco che a qualcuno comincio anche a "rompere le scatole" ma davvero non vi sembra assurdo, inaccettabile, registrare ogni giorno la morte di bambini in mare, annegati, mentre cercano di arrivare in Grecia o in altri paesi? Davvero troviamo normale leggere oramai quotidianamente che a largo delle isole greche muore un bambino, così, come tante altre notizie, senza immaginare immediatamente misure di protezione per impedirlo?

Sono morti, ripeto morti, 700 bambini in mare da gennaio, una media di 2 al giorno per fare una inutile statistica, senza che nessuno si indigni, mai. Come se fosse normale, come anche le morti che ci siamo lasciati alle spalle nei mesi scorsi nel "nostro" mare liquidate con qualche settimana di titoloni sui giornali, dirette tv e "petti battuti" dall'orrore all'occorrenza. Le morti continuano. E sono bambini. Nel caso del piccolo Aylan molti, non tutti, diciamo la maggior parte di quelli che guidano i grandi network mediatici, hanno deciso di mostrare quelle immagini ai cittadini lettori, per "far capire" il fenomeno, per chiedere misure urgenti e soluzioni. Cosa è accaduto? Che i bimbi in mare durante le traversate continuano ad annegare, ogni giorno, senza titoli, né aperture di tg.
Erano e sono tuttora fatti che gli addetti ai lavori conoscono bene, sono storie che stanno lì spesso chiuse, nascoste, sotto i fondali marini e che tornano a galla quando un altro corpo innocente si aggiunge ai tanti dispersi a metri e metri di profondità, come le casseforti dei tesori nascoste nelle stive delle navi dei pirati affondate, che alimentano le leggende dei libri che leggiamo ai nostri figli prima di andare a dormire. Poi capita Parigi e le cronache sulle politica estera dei nostri tg abbandonano il dibattito su politica, sindaci dimessi, partiti in decomposizione, leggi elettorali etc. per occupare il 70 per cento dello spazio ad ogni fascia del giorno. Giusto così. Ci mancherebbe. Era ora.
Ma è retorico chiedersi dove eravamo 4 estati fa quando morivano in Siria 4 bambini al giorno che poi sono diventati migliaia? Dove ci trovavamo quando i profughi in fuga da quelle zone da poche migliaia diventavano milioni e i campi profughi da piccoli agglomerati di tende si ingrandivano fino a diventare città tra le più grandi dei paesi che li ospitano? Non bastano le immagini di Aylan riverso sulla sabbia, Sena con i vestiti bagnati e tanti come loro. Il finale è sempre lo stesso, dimenticati in mare, come i bimbi del Nepal, anche loro lasciati lì, tra le montagne, senza casa, senza niente, dopo che per settimane abbiamo fatto a gara per raccontare le loro storie di vita distrutte dal terremoto. Sette mesi fa. Non tantissimo.
A cosa (o a chi) è servito sbattere in prima pagina il corpo di un bambino steso sulla sabbia, gli occhi chiusi come se dormisse, se poi non seguono soluzioni, se nel mediterraneo suoi coetanei continuano a morire e noi, tutti, leggiamo questo bollettino di morte come una notizia qualsiasi e cambiamo canale? Noi, i telespettatori, ora siamo più che informati. Spetta a chi governa le sorti d'Europa o del mondo fermare questa assurdità. Lo dico senza retorica, con la disperazione di chi è "assuefatto oramai anche all'appello umanitario". Un bambino o una bambina non possono morire mentre fuggono della guerra per cercare pace e salvezza. Non devono morire innocenti al freddo tra le montagne in Nepal perché è finito il carburante. Non deve morire nessuno. Ieri è iniziato il Giubileo della misericordia. Proviamo a non far morire nessun bambino. Che frase sciocca vero? Non è facile ma è una vergogna, ripeto una vergogna, il solo pensiero che sia impossibile.

in galera in El Salvador

Finire in galera in El Salvador

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EL SALVADOR PRISON
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Più di 900 morti ammazzati al mese; migliaia di madri alla ricerca di figli scomparsi; l'aumento di casi di suicidio giovanile; una parte dell'opinione pubblica che preme per il ripristino della pena di morte; abbondanti flussi di emigrazione illegale e tanta, tanta gente onesta che resiste. Gli altri, quelli che delinquono, per lo più muoiono giovani o finiscono in galera. Non è la descrizione di un Paese formalmente in guerra, ma de El Salvador, che vive negli ultimi anni un crescendo di violenza e sopruso.
"Parmi assurdo che le leggi che sono l'espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l'omicidio, ne commettano uno esse medesime, e, per allontanare i cittadini dall'assassinio, ordinino un pubblico assassinio" scriveva Cesare Beccaria contro la pena di morte che per tanti ormai è la soluzione per estirpare alla radice il problema.
Le carceri de El Salvador raccolgono criminali efferati: sono leggendarie le male azioni praticate dalle maras e dalle pandillas, le organizzazioni più violente al mondo, tanto che verrebbe spontaneo contraddire Beccaria. Eppure, visitando le stesse carceri e parlando con i condannati che hanno scelto una via diversa, il cuore si apre alla speranza e Beccaria torna ad avere ragione. La Cooperazione Italiana in El Salvadorsta orientando il proprio intervento in questa prospettiva. Il carcere può significare un incontro con la scuola, la cultura, un lavoro artigianale, un incontro con chi normalmente non si incontra per le condizioni, i contesti in cui si è nati.
Su questi semi di cambiamento e sul nostro illustre antenato punta il lavoro dei programmi realizzati in collaborazione con il Governo di El Salvador per il contrasto della criminalità organizzata attraverso il piano "El Salvador seguro", ma anche Organismi internazionali come l'IILA, o nazionali come ISNA per il "recupero" delle giovani donne incarcerate ancora in età minorile. Spesso le ragazze sono condannate per reati minori legati all'estorsione e altrettanto spesso indotte da familiari e congiunti a delinquere in un contesto che lascia poche vie di scelta. E il contesto è il contenitore in cui si incubano sia i semi della criminalità, ma anche quelli positivi, che puntano a una forma di resistenza. C'è da distinguere tra violenza e condizioni della violenza. Come tra bellezza e condizioni della bellezza: ognuno di noi può agire sulle condizioni e così fa la Cooperazione Italiana sostenendo il lavoro sul campo delle scuole di pace della Comunità di Sant'Egidio, dell'Università di Roma Tre, delle ONG Soleterre, Educaid e il Centro Elis, che coinvolgono i giovani in attività artistiche, culturali e di sostegno scolastico.
L'Università di Roma Tre è impegnata nella Capitale e nei comuni di Izalco, Santa Ana e Zacatecoluca, dove ha sede il carcere che ospita uomini con i maggiori carichi penali pendenti, denominato "Zacatraz". La "Escuela Taller" darà l'opportunità a duecento giovani di recuperare, apprendendo un mestiere artigianale, parti di centri storici o edifici cadenti delle loro città. Cura e recupero significano anche ricerca di un'appartenenza identitaria, significano liberare spazi, riappropriarsi di una storia e di un territorio. 
Centro Elis porta avanti il tutoraggio, la formazione di giovani, famiglie, operatori sociali e agenti di sicurezza. Promuove campagne d'informazione e ricerche sul fenomeno della criminalità giovanile. "Soleterre" inietta cellule di positività nei quartieri difficili attraverso percorsi artistici riservati a bambini e adolescenti. Il teatro, la giocoleria, la musica, la pittura sono mezzi efficaci nella mitigazione della violenza e nel filtrare energia positiva dall'esperienza quotidiana.
Attraverso l'alacre impegno delle altre ONG italiane sul territorio, come ACRA, ISCOS, Africa '70 e organizzazioni internazionali come il PAM e lo IAO, molto si previene supportando le diverse esigenze della popolazione in termini di progetti che puntano sull'economia, sulla casa e sull'assistenza con un carico di sostenibilità.
Finire in galera è un modo di dire, ma anche e paradossalmente un modo di sopravvivere. Cominciare in galera è l'auspicio di chi nel carcere non vede solo il luogo dell'espiazione, ma la possibilità di recuperare una vita.