Condannato de Magistris. E Napoli sprofonda nella non-politica
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C'è un solo punto di vista da mettere sul tappeto di fronte alla condanna a un anno e tre mesi del sindaco de Magistris per abuso d'ufficio, ed è l'interesse della città. E una volta premesso che de Magistris va considerato innocente fino all'ultimo grado di giudizio, all'ovvio rilievo per cui a nessuna città in assoluto giova un sindaco condannato viene da aggiungere: men che mai può giovare a Napoli, cui la sentenza sul caso Why not assegna un nuovo primato, di cui proprio non si sentiva il bisogno, da aggiungere all'affollata galleria dei record negativi: ecco a voi l'unica città d'Italia (ma poi solo d'Italia?) dove a risultare condannati sono i due primi cittadini, sindaco e vicesindaco.
La condanna capita in un momento delicatissimo per Napoli e fa risaltare ancora di più il vuoto di politica che da anni la affligge. Con questi chiari di luna, come potrà nascere la città metropolitana cui proprio il sindaco dovrebbe assicurare la sua guida? E quale impulso potrà venire da Palazzo San Giacomo al piano di rilancio di Bagnoli inserito dal governo dello Sblocca Italia, con condizioni che già limitavano di molto il ruolo del sindaco e contro le quali proprio de Magistris aveva ampiamente protestato, gridando all'espropriazione di autorità?
Ora, a tentare di riempire il vuoto di politica a Napoli proveranno, in questo weekend, i giovani dem riuniti alla Fonderia in vista delle elezioni regionali e, come per l'avvio del governo Renzi, non resta che augurarsi, e augurare loro, una buona partenza e un prosieguo con vere novità. Anche se più di un segnale lascia intravedere fisionomie di giovani già invecchiati in pratiche di micro-notabilato. E l'assenza del premier dalle giornate napoletane fa immaginare la sua scarsa voglia di lanciarsi in un campo avvelenato come quello della "non" politica napoletana, perfino a costo di lasciare libero terreno ad altri, fosse anche l'attuale governatore Caldoro, nell'imminente corsa per il rinnovo del vertice della Regione.
E mentre a Napoli si discetta di applicabilità della legge Severino e delle eventuali conseguenze sulla sospensione delle cariche pubbliche, de Magistris ribadisce la sua intenzione di non mollare, il che sul piano giuridico è probabilmente suo diritto. Resta e brucia, però, l'altro terreno, quello politico. Qui l'ex pm che si volle fare sindaco, dichiarandosi innocente, s'incontra con tutti gli altri politici condannati intenti a gridare al complotto dei giudici, e soprattutto con Silvio Berlusconi. Allora la domanda è: quanto conviene politicamente alla città della legalità negata un sindaco indebolito già nel consenso, giustizialista con gli altri ma non con se stesso e che paradossalmente rischia d'incrociare sul suo stesso terreno il Cavaliere anti-giudici, di cui de Magistris più volte chiese le dimissioni?
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