giovedì 25 settembre 2014

DECRESCITA E RICONQUISTA DEL SILENZIO PER UN PROGRAMMA CIVICO ED ECOLOGISTA

Abbiamo perso il silenzio

by Citta invisibile
martin agosto 2014 cicladi
di Rosaria Gaspatto*
Abbiamo perso il silenzio come valore educativo, come bisogno profondo per crescere e vivere in modo sano. Siamo immersi nel chiasso e nel caos, portandolo a nostra volta nel mondo. Senza silenzio abbiamo perso pure l’ascolto, la riflessione, lo spazio per pensare da soli, per conoscerci, per sentire, per entrare in contatto con la nostra interiorità, con quello che siamo senza infingimenti.
Nelle scuole e nelle nostre vite aumenta il brusio del mondo, la tensione e la dispersione. Cresce la confusione e l’impegno è una fatica. Divertirsi, fare in fretta, chiacchierare diventano il modo di vivere, inautentico.
Penso che educare i bambini al silenzio sia una priorità assoluta. Non un silenzio imposto, autoritario, subìto, ma un silenzio positivo come scelta, come conquista che permetta una risonanza emotiva e cognitiva del mondo, una opzione di serenità per il proprio ed altrui benessere, per sentire la pioggia che cade.
Servono esercizi di silenzio che sono prove di meraviglia per ammirare il fuori e portarlo dentro. Compiti di stupore e di ammirazione che rallentano i movimenti ed il respiro. Che conciliano l’io con l’altro. Pratiche di suono, di sussurri, di movimenti lenti, di natura persentire la musica del vento e la poesia della foglia d’autunno. Per restare seduti a guardare il mare e gli occhi di chi mi è accanto.
I maestri da soli non ce la fanno. Abbassiamo la voce.
Nel brano che segue Orso in piedi, capo della tribù dei Dakota, racconta come venivano educati i loro bambini al silenzio. Eh, sì… loro erano i selvaggi.
L’educazione al silenzio
L’educazione al silenzio, a tacere, iniziava molto presto.
Insegnavamo ai nostri bambini a sedere in silenzio e a gioire di questo.
Noi insegnavamo loro a utilizzare i sensi, a percepire i diversi odori, a guardare quando in apparenza non c’era nulla da vedere e ad ascoltare con attenzione, quando tutto appariva totalmente tranquillo.
Se un bambino non sa sedere in silenzio, ciò indica che è rimasto indietro nel suo sviluppo.
Un comportamento esagerato, appariscente, noi lo respingevamo come falso e un uomo che parlava senza pause era considerato maleducato e distratto.
Un discorso non veniva mai iniziato precipitosamente né condotto frettolosamente. Nessuno poneva affrettatamente una domanda, fosse stata anche molto importante e nessuno era costretto a una risposta.
Il vero modo cortese di iniziare un discorso era un momento di silenziosa riflessione insieme, e anche durante i discorsi facevamo attenzione a ogni pausa, durante la quale l’interlocutore rifletteva.
Per i Dakota il silenzio era eloquente. Nella disgrazia, nel dolore, quando la malattia e la morte offuscavano la nostra vita, il silenzio era un segno di stima e di rispetto. Altrettanto quando ci colpiva l’incantesimo di qualcosa di grande e degno di ammirazione.
Per i Dakota il silenzio era una forza ben più grande della parola
Orso in piedi


* Maestra di una scuola primaria pubblica, vive a San Michele Salentino (Brindisi). Altri suoi articoli sono qui.

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