Feliz cumpleaños, Sophia. La Loren festeggia in Messico ottant’anni e cento vite
È ospite del milionario Carlos Slim e acclamata da una mostra al Museo Soumaya. Le dedicano un ciclo di film alla Cineteca Nazionale e una cena di gala con star internazionali che attraversano il red carpet. E c'è pure un concerto nel Teatro de la Ciudad diretto dal figlio Carlo Ponti jr. Sophia Loren incanta il Messico
A contare tutti i film che ha girato, i documentari e le apparizioni, con il vero nome di Sofia Scicolone, poi Sofia Lazzaro, poi Sophia Loren, si supera la quota cento. Ha più film che anni a renderle immortale il sorriso, gli occhi da gatto, le gambe lunghissime.
Entra sul palco della conferenza stampa per l’anteprima ai giornalisti della mostra Sophia Loren. Ayer, hoy y mañana e si ferma sulla soglia, abbagliata dai flash e dall’emozione. Si porta la mano sul naso e cerca il braccetto di Carlos Slim, anfitrione della manifestazione, per continuare ad avanzare insieme fino al trono rosso su cui siedono regalmente. Al loro fianco due sedie bianche, per Carlo Ponti jr. (primogenito dell’attrice) e Rafael Tovar de Teresa (diplomatico messicano, già ambasciatore del Messico in Italia).
I giornalisti cercano subito il gossip, dopo l’accorato ringraziamento di Sophia a questo altro Carlo (che in effetti nel fisico a volte ricorda un poco Carlo Ponti senior), a cui dedica parole di stima e encomio: “Ha saputo riunire sotto lo stesso tetto di questo meraviglioso museo, ottant’anni della mia vita, credetemi, vedere tutto questo è stato enormemente emozionante”. Ma il gossip, almeno sotto i riflettori, non c’è. Anche se a molti sarebbe piaciuto pensare che, anche tra milionari, l’amore non ha l’età.
Entra sul palco della conferenza stampa per l’anteprima ai giornalisti della mostra Sophia Loren. Ayer, hoy y mañana e si ferma sulla soglia, abbagliata dai flash e dall’emozione. Si porta la mano sul naso e cerca il braccetto di Carlos Slim, anfitrione della manifestazione, per continuare ad avanzare insieme fino al trono rosso su cui siedono regalmente. Al loro fianco due sedie bianche, per Carlo Ponti jr. (primogenito dell’attrice) e Rafael Tovar de Teresa (diplomatico messicano, già ambasciatore del Messico in Italia).
I giornalisti cercano subito il gossip, dopo l’accorato ringraziamento di Sophia a questo altro Carlo (che in effetti nel fisico a volte ricorda un poco Carlo Ponti senior), a cui dedica parole di stima e encomio: “Ha saputo riunire sotto lo stesso tetto di questo meraviglioso museo, ottant’anni della mia vita, credetemi, vedere tutto questo è stato enormemente emozionante”. Ma il gossip, almeno sotto i riflettori, non c’è. Anche se a molti sarebbe piaciuto pensare che, anche tra milionari, l’amore non ha l’età.
Non capita in effetti tutti i giorni che l’uomo più ricco del mondo (secondo la classifica di Forbes dal 2009 al 2014, il suo impero avrebbe surclassato quello di Bill Gates) ti regali un compleanno da capogiro. Non capita tutti i giorni di poter godere di un affetto così planetario. Non capita tutti i giorni di compiere ottant’anni. Sophia li racconta così: “Non mi sono mai fermata e non mi fermo nemmeno adesso. Questa per me non è una celebrazione ma una festa. Non sempre ho avuto vita facile e gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza sono stati poveri e duri ma oggi sono qua e posso dire che la mia è stata ed è una vita meravigliosa”. Cosa può dire ai giovani e alle giovani? “Di non perdere mai la speranza, la fede, la volontà e la forza. Se ci sono riuscita io, anche in tempi di crisi, ce la potete fare pure voi”.
Il ruolo dell’italiana che, dopo una guerra mondiale, insegue il sogno americano, è quello che più le è rimasto addosso. L’umanità e la simpatia che ha messo nelle sue dichiarazioni pubbliche, nella campagne per beneficenza e nella sua ultima autobiografia, hanno fatto sì che il grande pubblico le perdonasse qualche scandalo antico e ormai superfluo, nonché le gravi accuse di frodi fiscali.
Il ruolo dell’italiana che, dopo una guerra mondiale, insegue il sogno americano, è quello che più le è rimasto addosso. L’umanità e la simpatia che ha messo nelle sue dichiarazioni pubbliche, nella campagne per beneficenza e nella sua ultima autobiografia, hanno fatto sì che il grande pubblico le perdonasse qualche scandalo antico e ormai superfluo, nonché le gravi accuse di frodi fiscali.
Quando una giornalista le dice, “parliamo di bellezza, signora Loren: come mai un’icona come lei porta due paia di occhiali, sul naso e sulla testa, anche nelle sue uscite pubbliche come oggi?”, lei risponde: “Che domande? Perché se no, non ci vedo!”. “Cosa pensa della chirurgia plastica?”, “Non voglio diventare la maschera di me stessa, la vecchiaia bisogna saperla portare”. “Qual è stato per la sua vita il film più importante?”, “‘L’oro di Napoli’: lì ho capito che ce la potevo fare”. “L’attore a cui è rimasta più legata?”, “Marcello”.
Ha vinto due Oscar, uno per la carriera e un altro per la Ciociara (prima attrice non americana a vincere la statuetta); riceve anche una nomination per Matrimonio all’italiana, entrambi di Vittorio De Sica, che chiama ancora affettuosamente “il Maestro”: “Ero uno strumento nelle sue mani”.
Ha vinto due Oscar, uno per la carriera e un altro per la Ciociara (prima attrice non americana a vincere la statuetta); riceve anche una nomination per Matrimonio all’italiana, entrambi di Vittorio De Sica, che chiama ancora affettuosamente “il Maestro”: “Ero uno strumento nelle sue mani”.
Esposti al museo Soumaya anche un Golden Globe, un Leone d’oro, una Coppa Volpi, una Palma d’oro di Cannes, un BAFTA, alcuni David di Donatello, due Nastri d’argento, infinite targhe e riconoscimenti da tutto il mondo e in tutte le lingue. La lista dei nomi dei grandi registi e degli attori che l’hanno accompagnata (e che raccontano un’altra Hollywood, un’altra Roma, un altro mondo) che emerge da ritagli di giornali, copertine, foto, poster, spezzoni di film è immensa, per dimensione e importanza (Lattuada, Rosi, De Sica, Scola, Soldati, Comencini, Monicelli, Risi, Curtiz, Mann, Cayatte, Lumet, Cukor, Altman, Wertmüller, Sellers, Totò, Clark Gable, John Wayne, Paul Newman, Marlon Brando, Charlie Chaplin, Charlton Heston, Gregory Peck, Richard Burton, Jack Lemmon, Walter Matthau).
L’esposizione colpisce per la cura dei dettagli, la selezione dei reperti, gli abiti di scena, i vestiti firmati dai grandi stilisti, i gioielli disegnati da lei stessa, i copioni sottolineati duranti lo studio, gli schermi che riproducono le scene e le colonne sonore dei film più famosi. E un omaggio della collezione Slim a Napoli (provincia natale dell’amica): una tela di Juan Ruiz del 1732, comprata da Sotheby’s New York nel 2004, che mostra la costa dalla riviera di Posillipo fino al Vesuvio. S’incontrano anche alcuni suoi ritratti che appartengono alla collezione Ponti-Loren, che comprende oltre 150 opere, tra cui lavori di Matisse, Cézanne, Picasso, Braque, Dalí, Canaletto, Renoir, de Chirico, Balla, Magritte, Kokoschka e numerosi reperti archeologici secondo il catalogo Sophia di Gremese Editore (nel 2007 due quadri di Francis Bacon appartenenti alla collezione vengono venduti, uno dall’Acquavella Galleries di New York per più di 15 milioni di dollari e l’altro all’asta di Christie’s Londra per 14 milioni e 200 mila euro).
“Non datevi la pena di contare le candeline, Sophia è ancora così bella da non dovere nascondere che sono ventinove”, dichiarava il cronista nel 1963, commentando il filmato che la ritrae accanto al giovane Mastroianni e a Vittorio De Sica sul set di Ieri, oggi, domani (vincitore di un altro premio Oscar, al migliore film straniero, nel 1965). Si può dire lo stesso poco più di mezzo secolo dopo: Sophia non le nasconde, anzi, ne va fiera e forse proprio per questo il fascino dell’ultima regina è ancora intatto.
testo e foto di Mercedes Auteri
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