di Giacomo Lepri*
Si parla sempre più spesso, in Italia e non solo, di giovani agricoltori e di “ritorno alla terra”. E non sembrerebbe una moda passeggera, anche se c'è una porzione di fascinazione molto alta che non si traduce in praticità. Lo sa bene chi lavora in un’azienda agricola e riceve numerosi curriculum e richieste di impiego. Emerge in modo netto dal dossier “Lavorare e vivere green in Italia” (Coldiretti) che mostra come due italiani su tre sognano di partecipare alla vendemmia e alla raccolta della frutta.
Cosa può fare però oggi, a Roma e nel Lazio, un giovane che vuole avvicinarsi al settore agricolo, perché in cerca di un impiego stagionale, o per intraprendere un’esperienza imprenditoriale o semplicemente perché vuole emanciparsi da una condizione lavorativa scomoda? È la domanda che in tanti ci siamo fatti, alla quale in numero crescente le nuove generazioni cercano risposta. I quesiti fondamentali, in realtà, sono due: dove trovare il maggior numero di informazioni per l'avvio di un'attività agricola e, soprattutto, di quale agricoltura abbiamo bisogno?
Chi ha già le idee chiare (o le risorse per immaginarsi agricoltore), può cominciare dagliistituti agrari, che nel 2015 hanno registrato un aumento del 12 per cento del numero di iscrizioni con indirizzi legati all’ambiente, all’alimentazione e al turismo. Per chi vuole approfondire c’è poi la formazione avanzata degli Istituti Tecnici Superiori, come l'Itsa di Viterbo e l'Its Bio Campus di Latina. Si può proseguire poi con le università, pubbliche e private. Ci sono poi i tanti enti di formazione per le start-up o per l'approfondimento di specifici settori. Per l'impresa il Bic Lazio, la Cia con i suoi corsi per diventare Imprenditore Agricolo Professionale (Iap), l'Aisfor o Ass.For.Seo. Per il settore del biologico e del sociale esistono il CeFab, struttura di Aiab, o il For.agri. Infine ci sono i corsi professionalizzanti, come quelli gratuiti della Provincia o della Camera di Commercio (Irfi).
Le possibilità sono molte e, proprio per questo, chi si trova all’inizio del percorso potrebbe sentirsi disorientato. Un modo per trovare la propria bussola è iniziare a lavorare come bracciante in un’azienda, per capire cosa interessa dell'agricoltura e come si vuole lavorare. Per questo esistono siti come terrinitalia.it o lavoro.coldiretti.it, che connettono domanda e offerta. Se invece si vuol fare da soli, un’altra possibilità è andare in giro per le aziende laziali, curriculum e buona volontà alla mano.
Prima di decidere quale di queste tante strade imboccare, si può optare per una infarinatura generale con i seminari gratuiti organizzati da noi di Co.r.ag.gio., cooperativa agricola di nuova costituzione, responsabile di una terra pubblica, Borghetto San Carlo. La cooperativa ha cercato di rispondere all'esigenza di formazione, condividendo competenze acquisite e raccogliendo diversi stimoli a proseguire nella ricerca. Si tratta della terza edizione dei seminari gratuiti “Coltiva il tuo Futuro”, con il sottotitolo “Dalle terre pubbliche al lavoro agricolo”, sostenuti dall’Istituto nazionale di Economia agraria e dal progetto Rete rurale 2014-2020. Il percorso formativo si articola in quattro giornate, ognuna delle quali si svolgerà in una realtà agricola nata e sviluppatasi su terre pubbliche.
Si cercherà di offrire una panoramica generale, indagando su argomenti come: l’avvio di una start-up agricola, dagli aspetti burocratici a quelli pratici; i nodi di natura economica e il contesto sociale in cui deve operare un’azienda efficiente; i modelli e le forme di agricoltura possibili, tra esigenze lavorative ed equilibrio territoriale; le sfide dell’agricoltura moderna e le distorsioni prodotte dall’economia illegale. Per informazioni dettagliate e iscrizioni, si può consultare il sito dedicato www.coltivailtuofuturo.com. Sono previste visite nelle aziende agricole, incontri con operatori del settore e degustazioni dei loro prodotti. Tutto ciò per avvicinarsi all’agricoltura, non solo attraverso lezioni frontali: teoria e pratica devono andare a braccetto per soddisfare le esigenze di un settore che oramai non si esaurisce nella semplice produzione di un bene primario, il cibo, ma diventa servizio, benessere per tutti, in una parola, welfare. E proprio perché convinti dell’efficacia dell’esperienza garantiremo ad alcuni partecipanti selezionati degli stage retribuiti in aziende romane.
Ma veniamo alla seconda domanda: di quale agricoltura abbiamo bisogno? Oggi il 7,2 per cento dei titolari di impresa ha meno di 35 anni, e di questi circa il 70 per cento opera inattività multifunzionali (stando ai dati Coldiretti): agriturismo, fattorie didattiche, vendita diretta e trasformazione, attività ludiche e turismo verde. L'agricoltura, come tutto il resto, muta a seconda dei tempi, e oggi come non mai diviene, dove sana, lavoro di grande responsabilità in un momento di forte crisi ambientale, nella necessità di difendere beni insostituibili come i suoli, l'aria, l'acqua.
Le battaglie che hanno portato la nostra cooperativa ad accedere a un fondo pubblico, e come la nostra tutte le altre che nel Lazio hanno beneficiato dei primi circa 400 ettari di terreni in affitto per giovani agricoltori, originano dalla consapevolezza che oggi l'agricoltura deve rispondere al bisogno di socialità, di qualità della vita e di fruibilità, specie in città pensate come strozzate tra le spire del cemento in espansione e chiuse nella frenesia tipicamente metropolitana.
Come l'agricoltura può diventare oggi propulsore per un nuovo welfare? La risposta sta già nell'idea di welfare, in quelle misure e applicazioni pensate per l'uguaglianza e l'equità delle condizioni in una comunità. Misure come l'assistenza sanitaria, la pubblica istruzione, il sostegno al lavoro e gli ammortizzatori sociali, la previdenza sociale e la difesa degli ambienti naturali condivisi. Le troppe terre pubbliche abbandonate o sottoutilizzate, beni comuni da redistribuire, in attesa di una nuova Riforma agraria (nel contesto romano il prezzo all'ettaro è cinque volte maggiore della media europea), possono essere il primoteatro per progetti socio-produttivi, in grado di produrre derrate alimentari con il lavoro agricolo, riducendo così l'elevatissimo quantitativo di beni importati nella nostra regione ed in particolare a Roma. Queste terre però potranno e dovranno anche disporsi come nuove piazze verdi, offrendo fruibilità, divulgazione ambientale, presidi di biodiversità e tutela del paesaggio agricolo nostrano.
Tutto ciò potrebbe abbassare la soglia di disoccupazione, garantire ambiente più sani e vivibili, istruire le nuovissime generazioni al rispetto dell'ecologia, sostenere ogni classe svantaggiata, dai migranti alle persone con disabilità con progetti inclusivi in spazi verdi riconquistati alla fruizione. Questa è l'agricoltura che vorremmo, questo un pezzo di futuro del welfare che auspichiamo.
* socio della Cooperativa Agricola Coraggio di Roma |
mercoledì 25 febbraio 2015
la pratica della decrescita comincia dall'agricoltura
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento