GUERRE
Guerra al terrore, la grande illusione
«La verità è che il rischio per un americano di essere ucciso da un terrorista è quasi pari allo zero, per la precisione è stato stimato in 1 a 20 milioni». A pronunciare questa frase, che oggi il mainstream definirebbe blasfema, è John Chuckman, già responsabile del settore economico per una compagnia petrolifera canadese e autore del libro “The Decline of the American Empire and the Rise of China as a Global Power” (Magpie Books).
di Redazione - 27 Febbraio 2015
Quella di Chuckman per Countercurrents è un’analisi che ad alcuni potrà anche sembrare irritante o “blasfema” in questo momento storico, ma che va seguita fino al nocciolo, perché riflettere criticamente non può fare che bene.
«Nel 2001, prima dell’11 settembre, la polizia americana aveva ucciso almeno il doppio dei cittadini che sono morti in quella tragedia – spiega Chuckman – ogni anno qualcosa come 30-40mila americani muoiono in automobile; 15mila americani sono assassinati, erano 25mila fino a pochi anni fa. Ogni anno circa 100mila americani muoiono a causa di errori medici e 40mila commettono suicidio. Considerando le cifre minime per un intervallo di 14 anni, si può dire che 420mila persone sono state uccise da qualcuno che aveva parcheggiato in garage, 210mila persone sono state uccise per mano di ragazzini, 1milione e 400mila persone sono state uccise dal proprio medico di fiducia e 560mila hanno deciso di dire basta per una ragione o per l’altra. Considerando solo queste ultime cifre, si ottiene un totale ci circa 2 milioni e 600mila persone, circa 867 volte il numero di americani morti nei fatti dell’11 settembre».
«Quindi – si chiede ancora più provocatoriamente Chuckman – perché dobbiamo spendere miliardi di dollari per combattere il terrorismo, pericolo pressochè insignificante per noi? Spendiamo da 1 a 5 triliardi di dollari e non è nemmeno una cifra accurata, poiché c’è tanto che viene tenuto nascosto. Anche considerando tutto il considerabile, la guerra al terrore è la più grande distorsione di risorse di tutta la storia dell’umanità. Forse, dunque, ci sono altre ragioni per le quali si conduce questa guerra al terrore, ragioni che non vengono presentate sui giornali o in televisione, ragioni che rendono accettabile questo colossale ammontare di risorse usato per combattere un rischio così insignificante. A meno che i leader americani non siano semplicemente lunatici, io credo che ragioni “altre” ci siano».
La maggior parte della gente ormai è consapevole del fato che la cosiddetta guerra alla droga si è rivelata un clamoroso flop, con un gran dispendio di risorse e nessun risultato se non una riduzione delle libertà personali, la costruzione di nuove prigioni e più lavoro per le forze dell’ordine. Ma ogni anno la guerra al terrore costa molto di più rispetto alla guerra alla droga. E a ciò si accompagna una riduzione delle libertà e dei diritti, la libera azione di forze anti-democratiche, l’aumento della forza militare e della segretezza degli atti dei governi. Penso ci siano solo un paio di spiegazioni per questo spreco di risorse che altrimenti impiegate avrebbero reso il mondo un posto migliore. Sono utili al mantenimento di quello che viene chiamato effetto “crime in the news”, la propaganda onnipresente che manipola le menti e crea suggestioni. E’ stato dimostrato che riportare ogni giorno insistentemente notizie di crimini violenti induce apprensione e paura nella gente per le cose di ogni giorno, persone che cederanno più volentieri pezzi delle loro libertà in nome di una fantomatica sicurezza il cui bisogno è stato loro indotto. Non mi piace l’espressione “Nuovo Ordine Mondiale”, ma esprime bene per cosa sta incessantemente lavorando l’establishment americano. A scapito di diritti e libertà».
«Questo mostro- prosegue Chuckman – è strumentale alle ambizioni all’estero: distrugge democrazie ovunque venga innalzata una barriera contro gli interessi dell’establishment americani, come in Ucraina e in Egitto e come si è tentato in Venezuela. Ma distrugge anche istituzioni antiche che hanno prodotto società avanzate, come in Siria, in Iraq e in Libia. Paesi che oggi sono distrutti e che pur hanno vissuto millenni di prosperità, oggi contano migliaia di morti, di rifugiati e di feriti, la distruzione di infrastrutture, popolazioni nel caos. E’ stata creata una guerra civile in Ucraina che ha impoverito ulteriormente quella nazionale, tutto per avere un temporaneo vantaggio psicologico nei confronti della Russia. Il mostro serve anche per intimidire la stessa popolazione americana e il Pentagono è pronto ad applicare la legge marziale se lo riterrà necessario. Oggi l’atteggiamento dell’American è come quello di un bullo per strada che non ti lascia passare fino a che non gli hai chiesto cosa vuole. Un bullo che non presta attenzione alle organizzazioni e agli accordi internazionali e che si crede al di sopra delle regole. E io temo che questo sia solo un assaggio di ciò che verrà, perché “il potere corrompe e il potere assoluto corrompe in modo assoluto”. Ciò che può contrastare questa crescente tirannia internazionale sarà la crescita di nazioni come la Russia, la Cina, l’India e il Brasile. Vorrei poter aggiungere anche l’Europa alla lista, ma appare sempre più supina e senza voce di fronte agli Usa e al Canada».
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