A Ripatransone, piccolo comune di 4.384 abitanti della provincia di Ascoli Piceno nella regione Marche, è prevista una nuova attività di perforazione per sondare la presenza di gas metano nel sottosuolo.
L’area ha già vissuto in passato situazione del genere. Intanto si parte con la comunicazione di avvio della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale.
Tutto ciò accade proprio a pochi giorni dagli ultimi disastri climatici che hanno colpito la regione in questi giorni. Fatti che hanno dimostrato l’incapacità dell’amministrazione regionale di gestire situazioni drammatiche, e l’inettitudine del potere politico locale in quanto a prevenzione e tutela del territorio.
Va ricordato inoltre che la regione Marche ha una legge urbanistica del 1992(L.R. n.34/1992 del 5 agosto) e un Piano paesistico approvato nel novembre del 1989, quindi non conforme al Codice dei beni culturali e del paesaggio del 2004.
Detto questo è d’obbligo sottolineare che il PRG di Ripatransone riguardo alla disciplina delle zone agricole, permette “opere e interventi a carattere temporaneo connessi alla ricerca di idrocarburi” (Art. 7.1 – m3), anzi sono esclusivamente consentiti negli ambiti comunali a tutela integrale dove appunto ricade l’area prevista per la localizzazione della torre di perforazione. Gli stessi ambiti che vengono riconosciuti dal Piano comunale – in relazione a quanto sostiene il PPAR delle Marche del 1989 – come “aree di rilevante interesse paesaggistico”.
Ma veniamo ai fatti, dalla sintesi non tecnica presentata dalla stessa impresa proprietaria della concessione si legge che “l’obiettivo del progetto di ricerca è individuare giacimenti di idrocarburi, principalmente gas naturale, situati in trappole a profondità media ed ed elevata, stimabile tra i 2000 ed i 5000 m.”
Ma veniamo ai fatti, dalla sintesi non tecnica presentata dalla stessa impresa proprietaria della concessione si legge che “l’obiettivo del progetto di ricerca è individuare giacimenti di idrocarburi, principalmente gas naturale, situati in trappole a profondità media ed ed elevata, stimabile tra i 2000 ed i 5000 m.”
Tale vicenda altro non è che uno dei primi risultati diretti del nuovo D.L. 12 settembre 2014 n.133, il cosiddetto“Sblocca Italia” tanto voluto dal nostro caro premier.
Sempre nella sintesi non tecnica riguardo al permesso di pozzo esplorativo nominato Santa Maria Goretti, viene ripetuto più e più volte che l’operazione sarà a bassissimo impatto ambientale, che tutto andrà bene e che niente si vedrà né di giorno né di notte. Il silenzio dei lavori sarà massimo e se il giacimento non ci sarà o non sarà economicamente vantaggioso per la “Apennine energy spa” tutto verrà rimesso a posto. Eppure è chiaro a tutti che gli impatti sull’ambiente circostante e sulla popolazione locale ci saranno e si vedranno.
L’area, che attualmente è adibita ad uso agricolo, ospiterà un cantiere di circa 15.000 mq. I lavori prevederanno sbancamenti, opere in cemento armato, vasconi di terra, un’area per la fiaccola, recinzioni, strutture logistiche mobili, impianti e nuove strade.
Per le attività di perforazione sono previsti circa 60 giorni e durante questo periodo verranno prodotti numerosi rifiuti specifici che saranno mantenuti nell’area prima di essere smaltiti, con un forte di rischio di inquinamento del suolo e della falda acquifera. Inoltre nelle fasi di allestimento della postazione, ci saranno emissioni dovute alla combustione dei motori e dei generatori utilizzati, e alla presenza di polveri associate alle operazioni di movimento terra.
E’ previsto un consistente aumento del traffico, e un sensibile consumo di materie prime tra cui il suolo, ci saranno nuove emissioni in atmosfera e acustiche e produzione di rifiuti.
Sono previsti almeno 300 accessi totali di mezzi pesanti all’area di cantiere, che produrranno polvere, gas di scarico e rumore. Il traffico medio complessivo sarà di 20 mezzi al giorno. Il trasporto dell’impianto e di tutte le attrezzature necessarie al cantiere richiederà 100 accessi di mezzi pesanti localizzati nell’arco di 15 giorni.
Il montaggio dell’impianto produrrà rumore di cantierizzazione e movimentazione dei mezzi, con la presenza delle gru, ed in seguito della torre di perforazione, che è in sostanza una gru fissa, si altererà il paesaggio per la visibilità delle parti alte dell’impianto stesso.
Le emissioni dei generatori diesel saranno continue nel periodo di perforazione, e le attività di perforazione comporteranno la produzione di una certa quantità di rifiuti, solidi, liquidi, oli, ecc. La prova di produzione potrà prevedere la combustione in fiaccola del metano erogato, con conseguente produzione di emissioni di combustione e rumore di fiamma.
Infine la fase di smantellamento del cantiere consiste nell’utilizzo di ulteriori 150 mezzi di trasporto, e la gabbionata di protezione della testa di pozzo resta come modifica del paesaggio assimilabile a permanente.
E’ lecito chiedersi a chi servirà tutto questo: alla popolazione di Ripatransone? All’economia minuta del luogo? Al rafforzamento dell’identità di quella comunità (proprio in vista di Expo2015)? Oppure sarà solo ed esclusivamente un altro guadagno per le lobby energetiche di questo paese, e per il PD regionale e nazionale?
Ecco il link al sito del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, dove c’è la Documentazione della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) avviata in data 14/01/2015.
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