I Verdi liguri esprimono profonda contrarietà riguardo all'ipotesi di
un'attività estrattiva di Titanio sul monte Tarinè, all'interno del
Parco regionale del Beigua.L'estrazione ha una bassa resa in quanto
occorre estrarre 100.000 Kg di roccia per ricavarne solo 100 Kg di Titanio.
E' evidente quindi che l'attività estrattiva comporterebbe un danno
irreversibile al saggio e alla bellezza del parco del Beigua.
Le considerazioni relative all'apertura dell'impianto suggeriscono
una valutazione totalmente negativa degli impatti ambientali a breve e
lungo termine sulla zona interessata. Come è noto, infatti, la
concentrazione di diossido di titanio all'interno delle rocce incassanti
è estremamente bassa e per ottenere quantità significative di minerale
occorre cavare e processare enormi quantità di roccia.
Ciò avrebbe, come prima conseguenza, un grave impatto sul paesaggio
con la irrimediabile compromissione di un luogo tra i più importanti del
nostro entroterra dal punto di vista paesistico e della ricchezza di
biodiversità.
Come è noto, inoltre, le rocce titanifere contengono amianto e la
loro estrazione e, soprattutto, la lavorazione delle stesse libererebbe
enormi quantità di polveri con conseguenze facilmente immaginabili per
l'ambiente e la salute dell'uomo.
Non meno preoccupante appare poi il problema legato alla grande
quantità d'acqua della quale impianti del genere necessitano e che
potrebbe portare al rapido esaurimento delle risorse idriche della zona
e all'inquinamento dei corsi d'acqua del versante padano con gravi
conseguenze per il bacino idrografico del torrente Orba, con
ripercussioni anche per il vicino Piemonte.
Questa situazione ricorda in maniera preoccupante quanto accaduto
in passato in Valbormida con il caso ACNA.Se a tutto ciò aggiungiamo i
problemi legati alle necessarie modifiche alla viabilità, all'aumento
esponenziale del traffico sulle strade e alla creazione delle
infrastrutture necessarie, ci rimane un desolante quadro di devastazione
in un territorio fragile e bellissimo che [1]oggi vive praticamente in
maniera esclusiva sul turismo, sulla selvicoltura, sui prodotti del
bosco quali i rinomati funghi della valle.
Abbiamo avuto numerosi casi analoghi, in passato, in cui la
ricchezza per pochi, mascherata con il “benessere” per le popolazioni
locali ha portato ad una irrimediabile compromissione ambientale con
ferite impossibili a rimarginarsi lasciando sul territorio solo le
briciole di una ricchezza promessa attraverso “occupazione e sviluppo”.
Ricordiamo tutti il caso della multinazionale australiana che ha
estratto oro in Sardegna lasciando in eredità un pesante inquinamento da
cianuro e nessun beneficio per la popolazione.
Per tutti questi motivi riteniamo che la Regione Liguria abbia
sbagliato sia da un punto di vista politico sia, soprattutto, legale ad
avviare la procedura di valutazione di impatto ambientale (VIA) in
merito alla richiesta di effettuare nuove prospezioni all'interno
dell'area del Tarinè.
La legge regionale vieta infatti in maniera assoluta il prelievo di
minerali dall'area parco e non si capisce, quindi, a quale fine la ditta
che ha richiesto l'autorizzazione possa effettuare i campionamenti.
Riteniamo che la domanda di VIA debba ritenersi irricevibile e
diffidiamo gli uffici competenti dal procedere in tal senso, respingendo
al mittente questo grave attacco al nostro territorio.
Simona Simonetti - candidata Lista Pastorino nella provincia di Genova.
Mauro Brunetti - portavoce verdi Savona
Angelo Spanò - portavoce verdi Genova
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