martedì 26 maggio 2015

il criptico paesaggio paitiano

Il paesaggio sparito nel programma criptico della PaitaGIORGIO BERTONE
 
dal secoloxix di lunedi 25 maggio 2015

NEL PROGRAMMA di Raffaella Pai-ta la parola paesaggio compare una sola volta e quando si parla di parchi. Ma il paesaggio è ben altro.
Nel 2000, esattamente 15 anni fa, l'Ue firmava la Convenzione europea del paesaggio. Erano tempi in cui l'Europa credeva in se stessa. E il resto del mondo nell'Europa, visto che una quarantina di Stati avrebbero poi sottoscritto la Convenzione. Per capire l'essenza di quel documento impegnativo, ancor oggi importante per i progetti di Bruxelles, occorre sgombrare la mente dagli stereotipi, eliminare panorami, scorci, foto, dépliant. La Convenzione punta a tre cose: l'identità delle popolazioni, il benessere, il bene comune. Tutte e tre considerate dal punto di vista ambientale, della qualità della vita e delle attività umane. Una moderna concezione giuridico-politica, non più solo estetica.
Siamo ora in tempo di elezioni per il destino della Liguria. E il paesaggio? Nelle 39 pagine del Programma ufficiale della Candidata vincente, almeno secondo gli aruspici sondaggisti (intitolato "Noi siamo la Liguria. Programma di governo della Regione e visione politica per i prossimi 20 anni"), la parola compare una sola volta: "Occorre dare ai parchi, accanto all'insostituibi-
le compito di tutela dell'ambiente, del paesaggio e dell'equilibrio idrogeologico, il ruolo di postazione avanzata di una nuova economia verde e di modelli dello sviluppo sostenibile, in particolare nell'entroterra" ecc. (p.l 9). Con grande enfasi iniziale sul fatto che "il governo della Liguria dei prossimi anni parte dal territorio e dai sindaci, i due fattori che fanno la Liguria".
Ora nelle 16 pagine del testo della Convenzione europea non si fa mai, dico mai, riferimento ai parchi. In perfetta coerenza, poiché i parchi sono una porzione delimitata del territorio, preziosa certo. Ma il paesaggio per definizione non è limitato e recintabile come una riserva indiana "verde". Vi appartiene infatti, per esempio, anche la città. Leggendo a fatica l'intero Programma, non è facile individuare effettive scelte paesistiche in senso moderno. Per esempio, mentre si parla chiaro a favore della Gronda, nulla si dice esplicitamente della già progettata Autostrada Albenga-Carca-re-Predosa (intercetterebbe la Voltri-Alessandria). La quale, con decine di alti viadotti e gallerie e strade di servizio, in totale ben più di un centinaio di chilometri, -a suo tempo prontamente
derubricata a "Bretella" dai proponenti per attutirne l'impatto-, aprirebbe una grande ferita nel territorio della provincia di Savona.
Sindaci e Comitati locali hanno già manifestato il loro dissenso, come possono. Mentre ora la Candidata vincente non si esprime, esponenti delle liste più o meno civiche della provincia di Imperia, che appoggiano la Candidata, alle tv locali esplicitamente dichiarano che nelle loro proposte primeggia l'Autostrada che dovrebbe prorompere da Albenga, voluta dall'attuale governatore insieme con quello piemontese di allora, Cota. Alcuni degli attuali proponenti locali sono gli stessissimi personaggi che, allora ferrei militanti della destra-destra, hanno promosso nel Ponente portic-cioloni e porticciolini (in sé necessari, s'intende) che ora appartengono alla sottocategoria del non-finito, del sempre incompiuto, del tristemente semiabbandonato, con bastioni di cemento armato desolatamente protesi nel mare in attesa del miracolo. Miracolo assai difficile anche nel Ventennio promesso, viste le cause giuridiche che hanno innescato nell'intera costa una non piccola tragedia sociale ed economica.
Motivazione per giustificare l'Autostrada? Favorire il turismo giornaliero e pontista. Dunque il turismo mordi e fuggi, il turismo inteso non come ospitalità sempre più capace di rendere la terra abitabile per tutti, ma come alibi per costosissime e fallimentari "infrastrutture" (vedi Brescia-Bergamo-Milano).
Ignoranza? Avidità ansiosa nello scorgere la fine del filone aurifero un tempo tutto nelle loro mani? Patti inconfessabili anche a se stessi nella minicalabria ponentina? Non lo so. So che quella autostrada con i suoi piloni attraverserebbe anche una delle zone più belle e più frequentate dagli stranieri, in testa i tedeschi, ov-
vero il Finalese, non distante da quella perla che è Fi-nalborgo. A meno che, dentro il programma della Candidata, l'Autostrada non si celi nel "bisogno di assi di penetrazione dalle riviere al territorio retrostante, anche oltre regione" (p. 9). Penetrazione? E dove? Non ci è dato saperlo, il velocissimo messaggio è criptico. A questo punto non è più questione di autostrade, ma di linguaggio. E di sensibilità e compassione verso il povero elettore che conta solo per il suo smilzo voto. Il quale, dovrebbe e vorrebbe non astenersi dall' esprimerlo. Anche pietà politica l'è morta.
Si capisce che una campagna elettorale non è il campo del cristiano "sì sì, no no; il resto è del maligno". Tuttavia la speranza che la sorte porti un aiutino è l'ultima ad appassire. Per cosa? Per capire precisamente, nello specifico e in generale, che cosa intenda la Candidata per "Smart Region" (p.6). In inglese "region" significa "zona" ("lumbar region", "zona lombare"). E se intende o no eleggere i grigio-cadaverici piloni, comunque e a prescindere, quali Land-mark privilegiati, come sostengono i suoi di sicuro sempre vincenti alleati. Costi quello che costi per i liguri e per la Liguria intera e i suoi paesaggi essenziali dai Giardini Hanbury al Tino.

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