AMBIENTE & VELENI
Gas naturale: Davide batte Golia. A Bomba (Chieti) 880 anime fermano le trivelle americane
Maria Rita D'Orsogna
Fisico, docente universitario, attivista ambientale
E’ una storia di quelle che danno speranza e che ci fanno ancora credere che l’attivismo – intelligente, unito, informato, composto e persistente – porta a risultati meravigliosi.
Siamo a Bomba, Abruzzo, provincia di Chieti. Popolazione: 880 anime. Un paesino tranquillo, dove non succede mai niente. Ci sono gli ulivi, la Maiella, il fiume Sangro e il lago. I romani devono a Bomba parte della loro elettricità: negli anni cinquanta venne costruita una diga, le cui acque alimentano tuttora una centrale idroelettrica per gli usi della capitale d’Italia.
Vennero espropriati più di un milione e mezzo di chilometri quadrati. La diga venne completata nel 1962, con pure la morte di due persone a causa di incidenti. Assieme alla diga nacque il lago di Bomba, azzurro e circondato dal verde d’Abruzzo. Con il tempo, lungo il lago si sono sviluppate attività turistiche e ricreative. Un’oasi di pace.
E poi… nel 2009 arrivano quelli della Forest Oil Corporation di Denver, Colorado. Decidono che vogliono riprendere l’attività estrattiva portata avanti dall’Eni venti anni prima, quando avevano trivellato tre pozzi alla ricerca di gas, non avevano trovato nulla di appetibile e se ne erano andati.
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