In questa pagina, due foro dell'ex cavallerizza, spazio sociale di Torino
di Paolo Cacciari*
La decrescita – almeno nel suo significato più immediato e semplice di diminuzione del carico antropico sugli ecosistemi naturali – è orami entrata nell’uso comune (leggi anchePerché usare il termine «decrescita»). La rarefazione delle risorse naturali, da una parte, e la saturazione delle capacità rigenerative dei cicli vitali, dall’altra, impongono alla megamacchina termo-industriale in attività sul pianeta una drastica e rapida inversione di rotta. Fin qui tutti d’accordo. Ma come farlo?
La green economy non basta se i risparmi che si ottengono in termini di energie e di materiali impiegati nei cicli produttivi vengono spesi per consumare di più. È necessario allora cambiare anche stili di vita, comportamenti sociali, sistemi organizzativi, modelli culturali. Le scuole estive della decrescita da una decina d’anni si interrogano su come innescare processi di cambiamento. Quest’anno la scuola si svolgerà a Torino dal 6 al 12 settembre per iniziativa dell’associazione per la decrescita (www.decrescita.it) del social network Decrescita felice, del Movimento della Decrescita Felice e della Cattedra Unesco sulla sostenibilità istituita presso la facoltà di sociologia dell’Università di Torino.
Il tema scelto non potrebbe essere meno impegnativo: la decrescita in ambito urbano(un archivio da spulciare a proposito di città, ndr). Sappiamo bene quanto grande sia l’impronta ecologica di una città, quanto la vita cittadina sia dipendente da forniture alimentari, energetiche e di materiali vari provenienti da aree geografiche le più disparate. Per non parlare del lavoro umano che si concentra la suo interno. C’è chi pensa che rendere sostenibile una città sia un’impresa impossibile. A Torino (qui l'evento su facebook), invece, ci proveranno. Scienziati e sociologi, economisti ed urbanisti, tra cui Ugo Bardi, Dario Padovan, Mauro Bonaiuti, Carlo Modonesi, Raphael Rossi tenteranno di capire quali nuove forme di sussistenza resiliente siano possibili in ambito urbano.
Dalma Domeneghini, la curatrice della scuola, ci dice: “Ripensare la transizione, partendo dalle forme del vivere urbano, in una città come Torino, è una sfida complicata che richiede uno sforzo collettivo per ritrovare misura, ragionevolezza e un nuovo senso comune”. La scuola prevede anche visite guidate (in bicicletta) a luoghi significativi, tra cui la ex caserma Cavallerizza da qualche mese occupata (foto), e, per contro, le opere inutili delle Olimpiadi del 2006.
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* Paolo Cacciari è autore di articoli e saggi sulla decrescita e sui temi dei beni comuni. Il suo nuovo libro, Vie di fuga (Marotta&Cafiero) – un saggio splendido su crisi, beni comuni, lavoro e democrazia nella prospettiva della decrescita – è leggibile qui nella versione completa pdf (chiediamo un contributo di 1 euro). Questo articolo è stato inviato anche a Left.
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15 LETTURE PER ARRIVARE PREPARATI ALLA SCUOLA:
La decrescita mette in discussione non solo gli esiti, ma lo spirito stesso del capitalismo. Dieci proposte politiche per rompere l’incantesimo della crescita economica e l’ossessione per l’austerity
È il mondo di tutti, dicono le donne Veronika Bennholdt-Thomsen
Donne, politica della prospettiva di sussistenza, decrescita e cambiamento
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mercoledì 29 luglio 2015
scuola della decrescita
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