giovedì 18 settembre 2014

...E SE L'IDEA FUNZIONASSE?

La mia Silicon Valley in un paese abbandonato”. Francesco Facchinetti lancia la sua idea sul web

L’ex conduttore di “X-Factor” vuole comprare Consonno, città fantasma in provincia di Milano, per trasformarla in un luogo di ricerca per giovani talenti. Le grandi aziende del Paese sono state chiamate a partecipare, ma per ora l’appello è rimasto inascoltato
Consonno, in provincia di Milano

18/09/2014
Una “Silicon Valley” italiana nella città fantasma di Consonno, in provincia di Milano. È la pazza idea di Francesco Facchinetti, che chiama all’appello le più importanti aziende italiane per “dare una possibilità ai giovani, perché sono solo i giovani il futuro di questo Paese”.  

Prima figlio d’arte in cerca d’una dimensione propria, cantante da tormentone estivo, poi conduttore televisivo e radiofonico di successo. adesso anche imprenditore visionario: la carriera di Francesco Facchinetti continua a stupire. Dopo essere diventato famoso con “La canzone del capitano” ed aver sfondato come volto di “X-Factor”, il figlio di Roby (tastierista e voce storica dei Pooh), sogna di realizzare un progetto che cambi la storia dell’Italia contemporanea: uno spazio aperto ai migliori talenti del Paese, dove i ragazzi possano confrontarsi, ricercare, sperimentare e realizzare le proprie idee. La chiama la “città dei giovani”: un luogo per “dimostrare qua, in Italia, quello che valgono”, senza bisogno di emigrare e diventare altri “cervelli in fuga”.  

Per farlo, Facchinetti ha già individuato il luogo adatto. Consonno, è una frazione del comune di Olgiate, in provincia di Lecco, a circa trenta minuti di macchina da Milano. Da cinquant’anni, praticamente, non ci vive più nessuno: l’antico borgo venne distrutto nel 1962 per far spazio a un maxi centro commerciale e di divertimenti, che nei piani dell’industriale Mario Bagno avrebbe dovuto diventare uno dei principali punti d’attrazione della Brianza. Dopo l’attenzione iniziale, però, il progetto stentò a decollare, fino ad essere completamente abbandonato. Così Consonno si è trasformata in una vera e propria “città fantasma”, e negli ultimi giorni il complesso è stato messo in vendita. La valutazione è di 12 milioni di euro, ristrutturazione esclusa. “Ma forse possono bastarne otto-nove”, spiega Facchinetti. “Nulla è a caso: è proprio da lì che ripartiremo, è dalla città fantasma che i giovani italiani risorgeranno”. 

“Ovviamente – afferma – un progetto del genere non posso realizzarlo da solo. Ho bisogno di qualcuno che creda nei giovani, come me”. Per questo Facchinetti ha chiamato a raccolte i principali gruppi imprenditoriali del Paese: Ferrero, Barilla, Telecom, Emi, Fiat Group, Poste Italiane, Edison, Fininvest, Enel, Luxottica, Ferretti. E chiunque “ha capito che questo paese può rinascere solo se diamo una possibilità ai nostri ragazzi”. L’idea è quella di stendere un progetto credibile e andare dalle istituzioni per avere rassicurazioni sulla fattibilità e sui tempi burocratici. “Poi azioneremo il resto”: una raccolta fondi, aperta a piccoli e grandi forze del Paese, per finanziare il progetto.  

L’idea, promossa su Facebook, ha subito raccolto grande curiosità ed attenzione, non solo fra i fan di Facchinetti. Fin qui, però, l’appello lanciato sui social network è rimasto inascoltato: “Ho atteso sabato e domenica, davanti al telefono, sperando che una delle grandi aziende che ho citato nello scorso post mi chiamasse. Non è successo. È come se i giovani non esistessero per chi muove i fili in questo paese. È come se fossero dei fantasmi, esattamente come Consonno”, ha raccontato sulla sua pagina personale. A questo silenzio, però, ha risposto l’entusiasmo della comunità del web: “Centinaia di privati, di gente normale, di ragazzi, di famiglie, mi hanno contattato offrendo i loro soldi, tempo, forza e pensiero”. Per questo Facchinetti non si arrende. “Partiremo da qui, spero che qualcuno ci seguirà”. Presto il progetto sarà pronto e verrà presentato ufficialmente: “Facciamo in modo – conclude Facchinetti – che questo non sia uno dei tanti sogni che restano incastrati in un cassetto”.  

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