Non si caricano gli operai, non si strumentalizza la piazza
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Parto da un semplice presupposto: tutte le piazze si rispettano. Tutti i luoghi dove ci sia confronto politico, libera manifestazione delle proprie idee, discussione, dibattito. Sono spazi di democrazia, di libertà, di difesa delle proprie opinioni, di certezza dei propri valori e delle proprie convinzioni politiche e culturali. Tutti i luoghi, nessuno escluso, e di qualsiasi piazza si parli. Oggi sono stati caricati gli operai della AST di Terni, e questa cosa non va bene. Non si caricano gli operai, con loro si discute, ci si confronta, anche aspramente, anche alzando i toni, ma non si caricano gli operai.
Il valore delle piazze, il valore dei luoghi dove ci si incontra per discutere è fondamentale, senza però mai dimenticare che soltanto con il confronto si raggiunge una sintesi, e di esempi ne abbiamo, penso alla recente esperienza dell'Electrolux dove il tavolo con il ministero dello sviluppo economico ha portato ad una collaborazione tra le parti e sono stati raggiunti degli ottimi risultati, salvando 1200 operai a rischio licenziamento.
È importante la piazza romana di sabato 25 ottobre, manifestare un disagio o un dissenso anche in maniera imponente è il senso della nostra democrazia; come è importante la Leopolda con la spinta propulsiva del suo laboratorio di idee, allo stesso modo è importante la protesta degli operai della AST di Terni oggi a Roma. Idee e manifestazioni con un filo conduttore, quello della ricerca di una identità politica comune, ma profondamente differenti nei contenuti e nelle rivendicazioni, e allora viene da chiedersi che senso abbia contrapporle, strumentalizzarle, stravolgerle per dare contro a qualcosa o a qualcuno. Non solo se ne perde il contenuto, che di per se è già grave, ma si manca di rispetto a chi si è speso perché le proprie idee, qualunque esse fossero, venissero ascoltate.
Lo scontro può venire sui temi e non deve mai sfociare in violenza. Perché l'interesse di tutte le parti è mantenere i posti di lavoro in Italia, non di certo alzare il tono degli scontri. Il meccanismo delle colpe, del cercare un nemico, della polarizzazione ha da sempre e sistematicamente bloccato qualsiasi processo di crescita delle parti. Non ha senso non ascoltare la piazza di sabato, come non ha senso richiamare "poteri forti", come non ha senso demonizzare la Leopolda. Cerchiamo soluzioni, sfrontatamente. Ma sempre con primo obiettivo il soggetto in difficoltà, magari rinunciando ad un piccolo pezzo di appartenenza, di barricata, di visibilità: evanescenze del momento, facili, a fronte di problemi concreti e complessi da risolvere.
In queste ore leggo correlazioni da brividi e facili strumentalizzazioni, il confronto è aperto ma guai a perdere di vista l'obiettivo. Mettere sul tavolo degli imputati la Leopolda è incomprensibile tanto quanto il non riconoscere la piazza di sabato, nel non rivendicare il diritto degli operai a manifestare la propria opinione. Sono tutte parti di una sola discussione comune, di un processo collettivo di risoluzione dei problemi. Qui non ci sono due popoli a confronto, ma una comunità politica che deve - ripeto, deve - trovare una soluzione ai problemi che da quando ho memoria tengono in un angolo tutto il paese. Usciamone tutti insieme.
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