Nonostante il Consiglio Ue, l'Europa può ancora sconfiggere i fossili
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Si sono concluse le discussioni del consiglio Ue sul Pacchetto Clima ed Energia 2030ed il risultato è stato disastroso. I leader europei, guidati da una Presidenza italiana succube delle minacce di veto polacche e britanniche, hanno proposto tre target minimi: riduzione delle emissioni di Co2 di almeno il 40%, aumento delle rinnovabili di almeno il 27%, obiettivo non vincolante a livello nazionale, e incremento dell'efficienza energetica (EE), solo indicativo, di almeno il 27%.
Questi target sono stati scelti per accontentare le lobby dei fossili e qualche interesse nazionale, sulla base di una valutazione d'impatto, da parte della Commissione uscente Barroso, parziale e manipolata, che ha aumentato a dismisura il costo degli investimenti in efficienza energetica. Dai capi di Stato e di governo europei ci aspettavamo una presa di posizione per riportare l'Europa al ruolo di leader nella lotta al cambiamento climatico, ma l'accordo di ieri sera non è assolutamente all'altezza dei negoziati internazionali sul clima di Parigi, ai quali l'Ue dovrà partecipare nel 2015.
A marzo l'EE era stata presentata come la "priorità assoluta" per la sicurezza energetica e la crescita economica dell'Ue. Oggi, invece, l'obiettivo presentato per l'efficienza energetica è troppo basso e non permetterebbe all'Unione di tagliare le importazioni dall'estero. Dopo che la stessa Commissione Ue aveva dichiarato che con un target vincolante di aumento dell'EE al 40%, come chiesto dal Pe, si sarebbero ridotte le importazioni di carburanti fossili (-40% gas, -19% di petrolio al 2010), aumentata l'occupazione (+1,5%) e il Pil (+4,5%), un target al 27% per EE e rinnovabili, non è solo business as usual, ma paradossalmente comporta un rallentamento della situazione attuale: peggio delle più pessimistiche previsioni e in direzione contraria all'ambiziosa linea dettata dal Parlamento Ue. I leader Ue stanno mandano messaggi confusi, perdendo, così, l'occasione di riportare l'Europa sulla strada della sostenibilità economica ed ambientale.
Il Presidente della nuova Commissione, Jean-Claude Juncker, era stato chiaro nel presentare l'efficienza energetica tra le priorità della propria squadra, sostenendo che l'obiettivo vincolante al 30% per l'EE sarebbe stato il minimo accettabile. Ora chiediamo a Juncker e alla maggioranza del Parlamento Europeo di proporre un Pacchetto Energia e Clima davvero ambizioso, che possa in seguito essere approvato dal Consiglio. Quanto al ruolo del governo italiano, è stato nullo in questa partita. Con il conflitto giustamente aperto con la Commissione Barroso, Renzi dimostra che, quando vuole, può essere estremamente forte e determinato. Purtroppo, sulla partita energetica ha deciso di lasciare fare alle lobby fossili e non ha sostanzialmente portato alcun contributo al rafforzamento del ruolo dell'Unione Europea nella battaglia sui cambiamenti climatici e sulla transizione energetica verso una minore dipendenza dai combustibili fossili. Peraltro, anche sugli importanti aspetti di bilancio Renzi pare sbagliare completamente bersaglio. La Commissione e le sue lettere devono essere contestate e sconfitte politicamente. Pretendere di nazionalizzare ogni tipo di decisione su criteri di bilancio, discussione sul patto di stabilità e fiscal compact è controproducente. Nessuno ci guadagnerà se queste decisioni verranno riservate al Consiglio europeo, un organo che decide all'unanimità e dove i poteri di veto continuano a bloccare ogni tipo di politica positiva. Serve un cambio di politica, ma a livello europeo, che abbandoni definitivamente le politiche di austerità.
Questo vertice è stato ostaggio di Cameron e della Polonia, molto meglio cercare di conquistare le maggioranza nelle commissioni del Parlamento Europeo e fare cambiare, così, verso a tutta l'Europa.
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