1915-2015. Io non festeggioby JLC |
di Matteo Saudino*
Io non festeggio.
In questi giorni (il 24 maggio di cento anni fa l'Italia entrava in guerra, ndr) non c'è nulla da festeggiare. Non c'è nulla da celebrare. Oggi c'è bisogno di ricordare, in silenzio, che al di là della stucchevole retorica nazionalista e qualunquista della Grande Guerra degli italiani, il primo conflitto mondiale fu una criminale carneficina, un massacro senza precedenti. Con oltre 600.000 morti, milioni di feriti, migliaia di orfani e vedove, l'Italia pagherà a caro prezzo la sciagurata partecipazione ad una guerra figlia delle politiche imperialiste e nazionaliste dei principali governi e stati europei e di un capitalismo industriale e militare endemicamente violento e aggressivo.
Milioni di contadini e operai, che nei singoli paesi lottavano contro il barbaro sfruttamento del lavoro portato avanti da padroni senza scrupoli, furono mandati ad uccidersi reciprocamente al fronte in trincea, trasformando così la verticale ed emancipatoria lotta di classe tra sfruttati e sfruttatori in una guerra orizzontale tra popoli e lavoratori, tutta a vantaggio delle classi dominanti.
La prima guerra mondiale sancì la sconfitta del pacifismo e la drammatica fine della sinistra internazionalista socialista, che fu sostituita dalla nascita delle sinistre chiuse nei miopi recinti delle patrie. Dalla macerie economiche e dalla macelleria sociale di tale intervento in guerra, che il governo italiano firmò in segreto a Londra contro la volontà del Parlamento, a maggioranza pacifista e neutralista, e con il decisivo appoggio del re Vittorio Emanuele III, sorgeranno la dura repressione del movimento operaio e il ventennio di dittatura fascista. La lucida cecità e crudeltà della classe dirigente liberale e dei vertici militari europei condusse il vecchio continente al suicidio politico ed economico e almassacro di oltre dieci milioni di persone.
Per questo, oggi come ieri, davanti alle guerre di lor signori, costruite sulle paure e sulle povertà e mascherate da conflitti per la patria, per la pace, per la giustizia o per la libertà, l'unica soluzione è la diserzione.
Obiettori sempre.
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