Oggi si apre Expo Milano 2015, l’Esposizione Universale sull’alimentazione e la nutrizione, che si terrà nel capoluogo lombardo fino al 31 ottobre e il cui slogan è “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”. Ma di così nutriente per il pianeta e di energetico per la vita non c’è proprio nulla. Basta leggere i nomi di alcuni tra gli sponsor: Mc Donald’s, Enel, Coca Cola,Eni, ovvero multinazionali e società che si sporcano le mani con la devastazione del territorio e con la globalizzazione alimentare, in netto contrasto con lo slogan della kermesse milanese. E poi le inchieste giudiziarie, la cementificazione di aree agricole, lo sperpero di miliardi di euro, i costi che non rientreranno mai. Infine la ciliegina sulla torta: tra i tavoli tematici non ce n’è uno in cui si discuta del biologico, presente invece solo in uno dei padiglioni espositivi, il Parco della Biodiversità.
Oggi, in occasione dell’apertura dell’esposizione, presentiamo cinque infografiche, tratte dal rapporto I padroni del nostro cibo a cura del Centro Nuovo Modello di Sviluppo, per ricostruire il viaggio del nostro cibo dalla chimica al piatto e per conoscere le più grandi multinazionali che lo gestiscono badando solo al profitto. Ovvero, quelle stesse che si presentano all'Expo 2015 come le salvatrici dell'umanità mentre hanno a cuore solo i loro interessi. Una enorme contraddizione, enfatizzata e supportata dal Governo Renzi e da una campagna pubblicitaria spaventosa. «Questa è la grande presa in giro e il grande equivoco – afferma Luca Trada del Comitato No Expo – Nel senso che lo slogan di Expo è l’alibi, è la patina buona ed etica per accattivare un consumatore evoluto ed attento verso quello che acquista e mangia. Ma non è altro che un contenitore che trasforma la sostanza di Expo in una realtà a metà tra una sagra paesana e una fiera del turismo. Insomma, una kermesse vuota di contenuti ma allo stesso tempo una vetrina per tutti quei soggetti, siano essi enti governativi o multinazionali o aziende, responsabili del mancato e regolare accesso al cibo e all’acqua da parte di miliardi di persone». Dal sito ufficiale si legge che Expo Milano 2015 si confronta con il problema del nutrimento dell’uomo e della Terra e si pone come momento di dialogo tra i protagonisti della comunità internazionale sulle principali sfide dell’umanità. «Dal 2007 noi affermiamo che la fiera non era e non è un’opportunità, perché quello che manca è proprio una critica di fondo rispetto ai problemi reali del pianeta – continua Trada –Mancava una critica a chi imponeva modelli alimentari imposti e politiche territoriali devastanti, e a chi toglieva l’acqua ad interi Paesi; ovvero mancava e manca tuttora una critica a quelle stesse multinazionali, come Mc Donald’s, Dupont, Nestlè, Eni, Enel, che oggi si ritrovano ad essere sponsor di Expo».
E nonostante i tanti dossier pubblicati, come quello di Terra Nuova, la corruzione dilagante accertata dalle inchieste giudiziarie, le cifre negative che parlano chiaro (si stima che neanche un numero di 20 milioni di visitatori riuscirebbe a far rientrare le spese) e la cementificazione di terreni agricoli che lascerà in futuro solo cattedrali nel deserto, l’inaugurazione c’è stata e l’esposizione andrà avanti fino ad ottobre. Com’è possibile tutto questo? «Dobbiamo analizzare il fenomeno a vari livelli – conclude Luca Trada – Al primo c’è la macchina della propaganda, che ha lavorato nel corso degli anni e soprattutto negli ultimi mesi, anche a livello subliminale, come per esempio nelle scuole, e tartassando il consumatore con pesanti campagne pubblicitarie; poi c’è la mancanza di critica di cui parlavo prima, che crea una sfera di retorica impressionante, per cui si parla della bontà del cibo senza invece affrontare i grandi problemi macroeconomici; infine c’è la politica governativa: e qui mi riferisco al Presidente del Consiglio Renzi, che circa una settimana fa ha fatto il suo solito show a Pompei, utilizzando quel luogo archeologico per lanciare l’apertura di Expo, affermando che “l’Italia è più interessante nel futuro che nel passato”, e puntando a vendere 20 milioni di biglietti. Beh, se avessimo investito i 10 miliardi di euro, fin qui spesi per Expo ed inutili per il bene collettivo, per riportare al suo splendore Pompei o altri siti archeologici italiani, quanti milioni di turisti sarebbero arrivati in Italia? E quante migliaia di posti di lavoro avremmo creato? L’Italia non ha bisogno di fiere come Expo, è già un monumento a cielo aperto, basta solo valorizzarla in ogni settore, sia esso culturale o agricolo».
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