La piccola Waterloo savonese
Sono solo poche centinaia di metri in mezzo al bosco che uniscono due monumenti… all’incuria e al degrado. Una breve distanza che, considerato il posto isolato, basta però per far passare quasi inosservati questi due luoghi della nostra storia, spesso considerati singolarmente. Si parla della chiesetta di Nostra Signora degli Angeli e dell’omonimo forte, entrambi posti sul Monte Ornato, alle spalle di Savona. Edifici diversi, nati con differenti particolarità e scopi, ma uniti da un comune denominatore: essere in stato di abbandono.



Sono molti i savonesi che in quattro secoli si sono arrampicati sulle pendici del monte Ornato per raggiungere questo piccolo edificio di culto, vuoi per devozione o per compiere una semplice escursione. Resta il fatto che, attualmente, versa in uno stato di grave deterioramento e non basterà l’amore della cittadinanza per tenerla su, anche se nel 2012, nella speciale classifica dei Luoghi del cuore che annualmente stila il FAI (Fondo per l’ambiente italiano) è risultata la più votata in Liguria e la 17esima a livello nazionale.
Nel 2013 è stata oggetto di un piccolo “scandalo”: l’allora nuovo parroco di San Giuseppe, parrocchia promotrice di diverse campagne di raccolta fondi per la ristrutturazione della piccola cappella, aveva dovuto spiegare che i 24 mila euro donati in quasi sette anni erano stati utilizzati per la gestione ordinaria. Si parla, è evidente, di bollette et similia, non di “cene eleganti” o altri eventi lussuosi, ma a chi ha donato sperando in un recupero dell’edificio religioso resta senza dubbio un po’ di amaro in bocca, per aver visto passare in second’ordine i lavori di restauro, a fronte delle esigenze della realtà quotidiana.

Il Monte Ornato nasconde quindi due sconfitte, per Savona e i savonesi: l’abbandono ed il degrado di due strutture importanti per la città e la sua storia. La speranza è che le varie istituzioni interessate al mantenimento ed alla cura di questi edifici possano intervenire prima della loro rovina totale, restituendoli alla cittadinanza.
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