Ecco cosa può succedere dopo la vittoria degli indipendentisti in Catalogna
Quali sono le prossime tappe? È possibile uscire dall’Ue? E il Barcellona giocherà ancora nella Liga? Ci sono analogie con la Lega Nord?
AFP
Sostenitori dell’indipendenza in piazza a Barcellona
27/09/2015
FRANCESCO OLIVO
BARCELLONA
Cosa faranno gli indipendentisti dopo questo voto?
Il parlamento catalano proclamerà l’inizio del processo d’indipendenza. Parallelamente si cercherà di avviare i colloqui con la Spagna e l’Unione Europea. Sono previsti 18 mesi per costruire le strutture del nuovo Stato e poi un referendum sulla nuova costituzione della Repubblica.
Come reagirà il governo spagnolo?
Dichiarerà non valida la dichiarazione di indipendenza. Si aprirà, probabilmente, una fase di ricorsi contro le nuove leggi con le quali la Catalogna vorrà costituire il nuovo Stato nazionale. A dicembre ci sono le elezioni politiche in Spagna e a quel punto, in caso di nuovo governo, tutto potrebbe cambiare.
Perché delle elezioni regionali vengono definite un plebiscito?
La linea degli indipendentisti è questa: «Non ci fate fare un referendum sulla secessione? Allora sfruttiamo i mezzi legali per fare decidere i catalani». Una forzatura criticata da tutti gli altri partiti, ma l’idea del plebiscito ha, di fatto, prevalso, visto che l’indipendenza è stato l’unico tema della campagna.
Una Catalogna indipendente resterà nell’Unione europea e nell’euro?
Secondo la Commissione «i trattati non si applicheranno più in un territorio che si è staccato da uno Stato membro». Ma il presidente catalano Artur Mas ha un’altra teoria: «I catalani sono già in Europa, non è nell’interesse di nessuno cacciarli». La Spagna dice il contrario. Le banche sono scese in campo negli ultimi giorni contro l’indipendenza, minacciando di lasciare la Catalogna.
Il Barcellona giocherà ancora contro il Real Madrid nella Liga?
A una settimana dal voto è arrivata l’avvertimento di Miguel Cardena: «La Catalogna dovrà farsi un suo campionato». E’ scoppiata una bufera, l’idea di perdere “el clasico” ha fatto più paura ai catalani rispetto alla paventata uscita dall’euro. Ma la Liga ha bisogno del Barça per poterne fare a meno.
Il Barcellona è schierato con gli indipendentisti catalani?
Ufficialmente no, ma molti simboli della squadra si sono schierati con i separatisti, Pep Guardiola si è addirittura candidato con la lista Junts Pel Si, Gerard Piqué ha partecipato alla grande manifestzione dell’11 settembre. Sugli spalti del Camp Nou in questi giorni si sono viste tantissime esteladas, le bandiere catalane con la stella repubblicana, simbolo anti Madrid.
Chi sono gli indipendentisti?
Per la prima volta è stata formata una lista unica, Junt pel si, ne fanno parte Convergencia (Cdc), guidata da Artur Mas ed Esquerra Republicana (Erc) la sinistra moderata da sempre indipendentista. Fuori dalla coalizione, ma sostenitrice della secessione è la Cup, formazione anticapitalista.
Podemos è per l’indipendenza?
No. Ma sostiene il diritto dei catalani a un referendum sul modello scozzese e del Québec. I socialisti, invece, sostengono una terza via: la riforma della costituzione in senso federalista. Nettamente contrari ad ogni modifica, i Popolari del premier Rajoy e il nuovo partito (in grande ascesa) Ciudadanos.
Qual è il ruolo del Re di Spagna?
Per il momento si è limitato a generici appelli all’unità, senza assolutamente entrare nella contesa. I retroscena dicono che Felipo VI sarebbe favorevole a un dialogo con i catalani, ma è frenato dal governo di Rajoy.
Gli indipendentisti catalani si possono paragonare alla Lega Nord?
E’ un parallelo che a Barcellona rifiutano nettamente.«“Siamo un movimento eterogeneo, ci sono persone di destra, di sinistra e di centro. Cattolici e musulmani. Che c’entriamo con Bossi e Salvini?», dice il leader repubblicano Oriol Junqueras.
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