La Shell abbandona l'Artico: una vittoria di proporzioni monumentali. Continuiamo a lottare per un futuro più verde
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La Shell ha annunciato la sua rinuncia al piano di trivellazioni nell'Artico. Lasciate che ve lo ripeta, nel caso in cui voi, come me, proprio non riusciate a capacitarvi di questa splendida notizia: la Shell ha rinunciato alla propria caccia al petrolio sporco nell'Artico.
Il problema delle compagnie petrolifere è che loro provano a farci credere che dominino il mondo, e che il loro domani sia l'unico domani. Ma oggi ci arriva la dimostrazione che il futuro può essere riscritto. Una volta la Shell ci ha chiamati sognatori emotivi. Adesso guarda un po' chi è che sta ridendo per ultimo.
Mi recai per la prima volta nell'Artico due anni fa. Ho potuto osservare la bellezza di quel luogo - e ho visto il ghiaccio sciogliersi. Andarvi a trivellare alla ricerca del petrolio avrebbe portato a risultati disastrosi -- sia per la fragilità dell'ecosistema di fronte al rischio di una fuoriuscita, sia per il carbone ignifugo che la Shell intendeva dragare dal fondo del mare. Quanto sia prezioso questo posto, e quanto sia di capitale importanza che noi lo proteggiamo, ho avuto modo di avvertirlo nel profondo dell'animo.
Andarci con mia figlia è stato meraviglioso - e allo stesso tempo spaventoso. È la sua vita futura ad esser messa a repentaglio. L'istante in cui la Shell ne è stata allontanata sarà un momento a cui la sua generazione potrà tornare a guardare come a una svolta - per il clima e per il pianeta.
Non saremmo qui oggi a festeggiare questa vittoria se non fosse stato per i milioni di persone che si sono uniti per fermare la Shell e le altre compagnie petrolifere. Quel giorno, quando il rompighiaccio ha invertito la propria rotta per riportarci a Portland non avrei mai immaginato, neanche nei miei sogni più sfrenati, che ci trovassimo a soli due mesi dalla vittoria.
I dirigenti della Shell potranno anche non ammettere pubblicamente che sia stato il nostro movimento a fermarli, - ma leggendo fra le righe possiamo renderci conto che lo scandalo suscitato nell'opinione pubblica dalle trivellazioni nell'Artico rappresentava per loro un enorme motivo di preoccupazione. L'intera industria dei combustibili fossili sta affrontando una crisi esistenziale: cercano di farsi passare come responsabili custodi del futuro, e allo stesso tempo depredano il pianeta, mettendo a rischio il futuro della vita sulla terra. Questa marcia indietro è il segno che la compagnia c'è andata a sbattere la faccia.
Stamattina al risveglio ho percepito un intero nuovo mondo di possibilità. Non avevamo idea di quando avremmo potuto festeggiare una vittoria come questa - sapevamo che non ci saremmo arresi, ma non potevamo sapere quando avremmo raggiunto quell'orizzonte. E adesso ci siamo arrivati. Questa è una vittoria monumentale. Continuiamo così, e una volta per tutte istituiamo un'oasi protetta dell'Artico, avviandoci così sulla strada per un clima più sicuro.
Aurora, quella bellissima raffigurazione di un orso polare, verrà spostata dal quartier generale londinese della Shell al teatro dei negoziati sul clima a Parigi di oggi. E anche lì si ritroverà ad affrontare la Shell - perché sappiamo che, dietro alle quinte, stanno cercando di annacquare le politiche per il clima.
Questo post è stato pubblicato per la prima volta su The Huffington Post UK ed è stato poi tradotto dall'inglese da Stefano Pitrelli.
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