Meenakshi Gigi Durham è docente universitaria di Studi sul genere, sulle donne e sulla sessualità. È inoltre l’autrice di “L’effetto Lolita: la sessualizzazione mediatica delle ragazzine e cosa noi possiamo fare al proposito”. Come esperta ha partecipato a diversi programmi della BBC e appare nel documentario “Miss Representation”. Il suo seguente intervento è tratto da “The Myth, The Men and The Media – Why We Need to Revolutionize Our Approach to Women in the Media” del 2 settembre 2015, un lungo articolo di approfondimento di Women News Network. Articolo scelto e tradotto da Maria G. Di Rienzo (femminista, giornalista e formatrice) per il suo blog.
Quali sono le più dannose rappresentazioni delle donne perpetuate dai media e perché dovremmo prenderle sul serio?
La rappresentazione più problematica, a parer mio, è il persistente collegamento della violenza al sesso.
In una recente pubblicità, per esempio, l’immagine di una donna apparentemente picchiata che giace a terra a faccia in giù è stata usata per vendere cosmetici. Era una citazione del film “Splendore nell’erba”, ma comunque perpetua l’idea che la violenza contro le donne è qualcosa di sexy o affascinante.
Nei film horror, nel momento in cui le donne si spogliano o entrano in situazioni sessuali l’assassino colpisce. In alcuni video games, come le note serie “hentai”, si accumula punteggio ogni volta in cui si stupra o si picchia una donna. La violenza contro le donne è un problema serio in tutto il mondo e queste rappresentazioni mediatiche non sono d’aiuto nel contrastarla.
Un altro problema che vedo è la sessualizzazione delle bambine. Sempre di più bambine molto piccole sono usate, in special modo nella pubblicità, per proiettare erotismo adulto e sessualità. Poiché si abusa, a livello planetario, di una bambina su quattro – secondo l’Organizzazione mondiale della sanità – e un numero enorme di bambine è coinvolto nella prostituzione minorile e nella pornografia, è spaventoso per me che i media del mainstream usino bambine come oggetti sessuali in modo così noncurante.
Abbiamo sottostimato, finora, l’impatto dei media sui giovani? Dovremmo includere i media fra le fonti che hanno la più alta influenza sui nostri ragazzi, come i genitori e la scuola?
In effetti ci sono ricerche molto ben fatte che sostengono come i media abbiano grande influenza su bambini e giovani. I media influenzano anche gli adulti: non esisterebbe la pubblicità, se non fosse vero! Ma gli adulti sono più capaci di essere critici e di distanziare se stessi dagli effetti dei media.
Per esempio, i media sono stati identificati come fattore chiave nell’insoddisfazione rispetto al proprio corpo e i disordini alimentari (Benowitz-Fredericks, et al, 2012). Negli Stati Uniti, i media sono la risorsa principale per l’educazione sessuale (Strasburger, Wilson & Jordan, 2014). Uno studio del 2006, condotto su più di mille adolescenti trovò che l’esposizione al sesso sui media conduceva a precoce attività sessuale. Potrei citare altre ricerche, ma c’è un’evidenza empirica assai forte sul fatto che i media influenzano le persone giovani ad un livello significativo.
Noi abbiamo assoluta necessità di pensare ai media come ad importanti agenti della socializzazione e dobbiamo anche pensare a come aumentare l’alfabetizzazione mediatica fra i giovani: io credo fermamente che dovremmo insegnare un approccio critico ai media come parte del curriculum di scuole elementari e medie. Nell’ambiente di oggi, saturato dai media, è importante quanto la matematica e il saper leggere.
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