martedì 2 febbraio 2016

lo stress di Pierpaolo

Il signor Pierpaolo era stressato

by JLC
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di Maria G. Di Rienzo*
Secondo alcuni amici, Pietropaolo era fortemente stressato anche a causa dei continui e forti rumori provenienti da un campo di “paintball” adiacente alla sua abitazione. Si era più volte lamentato della situazione e aveva anche sporto denuncia nei confronti dei titolari della struttura. Secondo alcuni testimoni era stato anche in cura da uno psichiatra.”
Il signor Paolo Pietropaolo, anni quaranta, nullafacente con precedenti per droga che viveva “amministrando terreni di sua proprietà”, era stressato. Anche presuppone che nell’articolo fossero stati menzionati ulteriori motivi di stress, ma vi assicuro che non ve n’era traccia. Forse era anche andato da uno psichiatra, il quale ora se esiste deve classificare come fallimento la terapia adottata. Perché per lo stress, e “al culmine di una lite che è degenerata”… è accaduto qualcosa di inevitabile e incomprensibile e cascato dal cielo come un fulmine: il raptus ha mosso le mani all’esaurito esasperato, gli ha fatto prendere liquido infiammabile e versarlo addosso alla compagna (Carla Caiazzo, trentotto anni, incinta di otto mesi) e infine lo ha costretto a darle fuoco. O forse è stata la tragedia, che si aggira a Pozzuoli aspettando di saltare addosso a un uomo stanco di sentire forti rumori, per indurlo a fare cose che mai e poi mai il poverino vorrebbe fare. La donna è stata soccorsa da un passante in via Vecchia delle Vigne, nei pressi dell’abitazione della coppia, dove appunto “la tragedia è avvenuta”, mentre lo sconvolto – non per vigliaccheria e crudeltà, figuriamoci – scappava in automobile: se durante la fuga non avesse avuto un incidente i carabinieri avrebbero dovuto faticare un po’ di più. Ma, sappiatelo, hanno trovato nell’auto “un uomo sotto shock” – stranissimo, dopo una carambola per strada di solito conducenti e passeggeri si rialzano come pupazzi di gomma e sorridono alla malasorte…
Nel frattempo, i medici hanno dovuto indurre il parto a Carla – la bimba è nata e sta bene – perché la donna ha ustioni sul 40 per cento del corpo, è intubata e potrebbe non sopravvivere.
Dopo aver letto gli edificanti prodotti del giornalismo nazionale e scusato in cuor loro il poveraccio con i nervi a pezzi in essi descritto, di cosa credete siano preoccupati i commentatori? Del tag “femminicidio”: “Il problema non è che sia uomo o donna, il problema è che è un delinquente”; “Finiamola con il politicamente corretto”; “Spiace per la donna però questa storia del femminicidio…” (aggiungete una cazzata misogina a caso e ci avete preso comunque).
Poiché essere uomini o donne non conta niente nell’esercizio della violenza io voglio sapere: quante signore stressate, principalmente dai rumori prodotti da giocatori che si sparano addosso palline di colore, hanno dato fuoco oggi ai propri partner? Quanti uomini sono stati violati, assaliti, pestati, ridotti in fin di vita dalle loro mogli, fidanzate, compagne, oggi, ieri, il mese scorso, due anni fa? E quante donne? Controllate i numeri: non vi danno ragione. E se le donne non fossero classificate ovunque (casa, ufficio, fabbrica, scuola, oratorio, ecc.) solo come pezzi di carne da trombare, non titolate a opinioni, prive di abilità, inferiori e destinate alla sottomissione le mani di quelli che sentono, grazie a ciò, di essere i loro proprietari resterebbero più facilmente in tasca.

* Giornalista, formatrice, regista teatrale femminista cura il prezioso blog lunanuvola (dove è apparso questo articolo, la cui pubblicazione su Comune è autorizzata dall’autrice)

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