venerdì 30 dicembre 2016

un parere di Angelo Spanò,co -portavoce dei Verdi genovesi sulle province

Province, quale futuro ?
Con la vittoria del no, siamo di fronte ad un’avvenuta incostituzionalità della Delrio. In pratica, con il no, le Province (anche le Città Metropolitane?), ritornano organi costituzionali, com’erano prima della Delrio, a questo punto l’ente Provincia, oggi di secondo livello, dovrà essere infatti disciplinato costituzionalmente e quindi avere autonomia finanziaria, normativa e statutaria, com’era prima e non si potrà derogare dal principio di rappresentatività diretta. Se le elezioni di secondo livello non avranno più valore, perché i rappresentanti di un organo costituzionale devono essere eletti dai cittadini (non dagli amministratori), lo scenario potrebbe essere il seguente: Una nuova legge, che il Parlamento dovrà emanare in poco tempo, e prima della fine della legislatura, dovrebbe disciplinare di nuovo le funzioni delle Province in accordo alla Costituzione, e quindi anche le modalità di elezione dei consiglieri. A mio modesto parere, ritengo che il progetto di abolizione delle Provincie, anticipato dalle disposizioni normative della Legge Del Rio (n. 56/2014). La Del Rio, una Legge, che ha impostato la disciplina delle Provincie in termini chiaramente transitori, in attesa della riforma del titolo V della parte seconda della Costituzione e delle relative norme di attuazione (art. 1 comma 51). L’art. 114 della Costituzione, la cui validità è stata confermata dal referendum costituzionale, statuisce, infatti, che la Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Provincie, dalle Regioni e dallo Stato. Oggi più che mai, allora, le Provincie fanno parte degli enti costitutivi della Repubblica. La Provincia è un ente di area vasta, un ente costitutivo della Repubblica, che ha bisogno di consiglieri provinciali e presidenti dotati di forza politica adeguata a potere curare gli interessi generali del territorio di competenza, in adempimento di un dovere pubblico di rango costituzionale. La matrice di derivazione territoriale, implicata dal meccanismo elettorale di secondo livello e dalla ristrettezza degli eleggibili nell’ambito di rappresentanze già costituite presso gli enti comunali, impedisce ad un ente costituzionale, come la Provincia, di possedere quella autonomia politica ed amministrativa, che è invece necessaria per potere abbracciare in un armonico e lineare  sguardo d’insieme,  la vasta area che ne costituisce il bacino di intervento.

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