Reinterpretare in chiave ecologista del concetto di Land Art. Da Cesare Viel a Silvia Giambrone, ecco le immagini dei work in progress degli artisti presenti all’Apulia Land Art Festival
Rileggere il concetto di Land Art americana in chiave naturalistica ed ecologista nella postmodernità. E’ questo l’architrave tematico che ha animato l’Apulia Land Art Festival, il progetto di residenza e mostra collettiva in itinere realizzato nel Bosco di Cardigliano a Specchia, in provincia di Lecce. I quindici artisti che hanno partecipato al progetto hanno interpretato, secondo linguaggi differenti e personali, il tema “Usi e immaginari del carbone”, interfacciandosi con la storia sociale e territoriale del Salento legata al carbon fossile, per via dei tanti contadini salentini in passato emigrati in Belgio per diventare minatori.
Come ha spiegato la curatrice della mostra, Francesca Guerisoli, durante il convegnoArte e paesaggio: forme e pratiche nel territorio che si è svolto lo scorso venerdì 29 agosto al Castello Protonobilissimo Risolo di Specchia, il concetto classico di Land Art è stato messo in discussione, ponendo in luce l’aspetto naturalistico della pratica artistica più che quello politico ed estetico, optando per esperienze performative, interventi relazionali e opere non invasive costruite col carbon fossile nel rispetto del paesaggio e della natura, e utilizzando anche il carbone vegetale come fonte energetica proveniente dal Bosco Sic (simbolo dell’interesse comunitario) di Cardigliano. A sottolineare il principio di rispetto dell’ecosistema che sottende l’Apulia Land Art anche l’organizzatrice Martina Glover, che ha stigmatizzato il concetto di interdipendenza tra l’uomo e l’ecosistema. Durante il convegno, inoltre, l’artista Emanuela Ascari ha parlato della sua ottica antiproduttiva adottata, mentre Virginia Zanetti ha approfondito il concetto di ambivalenza tra il desiderio di conservazione, di espressione dell’individualità come essere umano e quello di dissolversi senza lasciare alcuna traccia: due forze, queste, contenute nell’universale attività umana.
In esclusiva per Artribune, ecco le immagini delle opere work in progress di alcuni degli artisti partecipanti, da Annalisa Macagnino a Cesare Viel, Daniela Di Maro, Enzo Calibè, Oppy De Bernardo, Sabrina Muzi, Silvia Giambrone, Valentina Maggi, Silvia Zanetti.
Come ha spiegato la curatrice della mostra, Francesca Guerisoli, durante il convegnoArte e paesaggio: forme e pratiche nel territorio che si è svolto lo scorso venerdì 29 agosto al Castello Protonobilissimo Risolo di Specchia, il concetto classico di Land Art è stato messo in discussione, ponendo in luce l’aspetto naturalistico della pratica artistica più che quello politico ed estetico, optando per esperienze performative, interventi relazionali e opere non invasive costruite col carbon fossile nel rispetto del paesaggio e della natura, e utilizzando anche il carbone vegetale come fonte energetica proveniente dal Bosco Sic (simbolo dell’interesse comunitario) di Cardigliano. A sottolineare il principio di rispetto dell’ecosistema che sottende l’Apulia Land Art anche l’organizzatrice Martina Glover, che ha stigmatizzato il concetto di interdipendenza tra l’uomo e l’ecosistema. Durante il convegno, inoltre, l’artista Emanuela Ascari ha parlato della sua ottica antiproduttiva adottata, mentre Virginia Zanetti ha approfondito il concetto di ambivalenza tra il desiderio di conservazione, di espressione dell’individualità come essere umano e quello di dissolversi senza lasciare alcuna traccia: due forze, queste, contenute nell’universale attività umana.
In esclusiva per Artribune, ecco le immagini delle opere work in progress di alcuni degli artisti partecipanti, da Annalisa Macagnino a Cesare Viel, Daniela Di Maro, Enzo Calibè, Oppy De Bernardo, Sabrina Muzi, Silvia Giambrone, Valentina Maggi, Silvia Zanetti.
- Cecilia Pavone
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