lunedì 15 settembre 2014

TRA PUTIN E UCRAINA

la questione ucraina e i ricatti di putin

paolo bonetti
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Su “la Repubblica” è stata pubblicata un’intervista sulla questione ucraina ad Adam Michnik, un intellettuale polacco che ebbe un ruolo di primo piano ai tempi del dissenso nei confronti del regime comunista e delle interferenze nella vita del suo paese della Russia sovietica. Ora l’Urss non c’è più, ma in compenso c’è Putin che, non dimentichiamolo mai, viene dai servizi segreti di quel regime e che ha instaurato in Russia un regime autoritario sotto le false apparenze, quotidianamente smentite dai comportamenti del suo governo,  di una democrazia di pura facciata, alla quale gli occidentali (in particolare gli europei) hanno concesso in questi ultimi anni una fiducia legata soprattutto ai loro bisogni energetici e anche al fatto che la Russia sta diventando un mercato sempre più vasto e invitante per le loro esportazioni. Ci si può fidare di un uomo simile? Di un uomo che mente sfacciatamente quando afferma che non è in corso nessun intervento militare russo nelle regioni orientali dell’Ucraina che si sono ribellate al governo di Kiev. Michnik lo nega risolutamente e afferma che l’America e l’Europa debbono aiutare concretamente l’Ucraina a difendersi dall’invasione russa anche con l’invio di armi e, in prospettiva, almeno così sembra di capire, con un intervento militare diretto.
Il guaio è che l’Europa non ha una politica estera e l’America di Obama non solo si è stancata di fare il gendarme del mondo, ma ha altre zone da tutelare che probabilmente hanno per lei un maggiore interesse strategico ed economico. In quanto all’Europa, mentre delibera le sanzioni contro la Russia guarda con crescente preoccupazione al venir meno di quelle risorse energetiche (gas e petrolio) che sono fondamentali non solo per il suo apparato industriale ma per la normale vita quotidiana dei suoi cittadini. L’Italia per di più rischia di pagare un carissimo prezzo anche per le sue esportazioni agricole, un settore che per vari motivi ha vissuto un anno assai poco felice. L’Europa alza la voce e minaccia altre ritorsioni oltre quelle già deliberate, ma cerca in realtà, con una confusa trattativa politica, di arrivare a un compromesso soddisfacente per tutti, il che è come dire che tenta la quadratura di un cerchio diplomatico che rischia di spezzarsi irreparabilmente con effetti che potrebbero essere devastanti.
La debolezza dell’Europa è anche accentuata dalla nessuna intenzione che gli europei, in particolare quelli occidentali, hanno di “morire per Donetsk”, così come negli anni Trenta del secolo scorso non volevano “morire per Danzica” e organizzavano marce della pace per spingere i governi a trovare un accordo con Hitler. Accontentiamolo nelle sue pretese – dicevano i pacifisti a oltranza – e vedrete che si calmerà. Non si calmò e così furono costretti a morire a milioni per Danzica e per altre cose ancora più importanti. Per carità, la storia non si ripete mai uguale, ma chi un po’ l’ha studiata sa bene che gli aggressori moltiplicano la loro aggressività quando vedono che si è pronti, magari con le più nobili intenzioni, a calare le brache.
{ Pubblicato il: 03.09.2014 }
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