mercoledì 31 dicembre 2014

2015:anno del clima pure in Italia?

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Il 2015 sarà l'anno del clima (speriamo anche in Italia)

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INQUINAMENTO
Nel corso del 2014 ogni settore della nostra economia industriale ha avvertito il peso del cambiamento climatico. Ancora più significativo è stato il fatto che il tema delle conseguenze del cambiamento climatico è stato finalmente associato, nella percezione di molti, a temi come la povertà, l'urbanizzazione, gli stili di vita, gli standard economici e lo sviluppo delle comunità. Tutte questioni che fino a poco tempo fa eravamo abituati a vedere rappresentate come rette parallele su qualunque grafico.
Anche la politica ha compiuto qualche passo. E l'anno che finisce ha visto, ad esempio,iniziative molto coraggiose da parte del presidente Obama insieme all'assunzione di impegni più precisi da parte dell'Unione europea e un'inedita disponibilità dell'India a tenere conto della scienza del clima e dunque a modificare i propri piani energetici.
Esiste dunque la possibilità che il prossimo anno sia decisivo per l'economia sostenibile, soprattutto se guardiamo ad alcuni temi che domineranno le nostre decisioni. Sono sempre più numerose le aziende che riconoscono il cambiamento climatico come una realtà. Si prevede che l'impatto economico dell'innalzamento della temperatura e del cambiamento climatico sarà percepito entro quattro o cinque anni. E un buon indizio è il Rapporto Standards & Poor nel quale si valutano le aziende anche sulla base della loro consapevolezza dei temi ambientali e del loro impatto sugli andamenti dei mercati.
Dovremmo immaginare che già nel prossimo futuro previsioni di questo genere assumano proporzioni concrete e diventino un elemento permanente di ogni valutazione del rischio economico, di ogni piano di sviluppo aziendale, di ogni decisione finanziaria o di nuovo investimento. D'altra parte alcune grandi aziende, si pensi ad esempio alla Microsoft, hanno già definito una valutazione economica interna per le emissioni di carbonio allo scopo di "educare" le proprie scelte di investimento. Altre aziende hanno iniziato ad associare le quantità di emissioni di carbonio con i risultati di mercato, la qualità di vita delle comunità, i dati sull'urbanizzazione e gli altri elementi che definiscono la crescita economica.
Numerose aziende adattano le proprie strategie agli "Obiettivi del Millennio per uno sviluppo sostenibile" delle Nazioni Unite. La nuova agenda per lo sviluppo e la sostenibilità delle Nazioni Unite per il post 2015 ha focalizzato le priorità da obiettivi tradizionali come la riduzione della povertà e l'aumento dell'igiene ad obiettivi più inclusivi e integrati come lo Stato di diritto, la dignità e la prosperità sociale. Con implicazioni molto significative anche per il mondo imprenditoriale: per la prima volta le aziende sono chiamate a farsi parte attiva nel collegare ambiente e crescita economica. Per la prima volta i capitalisti sono accolti, benvenuti e caldamente richiesti al tavolo. Per la prima volta c'è piena consapevolezza del fatto che la strada verso un'economia interconnessa richiederà la forza specifica di ogni singolo settore.
Ma come può un'azienda assicurarsi di coordinare i propri piani di sviluppo con i nuovi obiettivi delle Nazioni Unite? Ad esempio iniziando ad investire sulla pianificazione strategica. Se la maggior parte dei fornitori di un'azienda è localizzata in Bangladesh, ad esempio, le domande da farsi saranno: l'azienda è pronta a gestire le implicazioni distruttive di un uragano o di un'inondazione nella regione, con la conseguente perdita di vite umane e di infrastrutture logistiche? Investire in riserve di acqua o nella formazione di personale specializzato in emergenze di questo tipo non potrebbe rafforzare l'azienda? Una pianificazione strategica di questo tipo è in grado di assicurare non solo una maggiore solidità dell'azienda, ma anche un più vasto coinvolgimento del personale e delle comunità locali nelle decisioni fondamentali sul suo sviluppo.
"A prova di futuro", è così che si stanno reinventando le grandi aziende nel ventunesimo secolo, il secolo del cambiamento climatico. Essere "a prova di futuro" - sia per un'organizzazione che per un'impresa - significa avere una visione di lungo termine e la responsabilità di agire anche per i diritti delle future generazioni.

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