lunedì 29 dicembre 2014

un luogo di decrescita virtuosa

Marco Boschini Headshot

Storia di un pezzo di terra, di cittadini visionari e di un modo antico per coltivare la comunità

Pubblicato: Aggiornato: 
Perché la storia, anche quella di un'intera civiltà, la si ricostruirà comunque ricomponendo minuscoli mattoncini (Riccardo Finelli, Appenninia - Viaggio nella terra di domani)
È una valanga strana quella che ascolto con l'orecchio del cronista di parte. Nel senso che non travolge, questa slavina che ha cominciato a venir giù un anno e mezzo fa. Coinvolge. Fa rete, mette insieme le persone. E io ci finisco in mezzo perché la trovo un'esperienza incredibile, di una forza dirompete.
Perché è così che fanno le persone quando decidono di mettersi assieme, scegliendo di prestare il fianco alla gratuità e ad un sogno ambizioso da tradurre giorno per giorno in fatto compiuto, possibilità. Insieme le persone fanno la comunità. E una comunità è appunto una valanga che non travolge, ma coinvolge. Unisce, semina. Progetta il futuro, cambiandolo nel presente. È questa la cosa credo più bella del Gast di Breda di Piave, 8.000 abitanti in provincia di Treviso.
In questa terra predata da cavatori senza scrupoli e produttori di prosecco e pesticidi, dove per troppo tempo si sono interrati rifiuti sulle rive del Piave e una politica scellerata ha cementificato ogni angolo del paesaggio, qui una piccola banda di musicisti improbabili si è messa a suonare una musica nuova, originale e potentissima.
Immaginate un'azienda agricola biologica: un caseificio, due ettari e mezzo di campi da coltivare, un agriturismo a conduzione familiare. Alcuni gruppi di acquisto del territorio prendono qui il buon formaggio che si produce. Grazie al rapporto che si instaura tra produttori e consumatori, alcuni componenti dei gas entrano in contatto con Evano Zaccaron, l'agricoltore ormai sessantenne che da una vita intera porta avanti da solo un'attività faticosissima da tenere in piedi in tempi normali, figurarsi in quest'epoca di transizione da un modello fallito (la crescita ad ogni costo) a qualcosa di ancora indistinto.
I suoi figli hanno studiato altro e non sembrano intenzionati a portare avanti l'azienda. Ecco la scintilla che accende il fuoco: trasformare il problema di una persona in un'opportunità collettiva. Alcuni gasisti illuminati decidono di portare il Gas ad un livello superiore, una sorta di gruppo di acquisto 2.0. Non solo più consum-attori consapevoli, ma auto-produttori attivi, convinti che è dal cibo e dalla terra che passa un cambio di paradigma in grado di fare la rivoluzione, evidentemente pacifica.
Si pensa ad una cooperativa per gestire tutto il progetto, "vogliamo arrivare a 100 soci che versano 4.000 euro ciascuno, in questo modo non avremo un padrone ma tante persone che condividono e condizionando concretamente un processo orizzontale. Abbiamo fatto diversi incontri pubblici, promosso la nostra idea e in questa fase siamo riusciti a raccogliere una trentina di pre-adesioni, che ci consentono di andare da un notaio e dare il via formale alla nostra cooperativa". Affitteranno il caseificio, i terreni e la stalla, per poi arrivare a regime ad acquistare tutta la proprietà, compreso l'agriturismo.
Alcuni di loro hanno già iniziato a realizzare il progetto, facendolo. Chi segue un corso da un agronomo del territorio esperto di filiera biologica, chi sta già da tempo dando una mano ad Evano nella semina dei campi e nella mungitura, chi studia le possibili evoluzioni future di un lavoro che parte dalla terra ma che vuole allargare il campo alla promozione culturale, ai laboratori, ai corsi di formazione.
La democrazia è un ingrediente essenziale di questa storia. "Pianteremo 500 esemplari in quello che sarà il nostro frutteto, e discuteremo insieme per decidere che tipo di coltivazioni portare avanti".
Il loro obiettivo dichiarato è quello di ridurre le distanze tra chi produce e chi consuma, di ridurre soprattutto la contrapposizione. "Ci parrebbe ipocrita dichiarare che siamo tutti uguali. C'è chi fatica a produrre e chi ne gode, ma anziché risolvere tutto in una contrattazione sul prezzo, ci si spalleggia simpaticamente puntando alla qualità, prima di tutto delle relazioni e di conseguenza, dei prodotti. In ultima analisi però: della vita. O no?". Eliminare la catena distributiva che ci sta in mezzo, che ricarica, sfrutta, in qualche modo corrompe il nobile lavoro dell'agricoltore. Renderci più saggi e consapevoli di ciò che si sta mangiando.
Stanno lavorando alla creazione di un sito internet che sarà inevitabilmente la vetrina e il megafono di un'esperienza cresciuta piano nel tempo, senza sostegni istituzionali o finanziatori occulti (www.cavindeconfin.it - cavindeconfin@gmail.com).
Vengono da esperienze molto diverse tra loro, i protagonisti di questo Gast "Cavin de Confin" (il cui significato sta per "piccolo sentiero fra i campi poco frequentato, per cui si cammina"). I primi tempi hanno dovuto abbattere pregiudizi, paure e reticenze di cui si erano loro stessi circondati. Ma poi ti confessano che una volta iniziato il cammino l'hanno ritrovato in fretta il sentiero che porta alla terra. Che è poi il posto da dove veniamo e sulla cui superficie attraversiamo il tempo che ci spetta in sorte. Averne cura, valorizzarla con rispetto, prenderne i frutti che abbiamo contribuito a realizzare. Sta tutto qui il segreto di un progetto bellissimo, a cui un cronista di parte augura tutto il bene possibile. "Riflettendo sul nome abbiamo pensato 'Cavin de confin', che potrebbe coniugare toponimia, dialetto e l'ideale che ci muove. Il nostro progetto è un percorso che si situa al confine della vecchia terra e che tende a sconfinare nella nuova terra di cui adesso intravediamo i contorni. È allargare il confine delle terre dedicate alla biodiversità, alla salvaguardia dell'ambiente, all'attenzione al locale... Noi siamo al tramonto di un mondo e all'alba di un altro...".
Perché quando si finisce con l'inciampare in una valanga strana come questo Gast, ci si lascia coinvolgere da quell'odore inconfondibile che hanno le storie buone. Da questa consistenza che sento nell'impastare parole. Futuro, un futuro diverso e grazie (anche) a loro oggi davvero possibile. Buona semina!

Nessun commento:

Posta un commento