“La scuola adotta un monumento”, il grande progetto formativo nato a Napoli vent’anni fa, diventa nazionale. Da un protocollo d’intesa tra Miur e Mibact
Era il 1992. Un progetto educativo destinato a passare alla storia vedeva la luce, a Napoli, per diffondersi presto in altre città d’Italia. Un progetto che a febbraio 2015 diventerà ufficialmente di portata nazionale e ministeriale.
L’iniziativa, dal grande valore civico, sociale e culturale, nasceva grazie allaFondazione Napoli Novantanove, d’intesa con il Provveditorato agli Studi e le Soprintendenze. “La scuola adotta un monumento” è oggi un exemplum mai dimenticato, una maniera di intendere le buone pratiche legate all’insegnamento e all’apprendimento; un’idea vincente per la formazione di una cittadinanza consapevole, attenta, rispettosa della cosa pubblica e innamorata dei propri territori. Alla base un pensiero illuminato, che riconosce nei beni culturali una chiave necessaria per innescare, nelle nuove generazioni, l’amore per il bene comune, il senso del bello, l’idea di comunità.
La formula: le scuole di una città, secondo un piano coordinato dalle amministrazioni, locali, adottano ognuna un monumento diverso – una chiesa, un museo, un palazzo storico, una piazza, una fontana, una statua, un sito archeologico, un giardino botanico… – iniziando a prendersene cura. Si compiono studi, ricerche, percorsi tematici; si organizzano visite guidate durante eventi speciali; si progettano attività di promozione e valorizzazione; si mettono a punto strategie di comunicazione; e si riaccende un faro su luoghi spesso dimenticati, per troppo tempo chiusi, poco valorizzati, degradati divenuti invisibili, rimasti nell’ombra.
Il rapporto con la città diventa allora un fatto di presa in carico, di responsabilità e di attenzione, ma anche di condivisione.
L’iniziativa, dal grande valore civico, sociale e culturale, nasceva grazie allaFondazione Napoli Novantanove, d’intesa con il Provveditorato agli Studi e le Soprintendenze. “La scuola adotta un monumento” è oggi un exemplum mai dimenticato, una maniera di intendere le buone pratiche legate all’insegnamento e all’apprendimento; un’idea vincente per la formazione di una cittadinanza consapevole, attenta, rispettosa della cosa pubblica e innamorata dei propri territori. Alla base un pensiero illuminato, che riconosce nei beni culturali una chiave necessaria per innescare, nelle nuove generazioni, l’amore per il bene comune, il senso del bello, l’idea di comunità.
La formula: le scuole di una città, secondo un piano coordinato dalle amministrazioni, locali, adottano ognuna un monumento diverso – una chiesa, un museo, un palazzo storico, una piazza, una fontana, una statua, un sito archeologico, un giardino botanico… – iniziando a prendersene cura. Si compiono studi, ricerche, percorsi tematici; si organizzano visite guidate durante eventi speciali; si progettano attività di promozione e valorizzazione; si mettono a punto strategie di comunicazione; e si riaccende un faro su luoghi spesso dimenticati, per troppo tempo chiusi, poco valorizzati, degradati divenuti invisibili, rimasti nell’ombra.
Il rapporto con la città diventa allora un fatto di presa in carico, di responsabilità e di attenzione, ma anche di condivisione.
Nel 1994 “La scuola adotta un monumento” cominciò a diffondersi su scala nazionale, grazie a una rete progressiva che andava costituendosi, di città in città. Palermo fu uno dei soggetti più ricettivi: erano gli anni subito successivi alle ultime stragi di mafia, quelle che uccisero i giudici Falcone e Borsellino. Anni difficili, dilaniati da ferite profonde e votati a una consapevolezza nuova. Il tessuto sociale siciliano andava ricostruito, partendo dalle macerie del 1992.
L’allora assessore alla cultura, Alessandra Siragusa, donna di fine intelligenza e spessore morale, capì che quell’iniziativa sbocciata a Napoli poteva rappresentare una chance. “L’idea è quella di promuovere un nuovo senso di cittadinanza”, diceva. “Spieghiamo ai bambini che questi monumenti sono orfani, abbandonati dai loro genitori. Ora i bambini saranno i genitori adottivi, e da lì, l’idea di responsabilità si diffonderà, nei quartieri e nell’intera città”: il sogno di Alessandra era anche la speranza collettiva di una rivoluzione morale per i più giovani. La lotta alla mafia e alla criminalità passava anche da là.
Alessandra Siragusa è scomparsa prematuramente nel 2013. Portata via da un cancro e compianta da una città intera, dalla sua parte politica, ma anche da quella avversaria: una donna che la politica la orientò ai valori del sapere, della legalità, della sensibilità. Scommettendo sempre sul ruolo della scuola e sulla forza di un pensiero critico.
L’allora assessore alla cultura, Alessandra Siragusa, donna di fine intelligenza e spessore morale, capì che quell’iniziativa sbocciata a Napoli poteva rappresentare una chance. “L’idea è quella di promuovere un nuovo senso di cittadinanza”, diceva. “Spieghiamo ai bambini che questi monumenti sono orfani, abbandonati dai loro genitori. Ora i bambini saranno i genitori adottivi, e da lì, l’idea di responsabilità si diffonderà, nei quartieri e nell’intera città”: il sogno di Alessandra era anche la speranza collettiva di una rivoluzione morale per i più giovani. La lotta alla mafia e alla criminalità passava anche da là.
Alessandra Siragusa è scomparsa prematuramente nel 2013. Portata via da un cancro e compianta da una città intera, dalla sua parte politica, ma anche da quella avversaria: una donna che la politica la orientò ai valori del sapere, della legalità, della sensibilità. Scommettendo sempre sul ruolo della scuola e sulla forza di un pensiero critico.
Nel primo anniversario della sua morte, Palermo, ricordandola con una cerimonia presso la direzione didattica a lei intitolata, ha ospitato il Sottosegretario all’IstruzioneDavide Faraone, arrivato ad illustrare il nuovo progetto: “La scuola adotta un monumento” diventerà un appuntamento di rito, esteso a tutto il territorio italiano e coordinato dal Ministero in accordo con la Fondazione Napoli Novantanove.
L’iniziativa dà seguito – come una delle possibili misure individuate – a un protocollo d’intesa firmato nei mesi scorsi da Miur e Mibact, per tracciare un percorso comune che veda scuola e beni culturali attivi su uno stesso fronte. E con uno stesso obiettivo: puntare su un’idea di formazione umanistica, saldamente ancorata alle radici culturali ed artistiche della Nazione e dei territori.
Cominciare dalle scuole, dunque, lavorando in sinergia per formare nuove generazioni – nonché nuove classi dirigenti – più colte, più lucide, realmente consapevoli. Probabilmente la vera sfida per il futuro dell’Italia.
L’iniziativa dà seguito – come una delle possibili misure individuate – a un protocollo d’intesa firmato nei mesi scorsi da Miur e Mibact, per tracciare un percorso comune che veda scuola e beni culturali attivi su uno stesso fronte. E con uno stesso obiettivo: puntare su un’idea di formazione umanistica, saldamente ancorata alle radici culturali ed artistiche della Nazione e dei territori.
Cominciare dalle scuole, dunque, lavorando in sinergia per formare nuove generazioni – nonché nuove classi dirigenti – più colte, più lucide, realmente consapevoli. Probabilmente la vera sfida per il futuro dell’Italia.
- Helga Marsala
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