Si riempiono tutti la bocca a parlar di scuola. La classe dirigente, quella che siede su comode poltrone, non ha la più pallida idea di cosa voglia dire non avere sedie a sufficienza per i tuoi alunni, abbastanza colori o abbastanza fogli su cui avrebbero tanto desiderio di disegnare il loro cielo, i loro aquiloni, le loro speranze. Al di là di tante magiche ricette, l’amara realtà è che docenti e scuola sono in sofferenza.... Noi insegnanti siamo sempre più soli, con sfide e lotte quotidiane. Lo sai bene che la scuola è il mezzo più potente per sconfiggere le diseguaglianze. Fai di tutto perché speri tanto che ciò che viene detto, spiegato e vissuto - gesti solidali e non egoistici, cooperativi e non competitivi -, esca dall’aula, accompagni i ragazzi nelle strade del mondo. L’hai capito bene che potranno dimenticare i Babilonesi, gli Egizi, i Sumeri, ma un buon insegnamento, quello no, non si dimentica mai.... Potranno impoverirci quanto vogliono ma noi possiamo decidere in quale direzione andare: siamo sempre noi a fare la differenza. Questa è la nostra speranza, la nostra forza. Non è poco. Buon anno e buon cammino a tutti!
di Valentina Guastini*
Si riempiono tutti la bocca a parlar di scuola, di insegnanti e di alunni. Tutti sanno tutto. Al di là di tante belle parole, di tante magiche ricette, l’amara realtà è che docenti e scuola sono in forte sofferenza. Si ritrovano depauperati all’inverosimile e a rimetterci sono sempre gli stessi: i più deboli.
Giorno dopo giorno, anno dopo anno, gli insegnanti si ritrovano sempre più al buio esempre più soli con storie alle spalle e sulle spalle, con sfide e lotte quotidiane che affrontano con in mente un solo e unico pensiero: il bene dei bambini e dei ragazzi. E se non molli è solo per loro, perché malgrado tutto e tutti, continui a crederci e a combattere con tutte le tue forze.
Lo devi ai tuoi figli e ai tuoi ragazzi. Lo sai bene che la scuola è il mezzo più potente per sconfiggere le diseguaglianze, non per ribadirle. L’hai capito bene che a scuola si combattono le ingiustizie e le differenze. L’hai capito bene che quelle, purtroppo, si fanno fuori.
Conosci bene l’importanza di ribadire certe cose e fai di tutto perché speri tanto che ciò che viene detto e spiegato, esca dall’aula, accompagni i ragazzi nelle strade del mondo, di un mondo che si spera loro possano contribuire a migliorare ogni giorno un po’ di più attraverso gesti solidali e non egoistici, cooperativi e non competitivi. L’hai capito bene che potranno dimenticare i Babilonesi, gli Ittiti, gli Egizi, i Sumeri. Oppure potranno ricordarli per un po’ , ma un buon insegnamento, quello no, non si dimentica mai. Dura tutta una vita. Questa è la vera meritocrazia di cui vorrei sentir parlare e su cui vorrei confrontarmi con la classe dirigente, quella che siede su comode poltrone e che non ha la più pallida idea di cosa voglia dire non avere sedie a sufficienza per i tuoi alunni, abbastanza colori o abbastanza fogli su cui avrebbero tanto desiderio di disegnare il loro cielo, le loro farfalle, i loro aquiloni, il loro mare, il loro mondo colorato, i loro sogni e le loro speranze.
Quella che, immobile, su una poltrona decide sulla vita degli altri. “Tagliare, accorpare, ridurre” sono i pochi verbi che rientrano nel suo dizionario. Gli insegnanti, invece, non stanno immobili. Si alzano dalle sedie e corrono. Sì, noi corriamo dietro ai bambini, agli aquiloni e alle farfalle. Corriamo dietro a quei bambini che fermi proprio non riescono a stare, corriamo dietro alle loro paure, alle loro speranze e ai loro sogni. Noi continuiamo a guardare avanti, a puntare in alto. Guardiamo il cielo e ce la mettiamo proprio tutta per renderlo sereno.
Costruiamo dialoghi, tessiamo speranze e proviamo a contenere il disorientamento, l'incertezza, la demotivazione. Sperimentiamo, adottiamo e adattiamo metodi, elaboriamo, rielaboriamo, e ogni mattina è una sfida diversa, è un ricominciare.
Diceva Pier Paolo Pasolini che il lavoro del maestro è come quello della massaia, bisogna ogni mattina ricominciare da capo: ”La materia, il concreto sfuggono da tutte le parti, sono un continuo miraggio che dà illusioni di perfezione”. E credo che in queste sue parole sia racchiuso tutto il nostro difficile compito. Occorre sempre vigilare, cogliere le sfumature, stare attenti a cosa leggono, cosa vedono, cosa pensano e cosa sognano i nostri ragazzi.
Capire cosa rende loro felici o tristi. Capire come li puoi aiutare e fin dove ti puoi spingere, senza mai concederti il lusso di stare immobile. è troppo rischioso.
Noi continuiamo a crederci e a combattere l'analfabetismo emozionale, perché pensiamo che gli altri non siano dei numeri ma delle persone e siamo ben consapevoli che dal presente che i nostri ragazzi vivono e dai valori che genitori e insegnanti trasmettono loro dipende il nostro e il loro futuro.
Credo che la scuola abbia bisogno di alcuni cambiamenti perché oggi fa fatica a rispondere alle esigenze della società. Ma quando si parla di riforme si pensa sempre e solo al piano didattico, discipline, orari, e mai a quello dei contenuti. La scuola è una comunità educante, “che forma il cittadino”, "che educa le persone.” Allora, se la scuola è una comunità educante, sarebbe il caso di chiederci: per educare a che cosa, come, a quali scopi?
Cari colleghi, potranno impoverirci quanto vogliono ma ricordatevi che noi possiamodecidere in quale direzione andare . Dipende solo da noi. Siamo sempre noi a fare la differenza. Questa è la nostra linfa. Questa è la nostra speran
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