martedì 1 settembre 2015

no al latte in polvere nei formaggi

Io dico No al latte in polvere perché… Giuseppe Giovannoni: «Siamo già in difficoltà e la sua concorrenza ci schiaccerebbe»

Aveva 30 anni Giuseppe Giovannoni quando ha lasciato tutto per andare a fare il casaro.

giuseppe giovannoni
Una scelta coraggiosa la sua, che va controcorrente in un mondo in cui la velocità sembra essere la chiave stilistica con cui affrontare la vita. Giuseppe decide di vivere in montagna, nella sua montagna – le Alpi Orobiche, in Valtellina – quella in cui andava da bambino a portare al pascolo le capre degli zii. Ma non è certo una tradizione di famiglia per lui: la maturità scientifica e i molti lavori fatti prima dei trent’anni sembravano portarlo in tutt’altra direzione.
Alla fine, però, il suo amore ha prevalso e Giuseppe è salito in montagna: ha iniziato con il Bitto imparando lì, in malga, come si fa il formaggio. Poi ha comprato alcune capre di razza orobica e ha cominciato a fare da solo. «Le ho scelte perché sono più adatte per la montagna. Sono native di queste zone e molto rustiche: anche se fanno poco latte sono le migliori da allevare in questo ambiente», sottolinea.
Quando gli chiedo se abitare in montagna, un po’ isolati nella natura, sia un sacrificio Giuseppe non ha esitazioni: «Non è duro, se lo si vuole fare davvero non è un problema. L’importante è la volontà. Anche il lavoro di per sé non è difficile, ciò che è davvero complicato è la burocrazia». Qui si infervora e comincia a darmi prove per spiegare l’ottusità dei legislatori. Un caseificio per essere a norma, ad esempio, deve avere un debatterizzatore d’acqua a raggi ultravioletti per rendere l’acqua potabile: un’assurdità in un caseificio di montagna in cui è disponibile acqua pura di sorgente.
Oltre alla burocrazia un’altra difficoltà per i casari è la mancanza di aggregazione. Questo problema viene in parte risolto con la nascita del nuovo Presidio della capra orobica, che sarà presentato aCheese, a Bra, dal 18 al 21 settembre. Abbiamo avviato il progetto per preservare questa specie in estinzione: i vantaggi, infatti, non saranno tanto economici (rimane comunque una piccola produzione con la sua piccola nicchia di mercato) quanto piuttosto sociali. Con il Presidio, infatti, anche un piccolissimo produttore che alleva solo qualche capo può trovare appoggio nel gruppo di allevatori e non venire schiacciato dalla grande produzione.
Ancor prima di entrare nella rete dei Presìdi, Giuseppe è sempre stato un sostenitore delle iniziative di Slow Food e non può che appoggiare, quindi, anche la campagna contro il latte in polvere nei formaggi.«Già il formaggio non dovrebbe essere fatto con latte di animali che non mangiano erba, figuriamoci col latte in polvere! In più il latte vale pochissimo se poi si aggiunge la concorrenza del latte in polvere noi produttori verremmo schiacciati! Bisogna fare latte in basse quantità ma di alta qualità!».
Per questo e per gli altri problemi del sistema alimentare odierno secondo Giuseppe c’è una sola soluzione: sono le scelte dei consumatori a poter davvero fare la differenza e a influenzare le politiche delle grandi multinazionali.
Se sei d’accordo con l’opinione di Giuseppe sul latte in polvere, firma anche tu la petizione di Slow Food per dire No ai formaggi con il latte in polvere!
Francesca Monticone
f.monticone@slowfood.it

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