sabato 30 aprile 2016

quanto inquina la tua assicurazione


Quanto inquina la tua assicurazione ?

by Riccardo

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di Luca Manes*
Il carbone fa male all'ambiente e alle persone, ormai è universalmente riconosciuto. Non a caso fioccano le dichiarazioni di intenti sulla riduzione del suo consumo. Anche una dellepiù importanti compagnie italiane, la Generali, in occasione della strombazzatissima COP21 di Parigi ha pubblicato sul suo sito web un messaggio che non lascia troppi dubbi : "In qualità di assicuratore, Generali desidera avere un ruolo attivo nel dare supporto alla transizione verso un’economia ed una società più sostenibili. Continueremo a monitorare e ridurre i nostri impatti diretti e a promuovere un’economia per limitare il riscaldamento globale a 2 gradi attraverso i nostri prodotti, servizi e investimenti, così come affermato nella nostra Politica di Gruppo per l'ambiente e il clima”.
Dal 2010 anche Generali ha delle linee guida su come vincolare i suoi investimenti e prestiti in giro per il mondo a una maggior tutela ambientale. Prima seguiva le best practice del Fondo pensione del governo norvegese, che con quasi 790 miliardi di euro di attivi in gestione è il principale veicolo a controllo statale del Pianeta. Tuttavia in questo ultimi sei anni la compagnia di Trieste non ha preso alcun impegno concreto per porre fine ai finanziamenti a progetti per l'estrazione del carbone. Nello stesso periodo il Fondo norvegese ha compiuto dei passi importanti, decidendo di non puntare più sulle società che hanno più del 30% della propria capacità di generazione elettrica, nel caso delle utility elettriche, o più del 30%  dei ricavi da progetti a carbone.
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A differenza dei suoi diretti concorrenti, Axa e Allianz, che stanno uscendo dagli investimenti nella polvere nera, Generali è ancora coinvolta in finanziamenti a dir poco discutibili. Come quello alla Duke Energy, la più grande utility energetica statunitense. La Duke è finita nell'occhio del ciclone per l'altissimo livello di inquinamento dei bacini d'acqua in cui sono sversati i residui tossici della combustione nelle centrali a carbone. Tecnicamente si chiama coal ash management, altri non è se non un'attività molto dannosa per l'ambiente e per le persone. La Duke brucia carbone in cinque stati: Indiana, Florida, Kentucky, South Carolina e North Carolina, dove a fronte di 14 impianti ci sono ben 33 bacini di smaltimento. “Immaginate 33 stagni grandi come il Colosseo, ma anche di più, pieni di rifiuti industriali contenenti arsenico, cromo, cadmio, mercurio e piombo che finiscono nei fiumi e nelle falde acquifere.
Un vero incubo!” ci racconta Donna Lisenby, esponente dell'organizzazione International Waterkeeper Alliance, che dal 2010 segue questo caso. “Nei pressi di questi stagni vivono oltre 300 famiglie, che non possono utilizzare l'acqua dei pozzi vicini alle loro abitazioni”. Donna ci spiega che è la Duke a fornire riserve idriche a tutte queste famiglie ma che le ultime analisi fatte eseguire dalle autorità statali lo scorso febbraio hanno stabilito che l'acqua è potabile, smentendo le precedenti ricerche. “L'attuale governatore del North Carolina, Pat McCrory, ha lavorato per la Duke Energy per 28 anni...” ricorda la Lisenby.
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A livello federale, però, la musica è ben diversa. Nel 2014, a causa della sua discussa coal ash management e soprattutto di un grosso sversamento nel fiume Dan, in North Carolina,la Duke Energy è stata accusata di negligenza, imperizia e violazione della normativa nazionale sui fiumi. La compagnia ha patteggiato con le corti civili e penali, che hanno imposto sanzioni pecuniarie di oltre 100 milioni di dollari e l'obbligo di svolgere servizi per le comunità impattate. “Ma ci sono aspetti molto controversi in queste sentenze, per esempio che la Duke è obbligata a ripulire i bacini che si trovano nei paraggi di sole 7 delle 14 centrali in North Carolina. Non basta, devono bonificare tutta l'area che hanno inquinato”, ribadisce la Lisenby. Intanto anche gli azionisti della Duke hanno intrapreso ben sei azioni legali nei confronti della compagnia e non è da escludere una class action. Proprio per raccontare quali e quanti sono i problemi che avvolgono una delle società in cui Generali investe i suoi fondi, Donna Lisenby è volata fino a Trieste, dove ha partecipato all'assemblea degli azionisti della compagnia assicuratrice.
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A proposito di azionariato critico, in assemblea un forte monito è arrivato anche esponenti di Re:Common, che hanno stigmatizzato i finanziamenti di Generali all'indiana NTPC, alla polacca PGE, alla ceca CES e alla tedesca RWE, che ha impianti a lignite, ancora più inquinanti. Addirittura la RWE è la compagnia europea che emette più anidride carbonica nell'atmosfera. “Chiediamo a Generali di rendere pubblici tutti i suoi investimenti in società attive nel settore del carbone (estrazione, trasporto e produzione elettrica) sia tramite azioni che titoli obbligazionari.
Analogamente di rendere pubbliche le sue operazioni di assicurazioni di specifici progetti a carbone. E soprattutto di impegnarsi da questa assemblea a sviluppare entro la fine del 2015 una policy di disinvestimento dal carbone che vada oltre gli impegni di Axa, Allianz e del Fondo pensione norvegese”. Questo il passaggio fondamentale dell'intervento di Re:Common, cui però il presidente di Generali Gbriele Galateri di Genola ha risposto ribadendo che la compagnia non ha “una politica di esclusione delle società legate al settore energetico, in particolare quelle che producono carbone...ma questo tema è tuttora oggetto di approfondimento da parte di Generali, che non è ancora giunta a politiche di disinvestimento ma ha intenzione di adeguarsi alle regole che stanno emergendo nell'ambito dei convegni internazionali, come la COP21”.
*recommon.org
Venerdì 6 maggio 2016, dalle h. 19,30 al cineclub Detour,  via Urbana 107 a Roma, Re:Common presenterà la sua nuova pubblicazione "Profondo Nero". Durante la serata sono previsti: un aperitivo, la proiezione del documentario breve "La via del carbone" di Bruno Federico e Nadja Drost e un incontro/dibattito sui temi della pubblicazione con ospiti dalla Colombia.

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