domenica 29 maggio 2016

elogio del conflitto

Elogio del conflitto

by JLC
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Nella foto: La Grotta Krubera (Georgia), la più profonda del mondo (2.197 metri). Fonte: reddit.com
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di Lea Melandri*
“Si tratta di imparare a convivere con tutto ciò che abbiamo rimosso e abbandonato come una anomalia inammissibile. Si tratta di capire in che modo l’essere umano, l’essere umano così com’è, l’essere umano con il suo fondo di costitutiva oscurità, possa costruire le condizioni di un vivere comune ‘malgrado’ il conflitto e anzi ‘attraverso’ il conflitto, mettendo fine al sogno o all’incubo di chi vorrebbe eliminare tutto ciò che vi è in lui di ingovernabile”.
(Benasayag e Del Rey, “Elogio del conflitto”, Feltrinelli 2008)
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Dire che nel vissuto del singolo si danno, concentrati e confusi, bisogni, identità, luoghi, rapporti, passioni, fantasie, interessi e desideri diversi, è riconoscere che c’è un “territorio” che sfugge o esorbita dai confini della vita pubblica – e quindi irriducibile al sociale –, che è la vita psichica, una terra di confine, tra inconscio e coscienza, tra corpo e pensiero, in cui affondano radici ancora in gran parte inesplorate.
Le “viscere” razziste, xenofobe, misogine, su cui la destra antipolitica ha fatto breccia per raccogliere consensi, è il sedimento di barbarie, ignoranza e antichi pregiudizi ma anche sogni e desideri mal riposti, che la sinistra, ancorata al primato del lavoro e della classe operaia, ha sempre trascurato, come se dopo il grande balzo operato da Marx non ci fossero stati altri rivolgimenti altrettanto radicali, come la psicanalisi, il femminismo, la non violenza, la biopolitica, l‘ambientalismo.
Non dovrebbe essere difficile riconoscere che lo “straniero”, il “povero”, il “fuori norma”, il migrante ridotto alle necessità vitali, incarnano, portandolo in questo momento allo scoperto, il “rimosso” originario di una civiltà che, separando corpo e linguaggio, biologia e storia, ha costruito sbarramenti, frontiere fin dentro i corpi e la vita psichica, e posto le premesse perché quella demarcazione andasse progressivamente a scomparire.
Il ritorno di ciò che è stato escluso – i corpi, la vita dei singoli nella sua complessità e interezza, passioni, fantasmi contraddittori – può tradursi in una inevitabile barbarie, mapuò anche riaprire la strada al desiderio e al conflitto, alla possibilità di ridefinire su basi meno astratte il legame sociale.

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