mercoledì 28 marzo 2018

nessuno tocchi Caino

NESSUNO TOCCHI CAINO NEWS
La newsletter a cura di Nessuno Tocchi Caino
Questo servizio e' realizzato nell'ambito di un progetto sostenuto dall'Unione Europea. Le opinioni espresse in questa pubblicazione non riflettono necessariamente quelle della Commissione dell'Unione Europea.

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Anno 18 - n. 10 - 24-03-2018 

Contenuti del numero:

1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : ZIMBABWE: PRESIDENTE COMMUTA LE CONDANNE A MORTE
2.  NEWS FLASH: PAKISTAN: ASSOLTO CRISTIANO CHE ERA STATO CONDANNATO A MORTE PER BLASFEMIA
3.  NEWS FLASH: IRAQ: PIU’ DI 3.000 CONDANNATI A MORTE PER TERRORISMO
4.  NEWS FLASH: SINGAPORE: IMPICCATO PER TRAFFICO DI DROGA
5.  NEWS FLASH: ARABIA SAUDITA: LAVORATORE INDONESIANO GIUSTIZIATO PER OMICIDIO
6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA : 


ZIMBABWE: PRESIDENTE COMMUTA LE CONDANNE A MORTE
21 marzo 2018: Il presidente Emmerson Mnangagwa ha commutato in ergastolo la pena per i detenuti che sono nel braccio della morte da oltre 10 anni.

Annunciando l'amnistia, il Commissario per i servizi correzionali e carcerari dello Zimbabwe Alford Mashango Dube ha detto che il Presidente ha concesso le commutazioni "ai sensi della sezione 112 (1) (a), (c) e (d) della Costituzione dello Zimbabwe.
"La commutazione della condanna a morte in ergastolo è concessa a tutti i prigionieri che sono nel braccio della morte da dieci anni e oltre".
All'inizio del 2017 c'erano 97 detenuti condannati a morte e il Paese non giustizia prigionieri da più di 10 anni.
Inoltre, è stata concessa la remissione completa a tutti i prigionieri maschi condannati all'ergastolo il 28 febbraio 1998 o prima, e a tutte le detenute condannate all'ergastolo il 31 dicembre 2010 o prima.
Lo ZPCS (Servizio Correzionale e Carcerario dello Zimbabwe) ha applaudito alla mossa attuata dal presidente Mnangagwa nell'esercizio della sua prerogativa di grazia nei confronti di alcuni prigionieri dietro le sbarre.
"La misura non ha solo fatto molta strada nel decongestionare le nostre prigioni ma è servita come promemoria per i detenuti e la società che lo scopo della reclusione è fondato sul principio della riforma piuttosto che retributivo", ha affermato il Commissario.
Ha aggiunto: "Ora è lasciato alla società garantire che coloro che sono stati rilasciati si reintegrino sani e salvi nelle rispettive comunità".
I prigionieri graziati appartengono a 11 categorie.
La prima categoria è rappresentata da tutte le detenute condannate che hanno ottenuto la piena remissione del restante periodo di reclusione "a prescindere dal reato commesso, salvo per le condannate all'ergastolo e a morte".
Nella seconda categoria, a tutti i minori è stata concessa la remissione completa del restante periodo di reclusione. Questi sono stati graziati a prescindere dai reati commessi.
Tutti i prigionieri condannati alla reclusione per un periodo di 36 mesi o meno, e hanno scontato un quarto della pena, hanno ottenuto la remissione completa per il restante periodo di reclusione.
Mnangagwa ha anche graziato tutti i detenuti malati terminali che difficilmente sopravviveranno alle loro pene detentive. L'amnistia è concessa a coloro che saranno certificati da un ufficiale medico del carcere o da un ufficiale medico governativo. 
L'amnistia è concessa anche ai prigionieri della prigione aperta.
"Questa categoria è composta da detenuti che, a seguito di un buon comportamento e di un genuino desiderio di riforma mentre sono nel carcere chiuso, sono stati selezionati per i programmi di riabilitazione del carcere aperto".
La piena remissione è stata concessa anche a tutti i detenuti di età pari o superiore a 60 anni e che hanno scontato un terzo della pena, salvo per quelli condannati all'ergastolo o a morte.
I detenuti condannati per furto di bestiame e che hanno scontato un terzo della pena hanno ricevuto un'amnistia completa.
Il commissario Dube ha chiesto alle comunità di accogliere chi ritorna.
"Facciamo appello a tutte le parti interessate, comprese le famiglie, le chiese, i gruppi di assistenza, la comunità imprenditoriale e la società in generale per facilitare la reintegrazione degli ex detenuti".
Ha anche esortato i beneficiari del perdono presidenziale a rispettare l'amnistia, astenendosi dal commettere ulteriori reati che li riporterebbero in prigione.
"Ci aspettiamo che vivano come cittadini rispettosi della legge se la società si fida di loro e li abbraccia".
(Fonti: bulawayo24.com, 21,03/2018)
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

PAKISTAN: ASSOLTO CRISTIANO CHE ERA STATO CONDANNATO A MORTE PER BLASFEMIA
23 marzo 2018: Un cristiano pakistano che era stato condannato a morte per blasfemia circa due anni fa è stato recentemente assolto.
L’accusa contro di lui - presentata da un agente di polizia la cui protezione aveva cercato contro due ricattatori - era "chiaramente fabbricata", ha detto il suo avvocato dopo l'assoluzione del 13 marzo.
Anjum Sandhu, della città nord-orientale di Gujranwala, nella provincia del Punjab, era andato dalla polizia nel maggio 2015 per riferire che Javed Naz e Jafar Ali gli avevano estorto 20.000 rupie ($ 200) e chiedevano ulteriori 50.000 rupie ($ 500).
I due uomini furono arrestati, ma dissero alla polizia che Sandhu, durante una discussione nella sua scuola, aveva "usato parole blasfeme" e che avevano una registrazione del fatto.
Napoleon Qayyum, attivista per i diritti umani e parente di Sandhu, ha affermato che "il ricatto riguardava una registrazione audio di una voce che sembrava quella di Sandhu. 
Naz, con l'aiuto del suo amico Ali, produsse una registrazione audio con una voce simile a quella di Sandhu e lo minacciò di terribili conseguenze se non avesse dato i soldi che chiedevano. 
Quando ancora una volta richiesero denaro, Sandhu si consultò con i suoi amici e presentò una denuncia alla polizia. 
La polizia, invece di registrare un caso di ricatto, chiese ulteriori soldi a Sandhu, sapendo che gestiva una catena di scuole con successo economico".
Quando Sandhu cercò di rendere un Primo Rapporto Informativo presso la stazione di polizia, che secondo il codice di procedura penale del Pakistan avrebbe dovuto essere registrato per iscritto, "il poliziotto, piuttosto che registrare la dichiarazione di Sandhu, assunse il ruolo di accusatore", ha detto Qayyum.
La registrazione fu esaminata dal Laboratorio Scientifico Forense. L’opinione dei tecnici che si trattasse della voce di Sandhu convinse il giudice, e Sandhu fu dichiarato colpevole.
Riaz Anjum, uno degli avvocati difensori di Sandhu durante l'udienza di appello, dichiarò a World Watch Monitor che il caso era "chiaramente fabbricato".
"I giudici notarono che, sebbene l'inchiesta fosse viziata, non era stata trovata alcuna prova che potesse dimostrare se Sandhu avesse in qualche modo l'inclinazione a discutere di religione in primo luogo", ha detto Anjum.
"E’ un caso senza prove", ha aggiunto.
I giudici che hanno assolto Sandhu, i giudici Sayyed Mazahar Ali Hussain Naqvi e Mushtaq Ahmad, hanno affermato che "nessun noto esperto religioso della zona, con una vasta conoscenza dell'Islam, era coinvolto nel caso" e quindi non c’era garanzia di un'indagine corretta, trasparente e imparziale.
Le loro note di giudizio dicevano anche: "Il laboratorio forense a Lahore non aveva un sistema di riconoscimento vocale ... In assenza di un rapporto di comparazione vocale, non si può affermare con certezza che il discorso in questione sia stato effettivamente pronunciato da Anjum Naz Sindhu."
Sandhu è uno dei tre direttori della Science Locus School di Gujranwala. In occasione della sua condanna nel giugno 2016, anche Naz e Ali sono stati condannati a morte, ma solo dopo aver scontato 35 anni di prigione. Hanno anche ricevuto multe di 80.000 rupie ($ 800).
(Fonti: worldwatchmonitor.org, 23/03/2018)
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IRAQ: PIU’ DI 3.000 CONDANNATI A MORTE PER TERRORISMO
21 marzo 2018: L'Iraq ha arrestato o imprigionato almeno 19.000 persone accusate di legami con il gruppo dello Stato Islamico o altri reati legati al terrorismo e condannato a morte più di 3.000 di loro, secondo un'analisi della Associated Press.
L'incarcerazione di massa e la rapidità dei verdetti di colpevolezza sollevano preoccupazioni su possibili errori giudiziari - e preoccupazioni che i militanti in carcere stiano reclutando all'interno della popolazione carceraria per costruire nuove reti estremiste.
Il conteggio della AP si basa in parte sull'analisi di un foglio di calcolo che elenca tutte le 27.849 persone detenute in Iraq a fine gennaio, fornito da un funzionario che ha richiesto l'anonimato perché non autorizzato a parlare con i media. Si ritiene che altre migliaia siano detenuti da altri organismi, tra cui la polizia federale, l'intelligence militare e le forze curde. Queste cifre esatte non possono essere immediatamente ottenute.
L'AP ha stabilito che 8.861 dei prigionieri elencati nel foglio di calcolo siano stati giudicati colpevoli di accuse di terrorismo dall'inizio del 2013 - arresti molto probabilmente legati al gruppo dello Stato Islamico, secondo un membro dell'intelligence a Baghdad.
Inoltre, altre 11.000 persone sono attualmente detenute dal servizio segreto del ministero dell'Interno, sottoposte a interrogatorio o in attesa di processo, ha detto un secondo funzionario dell'intelligence. Entrambi i funzionari dell'intelligence hanno parlato in condizioni di anonimato perché non autorizzati a informare la stampa.
"C'è un grande sovraffollamento ... L'Iraq ha bisogno di un gran numero di investigatori e giudici per risolvere questo problema", ha detto alla AP Fadhel al-Gharwari, membro della Commissione per i diritti umani, nominata dal parlamento iracheno.
Al-Gharwari ha detto che molti procedimenti legali sono stati ritardati perché il Paese non ha le risorse per rispondere al picco delle carcerazioni.
Un gran numero di iracheni sono stati detenuti durante gli anni 2000, quando i governi degli Stati Uniti e dell'Iraq combattevano i militanti sunniti, compresa al-Qaida, e le milizie sciite. Nel 2007, al culmine dello scontro, l'esercito americano deteneva 25.000 persone. Il foglio di calcolo ottenuto dall'AP ha mostrato che circa 6.000 persone arrestate per reati di terrorismo prima del 2013 stanno ancora scontando le pene.
Ma l'attuale ondata di detenzioni ha colpito il sistema giudiziario iracheno molto di più perché gli arresti passati sono stati spalmati su un periodo molto più lungo e il maggior numero di detenuti è stato a carico dell'esercito americano, con solo una parte inviata ai tribunali iracheni e il resto rilasciato.
Human Rights Watch ha avvertito a novembre che l'ampio uso delle leggi sul terrorismo significa che coloro che avevano connessioni minime con il gruppo dello Stato Islamico sono coinvolti in procedimenti penali insieme ai responsabili dei peggiori abusi. Il gruppo ha stimato il numero di tali arrestati e prigionieri - circa 20.000 in tutto.
"Sulla base di tutti i miei incontri con alti funzionari governativi, ho la sensazione che nessuno - forse nemmeno il primo ministro in persona - conosca l'intero numero dei detenuti", ha detto Belkis Wille, ricercatore iracheno dell'organizzazione.
Il primo ministro Haider al-Abadi, che è in corsa per mantenere la sua carica nelle elezioni nazionali previste per maggio, ha ripetutamente chiesto condanne a morte accelerate per le persone accusate di terrorismo.
Il foglio di calcolo analizzato dall'AP ha mostrato che 3.130 detenuti sono stati condannati a morte con accuse di terrorismo dal 2013.
Dal 2014 sono state effettuate circa 250 esecuzioni di membri dell’IS, secondo il funzionario dell'intelligence di Baghdad. Circa 100 delle esecuzioni hanno avuto luogo l'anno scorso, un segno del ritmo accelerato delle impiccagioni.
Le Nazioni Unite hanno avvertito che le esecuzioni rapide mettono le persone innocenti a maggior rischio di essere condannate e giustiziate", con conseguenti errori giudiziari grossolani e irreversibili".
Il numero crescente di arrestati e imprigionati riflette la lotta di oltre quattro anni contro il gruppo dello Stato Islamico, che si è formato nel 2013 e ha conquistato quasi un terzo dell'Iraq e della vicina Siria l'anno successivo.
Le forze irachene e curde, sostenute da una coalizione guidata dagli Stati Uniti, alla fine hanno fatto arretrare il gruppo su entrambi i lati del confine, riconquistando quasi tutto il territorio entro la fine dell'anno scorso.
Durante i combattimenti, l'Iraq ha messo migliaia di sospetti dell'IS sotto processo nei tribunali antiterrorismo. I procedimenti cui hanno assistito la AP e i gruppi per i diritti umani spesso non duravano più di 30 minuti.
La stragrande maggioranza è stata condannata ai sensi della legge sul terrorismo irachena, che è stata criticata come eccessivamente ampia.
Alla domanda sui processi, Saad al-Hadithi, un portavoce del governo, ha dichiarato: "Il governo è impegnato affinché ogni criminale e terrorista riceva la giusta punizione".
La più grande concentrazione di persone con condanne relative all'IS si trova nella prigione centrale di Nasiriya, circa 320 chilometri a sud-est di Baghdad, un vasto complesso di massima sicurezza che ospita oltre 6.000 persone accusate di reati legati al terrorismo.
Le celle progettate per ospitare due prigionieri ora ne hanno sei, secondo un funzionario della prigione che ha parlato in condizioni di anonimato, in linea con i regolamenti. Il funzionario ha affermato che il sovraffollamento rende difficile l’isolamento dei prigionieri accusati di terrorismo e che un numero inadeguato di guardie significa che i membri dell’IS stanno promuovendo apertamente la loro ideologia all'interno della prigione.
Sebbene ai prigionieri di Nassiriya sia stato vietato l'anno scorso di tenere sermoni e reclutare compagni di prigionia, il funzionario ha detto di aver visto ancora prigionieri diffondere insegnamenti religiosi estremisti.
Nei reparti che detenevano per lo più dei terroristi, i membri di più alto livello dell’IS hanno vietato ai prigionieri di guardare la televisione. Molti alla mensa rifiutano di mangiare carne, credendo che non sia stata preparata secondo le linee guida religiose, ha detto il funzionario della prigione.
Il relativo controllo degli estremisti rievoca la prigione di Bucca, una struttura ormai chiusa che gli Stati Uniti hanno gestito nel sud dell'Iraq negli anni 2000.
L'impianto si è dimostrato una capsula di Petri dove i detenuti militanti si sono mescolati - compreso l'uomo che ora guida lo Stato Islamico, Abu Bakr al-Baghdadi, che vi ha trascorso quasi cinque anni, unendosi ad altri militanti che sono diventati importanti nel gruppo.
Funzionari iracheni affermano di aver preso provvedimenti per impedire la ripetizione del fenomeno di Bucca.
"Non permetteremo che Bucca succeda di nuovo", ha detto un funzionario del ministero degli Interni che sovraintende alla detenzione dei sospetti dell’IS nell'area di Mosul, parlando anche lui a condizione di mantenere l'anonimato, in linea con i regolamenti.
"Gli americani hanno liberato i loro prigionieri; sotto l'Iraq, riceveranno tutti la pena di morte ", ha detto.
Apparecchi per disturbare il segnale dei cellulari sono stati installati nelle carceri con sospetti dell’IS. Ma a Nassiriya, il funzionario della prigione ha detto che i detenuti sembrano rimanere in contatto con l'esterno.
Ha raccontato come pochi giorni dopo che una guardia ha punito un membro dell’IS nella prigione, l'uomo ha minacciato la famiglia della guardia, elencando i nomi e l'età dei suoi figli.
Gli imprigionamenti hanno colpito duramente la minoranza araba sunnita irachena, minacciando di peggiorare le tensioni con il governo controllato dagli sciiti. La comunità era allo stesso tempo il bacino da cui l’IS reclutava e la popolazione più brutalmente colpita dal suo dominio.
Le incarcerazioni di massa sotto l'ex primo ministro Nouri al-Maliki hanno provocato un diffuso risentimento tra i sunniti, contribuendo ad alimentare la crescita di IS.
Il capo della Croce Rossa Internazionale, un'organizzazione che visita regolarmente strutture di detenzione in Iraq, ha avvertito che le detenzioni di massa spesso contribuiscono a futuri cicli di violenza.
"Sono le torture, i maltrattamenti, le continue cattive condizioni a lungo termine nelle detenzioni che hanno radicalizzato molti soggetti che ritroviamo poi armati sul campo di battaglia", ha detto il presidente del CICR Peter Maurer durante una recente visita in Iraq.
(Sources: AP, 21/03/2018)
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SINGAPORE: IMPICCATO PER TRAFFICO DI DROGA
16 marzo 2018: Un uomo di Singapore è stato impiccato per traffico di droga nel Complesso della Prigione di Changi dopo non essere riuscito il giorno precedente a far riaprire il suo caso.
Hishamrudin Mohd, 56 anni, era stato dichiarato colpevole del traffico di 34,94 g di diamorfina e condannato a morte dall'Alta Corte il 2 febbraio 2016.
Un portavoce del Central Narcotics Bureau (CNB) ha detto che Hishamrudin era stato arrestato in un'operazione il 7 ottobre 2010, durante la quale erano stati recuperati dalla sua auto 59 pacchetti contenenti 604,05 g di sostanze polverose e granulari.
Le sostanze furono analizzate e trovate contenere 3,56 g di diamorfina o eroina pura.
Fu portato a casa sua, dove furono recuperati 193 pacchetti contenenti 4.061,68 g di sostanze polverose e granulari che contenevano 34,94 g di eroina pura.
Il portavoce del CNB ha ricordato che la legge sulla droga prevede la pena di morte se la quantità di diamorfina trafficata è superiore a 15 g.
Il suo ricorso contro la condanna a morte era stato respinto dalla Corte d'Appello il 3 luglio scorso. Anche le sue richieste di clemenza al Presidente sono fallite.
Il 15 marzo pomeriggio, ha presentato una mozione per riaprire il caso ed è stato ascoltato dai giudici di appello Andrew Phang, Judith Prakash e Hoo Sheau Peng.
Il tribunale, respingendo il ricorso, ha rilevato che non c'era nulla di nuovo nella sostanza nelle sue argomentazioni scritte o orali poiché i punti erano stati precedentemente ascoltati e respinti.
(Fonti: tnp.sg, 19/03/2018)
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ARABIA SAUDITA: LAVORATORE INDONESIANO GIUSTIZIATO PER OMICIDIO
18 marzo 2018: L'Arabia Saudita ha decapitato un lavoratore indonesiano per omicidio, nonostante le ripetute richieste del presidente Joko "Jokowi" Widodo affinché gli fosse concessa clemenza.
M. Zaini Misrin di Bangkalan, East Java, è stato giustiziato il 18 marzo, secondo la Migrant Care, un'organizzazione indonesiana che si occupa delle condizioni dei lavoratori migranti indonesiani.
Zaini, che lavorava come autista, era stato condannato a morte il 17 novembre 2008, dopo essere stato riconosciuto colpevole di aver ucciso il suo datore di lavoro, Abdullah bin Umar Munammad Al Sindy. Era stato arrestato il 13 luglio 2004.
La Migrant Care sospetta che il 53enne abitante del Bangkalan sia stato costretto a confessare l'omicidio.
Il gruppo sostiene inoltre che Zaini non abbia ricevuto assistenza legale durante il processo e che sia stato accompagnato solo da un traduttore ritenuto complice nel costringerlo a confessare il crimine che ha affermato di non aver commesso.
"L'Arabia Saudita non ha informato l'Indonesia [dell'esecuzione] né attraverso il consolato generale a Gedda né attraverso il ministero degli Esteri", ha detto il gruppo in un comunicato.
Il ministero degli Esteri indonesiano ha confermato l'esecuzione e il Migrant Care sostiene di non essere stata informata in anticipo da Riyad sulla decapitazione di Zaini.
Il presidente Jokowi ha chiesto clemenza per Zaini e altri indonesiani nel braccio della morte in Arabia Saudita in almeno tre occasioni: durante la sua visita a Riyadh nel settembre 2015, durante la visita di Re Salman a Giacarta nel marzo 2017 e attraverso una lettera inviata alle autorità saudite nel mese di novembre 2017.
Il consolato generale indonesiano a Jeddah aveva anche chiesto che il caso di Zaini fosse rivisto e una nuova inchiesta era stata condotta tra il 2011 e il 2014, secondo la Migrant Care. Gli sforzi legali, tuttavia, non sono riusciti a ribaltare la sua condanna.
(Fonti: The Jakarta Post, 19/03/2018)
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