La domanda mi viene rivolta quasi ogni giorno: «Sta cambiando qualcosa nella “Terra dei fuochi”?». Non mi è facile rispondere senza avvertire  lo scrupolo di dover scoraggiare qualcuno. Purtroppo la realtà è quella che è. I mille militari che sarebbero dovuti arrivare in Campania – e che si ridussero poi a non più di cento – tra qualche mese andranno via. L’anno di permanenza è ormai passato. Sono stati con noi, hanno lavorato, hanno fatto quel che potevano. Molto poco per la verità, ma altro, pur volendo, non avrebbero potuto fare. Il loro invio, nei confronti del dramma che avrebbero dovuto affrontare, è stata un piccolo palliativo.
Giugliano in Campania, militari dell'esercito italiano presidiano la 'Terra Dei Fuochi'
Nei prossimi giorni sarebbero dovuti iniziare alla “Resit” di Giugliano, gli interventi di messa in sicurezza. Ricordiamo che in questo sito, tra gli anni ottanta e novanta, furono interrati almeno un milione di metri cubi di rifiuti industriali altamente tossici e nocivi. Proprio riferendosi alla Resit, la Commissione bicamerale presieduta da Gaetano Pecorella, tenendo conto degli studi del geologo toscano, Giovanni Balestri, affermò che il peggio sarebbe arrivato tra una cinquantina di anni, quando, cioè, il percolato raggiungerà la falda acquifera. Ebbene, è notizia di questi giorni, che il laboratorio privato per fare analizzare i campioni di carotaggio, al quale  si sono rivolte le due ditte appaltatrice per la messa in sicurezza della “Resit”, non ha utilizzato gli strumenti conformi agli standard richiesti, per cui tutto dovrà essere ripetutoSperpero di denaro e soprattutto di tempo. Sperpero sciocco, illogico, immotivato. Certo, perché la Resit è una bomba a orologeria, dove è in atto una corsa contro il tempo.
Pubblicità