Assemblea Nazionale. 11 luglio
a circa un anno di distanza dalla costituzione di SINISTRA LAVORO è importante vederci per fare il punto della situazione, valutare le cose fatte e decidere come procedere.
Il manifesto con cui abbiamo dato vita alla nostra Associazione, sulla base di quanto avvenuto in questo anno richiede un aggiornamento, e anche le nostre modalità di funzionamento, dopo una prima fase di avvio, necessitano di un minimo di strutturazione organizzativa.
Pur in assenza di qualsiasi mezzo economico, Sinistra Lavoro si è fatta conoscere attraverso una sessantina di presentazioni/iniziative in diverse città italiane.
Abbiamo partecipato a tutti gli appuntamenti di altre formazioni che avessero come obiettivo la costruzione di una formazione politica unitaria della sinistra.
Abbiamo partecipato come primi firmatari alla assemblea costitutiva della Coalizione Sociale a Roma e partecipiamo alla sua costituzione nei territori.
Alle elezioni regionali, nelle sette realtà dove si è votato, abbiamo sostenuto ovunque le liste unitarie della sinistra.
Non sono mancate anche le difficoltà: in parte dovute a differenti valutazioni politiche tra noi su fatti specifici, in parte dovute alla mancanza di una strutturazione organizzativa.
Si tratta di difficoltà che si possono agevolmente superare anche attraverso l’assemblea dell’11 luglio.
Il nostro lavoro d’altra parte è facilitato da una situazione che va evolvendo nella direzione da noi auspicata fin da quando ci siamo costituiti. Ci siamo definiti sin dalla nascita come una associazione di scopo, il cui compito fosse quello di contribuire a facilitare la nascita di una nuova forza a sinistra del Pd operando affinché tutti i soggetti organizzati in questo campo prendessero atto della loro insufficienza e inadeguatezza e si mettessero a disposizione per costituire una unica formazione politica della sinistra. Una sinistra non settaria, non minoritaria, capace di innovarsi nei gruppi dirigenti, nei programmi, nelle pratiche.
Ebbene se un anno fa questo obiettivo suscitava molte perplessità e non poche contrarietà, oggi ha fatto significativi passi in avanti.
La proposta della Coalizione Sociale, che non vuole essere un partito ma che vuole fare politica, rappresenta una novità rilevante e un contributo indispensabile in questa direzione. Senza una ricomposizione dei soggetti polverizzati dalla crisi e senza la ricostruzione di una connessione tra loro, che non può che passare attraverso un lavoro nel sociale di lotta e di iniziativa nei territori, non ci sarà nessuna formazione politica capace di rappresentare la spinta al cambiamento.
Prioritario è dunque lavorare dentro la Coalizione Sociale rendendola viva sui territori.
Parallelamente a ciò diverse cose che vanno nella giusta direzione si sono mosse anche nelle formazioni politiche: Sinistra Ecologia e Libertà ha avviato un processo di apertura e oggi – come hanno dichiarato alcuni suoi autorevoli dirigenti – sarebbe pronta a sciogliersi dentro un nuovo e unitario progetto di sinistra.
Nel Partito Democratico, in conseguenza del progressivo spostamento a destra di Renzi e del gruppo dirigente, si è creato un forte contrasto con la Cgil e con la sinistra interna.
La segretaria generale della Cgil ha dichiarato pubblicamente che non avrebbe votato il Pd, e parte del gruppo dirigente (prima Cofferati, poi Civati e infine Fassina) e’ uscito dal Pd stesso.
La parte maggioritaria della lista Altra Europa per Tsipras si è pronunciata utilmente per investire nel processo unitario e anche la maggioranza del Prc – pur nella forma di una aggregazione politica che non prevede lo scioglimento dei partiti – si è pronunciata favorevolmente in questa direzione.
Altri elementi di positivita’ da un anno in qua li abbiamo registrati sul piano internazionale. In Europa – a fronte di una prosecuzione delle politiche disastrose della Troika – crescono formazioni radicalmente avverse a queste politiche. Il caso più clamoroso è quello di Syriza che ha vinto le elezioni e oggi si trova a contrastare – da sola – le criminali misure che questa Europa vorrebbe imporgli. Ma oltre a Syriza abbiamo altre forze che crescono impetuosamente. Podemos in Spagna, dopo la brillante affermazione alle europee dello scorso anno, alle recenti amministrative, assieme alle altre forze della sinistra e di movimento, ha conquistato i comuni di Madrid e Barcellona e potrebbe vincere le elezioni nazionali del novembre prossimo.
Nel mondo la insofferenza verso le politiche neoliberiste genera reazioni di dissenso sempre più forti: in America Latina si consolida un processo di liberazione e di costruzione di politiche alternative a quelle liberiste e i Paesi più popolosi del mondo con la crescita economica più significativa (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, i famosi Brics) tendono a convergere (il 7 luglio si riuniranno a Mosca per dare vita ad una banca comune) per dare al mondo un assetto multipolare e non unipolare come vorrebbero gli USA.
Tocca dunque anche a noi, in Italia, dare il nostro contributo. Porre fine a questa situazione dove il nostro Paese – che per decenni si era caratterizzato per aver avuto il più forte partito comunista e il più combattivo movimento sindacale – viene rappresentato da un razzista dichiarato (Salvini), da un capo di governo che fa politiche di destra (Renzi) e da un “oppositore” che tiene nel congelatore, rendendoli inefficaci, milioni di voti (Grillo).
Per farlo occorre intelligenza politica, consapevolezza delle difficoltà attuali ma anche del fatto che se e’ stato dilapidato quel patrimonio di credibilità che non sarà facile riconquistare, è soprattutto a causa degli errori che la sinistra ha commesso. Errori che vanno riconosciuti e che ci impongono nuove modalita’ rispetto al passato. La riedizione, con persone diverse, di assemblaggi tipo Arcobaleno o Rivoluzione Civile, sarebbero deleteri, come confermano anche le ultime elezioni regionali, dove i risultati per le liste unitarie della sinistra, pur con una diversità da regione a regione, sono risultate largamente insoddisfacenti.
Se si vuole ricostruire una connessione con i soggetti colpiti dalla crisi bisogna quindi cambiare molte cose: modalità organizzative e comunicative, modalità decisionali e partecipative, pratiche, un nuovo gruppo dirigente che sia rappresentativo di realtà sociali di lotta, di movimento, territoriali.
Ma senza una carta di valori condivisa, un collante comune in cui riconoscersi, come ci dice anche il progetto della Coalizione sociale, non si va da nessuna parte: parliamo di quei valori che ovviamente non sono immobili ma si trasformano nel corso della storia, e che segnano oggi il confine tra destra e sinistra, tra oppressione e liberazione.
Ricostruire quindi un senso comune che interpreti il presente, che dica di più delle singole battaglie rivendicative perchè le tiene insieme e dà a loro senso: è questa l’ impresa più ardua ma anche l’unica che abbiamo davanti.
Parliamo dei temi della pace e della guerra, della lotta ad ogni forma di razzismo, di un progetto di politica economica e industriale alternativo a quello liberista, dell’estensione dei diritti civili, della lotta al patriarcato in tutte le sue espressioni …. Parliamo di quale idea di liberazione umana abbiamo in questa nostra epoca.
Senza uno sforzo vero in questa direzione difficilmente usciremo dalle difficoltà nelle quali oggi ci troviamo.
Nel nostro piccolo, come Sinistra Lavoro, abbiamo il dovere di dare il nostro contributo a partire dalla assemblea dell’ 11 luglio che, anche nel suo svolgimento, dovrà essere coerente con quanto fin qui detto. In questo senso cercheremo di renderla il più aperta possibile ai contributi esterni e, per quanto riguarda i nostri interventi, cercheremo di dare priorità a chi opera nei territori, alle realtà di lotta e di movimento, alle esperienze amministrative più significative.
Ci vediamo l’11 luglio!
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