Women for Expo. Unite per tutelare "l'altra metà della Terra"
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Vi aspettiamo. Lunedì prossimo, il 29 giugno, si aprono a Milano le due settimane delle donne: i giorni "speciali" di Expo dedicati all'altra metà della Terra (www.expo2015.org).
Sia chiaro: il tema del ruolo delle donne - in una Expo come quella di Milano, dedicata al problema di come riuscire a nutrire il pianeta - è un tema permanente, dei giorni normali e non solo speciali. Le donne sono, per definizione, al centro di qualunque discussione sulla sicurezza alimentare ed il futuro della nutrizione. Ma queste due settimane avranno un significato particolare: sarà il momento in cui l'Expo di Milano diventerà - nei fatti - il Forum globale delle donne, invitate a discutere in decine di panel e di eventi internazionali di grandissimo livello.
Sarà il culmine di uno sforzo organizzativo in corso da tempo e sarà solo l'inizio di un'Alleanza delle donne per migliorare la produzione agricola e combattere lo spreco alimentare. Un'alleanza che abbiamo lanciato da Milano il 6 giugno scorso con Michelle Bachelet e poi presentato a Michelle Obama. È un'alleanza necessaria per combattere la fame, come dimostreremo a Milano. E quindi abbiamo bisogno anche di voi, vi aspettiamo.
Ridurre la fame - in un mondo in cui continuano a soffrire di malnutrizione quasi 800 milioni di persone, in buona parte bambini - è possibile. Dal 1990 ad oggi, essenzialmente come risultato della crescita economica di Cina e India, le persone che soffrono di fame sono diminuite di 200 milioni. È indispensabile compiere progressi ulteriori. Come? L'alleanza delle donne di Expo propone due linee di azione.
Primo: abbattere quelle barriere che ancora impediscono alle donne - che sono oltre il 40% della forza lavoro agricola nel mondo - di produrre di più e meglio. Secondo stime internazionali, se le donne avessero accesso sufficiente al credito agricolo, se potessero avere un'istruzione adeguata, se fossero in grado di possedere le terre che coltivano, la produzione agricola aumenterebbe sensibilmente, portando fuori dalla fame altre 150 milioni di persone. Questo primo messaggio - di cui esamineremo le molte implicazioni nelle due settimane di Women for Expo - è in realtà molto semplice: la battaglia per i diritti delle donne che lavorano in agricoltura coincide con la battaglia contro la fame. Assai più difficile è metterlo in atto perché è evidente che le barriere esistenti sono culturali e sociali, ancora prima che politiche. L'alleanza di Milano è anche, forse anzitutto, un tentativo condiviso di aumentare la consapevolezza dei costi dell'esclusione delle donne. Quando la giovane Commissioner inglese ha sottolineato questo punto assieme alla sua giovane collega afghana - si trattava di una delle prime riunioni operative a Milano - l'Alleanza fra donne ha cominciato a funzionare.
Seconda linea di azione: ridurre lo spreco di cibo. Ancora oggi, circa un terzo del cibo prodotto (più di un miliardo di tonnellate all'anno) viene sprecato nella fase del consumo o perso nella lavorazione industriale. Come indicano le statistiche FAO, nei paesi avanzati vengono sprecate ogni anno circa 220 milioni di tonnellate di cibo. È una cifra più o meno equivalente alla produzione agricola dell'Africa Sub-sahariana - dove continua a concentrarsi, insieme a regioni dell'Asia occidentale, il problema fame. Questo secondo messaggio è drammaticamente chiaro ma i rimedi sono possibili, a patto che ciascuno si assuma la sua quota di responsabilità: proporremo - nelle due settimane di Milano - uno sforzo congiunto dei governi, del settore privato e dei singoli cittadini.
La questione dello spreco alimentare è tanto più grave se si tiene conto di un dato ulteriore: fino ad oggi, il mondo produce cibo sufficiente per soddisfare - in teoria - la domanda di una popolazione globale che assomma a 7 miliardi di persone. La fame deriva dalla povertà, non dalla mancanza di risorse alimentari o idriche. Questo scenario - dicono tuttavia le tesi pessimistiche - si modificherà: tendenze demografiche (9 miliardi di persone nel 2050), cambiamento del clima, nuove abitudini alimentari in paesi come Cina, Brasile e India, riduzione delle superfici agricole, faranno entrare il mondo nella fase della scarsità. La scarsità di cibo e acqua. Come il petrolio nei decenni scorsi, le terre saranno oggetto - lo sono già, in effetti - di contese geopolitiche. Per cibo e acqua si combatteranno le guerre, in un ritorno postmoderno dell'antichità.
Noi crediamo, in realtà, che non ci sia nulla di ineluttabile nei trend globali: produrre di più, con meno spreco di risorse, è necessario e possibile. Possibile se l'approccio al problema della produzione agricola troverà il giusto equilibrio fra difesa della tradizione e innovazione tecnologica. Per questo, nelle due settimane di Women for Expo verrà dato un peso molto rilevante anche al cibo del futuro, alla discussione sugli Ogm, al rapporto fra energia e agricoltura, al problema dell'agrobusiness nei negoziati commerciali. Piccola produzione locale e nuove tecnologie, da una parte; accesso all'istruzione e diritti di proprietà, dall'altra. La battaglia per gli strumenti e per i diritti delle donne, in agricoltura, è la battaglia per l'agricoltura tout court. Il mondo ha bisogno (anche) delle donne per vincere la sfida della fame. L'Alleanza di Women for Expo resterà in vita dopo Milano.
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