di Giovanna Mulas*
Rifletto su quella Grande Promessa di Progresso Illimitato che ha sorretto la fede di intere generazioni, a partire dall’era industriale. Tu pensa ad una felicità senza restrizioni: si è vissuti troppo a lungo con l’illusione che consumo e scienza potessero renderci onnipotenti, onniscenti, quasi dei o almeno superuomini capaci di forgiare un mondo parallelo, certamente migliore del primo, dove ogni individuo può fare ciò che vuole, come e quando vuole.
Nuova società e nuovo mondo amico mio, Santissima Trinità rappresentata da Progresso, Consumo e Felicità. Ma in realtà il progresso economico è rimasto limitato ai paesi già ricchi, il distacco tra nazioni facoltose e nazioni povere si è ampliato così come quell’edonismo radicale, egoismo e consumo che il sistema genera per marciare, la felicità e l’evoluzione di una brama quindi di un’altra, la cupiditas di Hobbes; non conducono alla pienezza dell’individuo quanto a ulteriore individualismo.
Credo che uno dei problemi stia nel violentare le menti più fragili con teorie vacue di povertà degna; è il paradosso della povertà che va sopportata e supportata come male dovuto al buon vivere. Ma non c’è nulla di degno nella miseria, amici miei: imbruttisce, incattivisce, acceca. Migliaia di Uomini sopportano la miseria mentre in dieci, uguali ai primi se non peggiori, vivono di spreco, avidità, violenza.
Tutto questo, ovviamente, trascina l’Umanità alla catastrofe.
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Scrittrice, critica letteraria, pittrice e giornalista, nomination al Nobel per la letteratura e vincitrice di numerosi premi premi letterari internazionali, i suoi romanzi e i suoi libri di poesie sono tradotti in molte lingue. L’articolo inviato a Comune è stato pubblicato anche sul suo blog (con il titolo Umanità alla Catastrofe?)
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DA LEGGERE
Altri mondi reali Stefania Consigliere
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martedì 1 settembre 2015
progresso illimitato e catastrofi
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