venerdì 28 novembre 2014

Appunti sulla conferenza sul clima

Alla Conferenza sul clima di Lima bisogna passare dalle parole all'azione

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Il clima è ritornato tra le priorità dell'agenda politica globale grazie alla forte mobilitazione dei cittadini e al grido d'allarme del mondo scientifico. Lo scorso settembre centinaia di migliaia di cittadini sono scesi in piazza nelle principali città del pianeta per chiedere ai loro governi di agire subito contro i mutamenti climatici in corso e migliaia di scienziati hanno ribadito la necessità di un'azione globale immediata per prevenire impatti climatici irreversibili.
All'annuale Conferenza sul clima che si apre lunedì 1 dicembre a Lima, che ha il compito di mettere a punto il testo negoziale per il nuovo accordo globale sul clima da sottoscrivere il prossimo dicembre 2015 a Parigi, i governi hanno la possibilità di mostrare con i fatti che hanno recepito il messaggio chiaro e forte che viene dai cittadini e dal mondo scientifico.
Tanto più che il recente accordo Usa-Cina dimostra ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che la strategia per combattere i cambiamenti climatici è il volano principale per rispondere alla crisi economica, sviluppando innovazione tecnologica e creando le premesse per cambiare il modo di vivere, di costruire e di muoversi. In questa prospettiva, ora che il treno è partito, ci auguriamo che l'Ue, nonostante la timidezza dell'accordo siglato un mese fa, sappia recuperare il ruolo di guida e di stimolo che ha giocato nel decennio scorso.
Al centro del summit di Lima ci sono gli impegni nazionali, che tutti i paesi dovranno annunciare entro la fine del prossimo marzo 2015, e si dovrà concordare la durata di questi impegni e soprattutto il loro contenuto. Una sorta di piani d'azione nazionali, con impegni di riduzione delle emissioni per tutti i paesi (ricchi, emergenti e poveri), che insieme dovranno costituire il primo piano d'azione globale per liberarci dai combustibili fossili e raggiungere il 100% di rinnovabili entro il 2050. Non solo, ma anche il sostegno finanziario e tecnologico dei paesi sviluppati ai paesi in via di sviluppo in modo da consentire un'azione globale comune, la sola in grado di mantenere il riscaldamento del pianeta sotto la soglia critica dei 2°C.
Cina, Stati Uniti e Unione europea con gli impegni annunciati nelle scorse settimane hanno dato nuovo impulso ai negoziati. È un importante segnale politico al resto del mondo da parte dei principali paesi del pianeta che insieme raggiungono circa la metà del Pil e delle emissioni globali. Si tratta tuttavia di primi impegni, politicamente rilevanti, ma ancora insufficienti a garantire il giusto contributo di questi paesi a mantenere il riscaldamento globale sotto la soglia critica dei 2°C.
È fondamentale che a Lima anche gli altri paesi sviluppati ed emergenti mettano sul tavolo i propri impegni nazionali, in modo da dare ulteriore slancio ai negoziati e spingere così anche i paesi in via di sviluppo a fare la loro parte. A Lima verificheremo se i governi hanno recepito il messaggio chiaro e forte che viene dai cittadini e dal mondo scientifico e finalmente passano dalle parole all'azione.

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