lunedì 1 dicembre 2014

Precari necessari?

Precari e necessari. Lavorare all’Istat

by maomao comune
L'attività ordinaria svolta da persone che lavorano con contratti precari ormai in ogni settore è indispensabile. L'Istat lo riconosce. Eppure ci sono voluti quattro lunghi anni di lotte costruite dal basso, poi, durante l'ultimo stato di agitazione permamente promosso dall'Assemblea dei lavoratori precari, l'amministrazione ha finalmente deciso di firmare l'accordo sindacale. In tempi di violenta offensiva ideologica contro ogni diritto elementare, è una bella vittoria della resistenza e della tenacia perfino riuscire a prolungare al dicembre 2017 dei contratti a tempo determinato. Prevista anche la possibilità di un'ulteriore prolungamento di tre anni
PRECARI_ISTAT
di Precari Istat*
A 4 anni dall’ingresso in Istat, 372 lavoratori precari assunti sui Censimenti Generali come collaboratori tecnici, tecnologi e ricercatori, hanno finalmente ottenuto un importante risultato, grazie soprattutto alle loro lotte ed alla partecipazione collettiva costruita dal basso in questi anni.
Nella tarda serata di venerdì 27 Novembre 2014, durante l’Assemblea dei Precari Istat in “stato di agitazione permanente”, l’Amministrazione ha infatti sottoscritto un accordo sindacale, che fissa la proroga dei contratti a tempo determinato di tutti i 372 lavoratori precari al 31/12/2017 e prevede la possibilità di ulteriori proroghe al 2020,affermando l’indispensabilità del lavoro ordinario svolto dal personale precario all’interno dell’Istituto ormai impegnato in tutti i settori, dalla gestione tecnica e amministrativa alla produzione e diffusione delle statistiche ufficiali.
Chi sono i precari Istat
Il personale a tempo determinato ha avuto accesso all’Istat tramite procedure concorsuali pubbliche, requisito che insieme agli anni di esperienza maturati nell’Ente di Ricerca, basterebbe a determinare la trasformazione del contratto di lavoro da tempo determinato a tempo indeterminato applicando l’Articolo 5 del CCNL degli Enti di Ricerca. Per questo i lavoratori tengono a definirsi “già idonei”.
Peraltro, come attestano i dati dell’indagine “Precar* Istat: Lavoro e Aspettative”, promossa e condotta dagli stessi lavoratori, i precari rappresentano oggi il 16 per cento della forza lavoro dell’Istituto e non sono tutti giovani. Oltre la metà di loro ha più di 37 anni. Hanno una laurea specialistica nel 76 per cento dei casi o triennale nell’11. Molti di loro provengono da situazioni di precariato pregresso: il 43,1 per cento ha avuto almeno tre diverse tipologie contrattuali nel corso della propria esperienza professionale precedente all’ingresso nell’Istituto e in media hanno svolto più di otto anni di lavoro precario.
Una lotta che va avanti da anni
L’esito finale di questa battaglia, per nulla scontato, è stato possibile grazie ad una mobilitazione che dura da quattro anni.
A partire dal 2010, prima sotto la presidenza Giovannini, quindi di Golini e oggi di Alleva,questi lavoratori si sono battuti contro la loro condizione di precarietà e quella di tutto il mondo della ricerca.
Nel 2013 hanno organizzato una intera settimana di mobilitazione contro il Decreto D’Alia “caccia-precari” culminata in un giorno di sciopero. In diverse occasioni pubbliche hanno effettuato “incursioni” per interloquire con le figure istituzionali responsabili della loro situazione di precarietà (Fornero, Poletti, Madia) e in numerose altre iniziativehanno occupato le stanze del potere (Presidenza e Direzione generale dell’ISTAT; sede del PD) e attuato numerosi blocchi dei comunicati stampa in occasione del rilascio dei dati Istat.
1374365_533059940119559_649227877_n-1
Una protesta dei precari dell'Istat al Partito Democratico di via Santa Maria delle Fratte
L’accelerazione degli ultimi giorni
Avvicinandosi la scadenza di fine anno dei loro contratti, il mese scorso hanno deciso di inasprire il livello dello scontro.
Dopo lunghe trattative ai Tavoli per la stipula di un Accordo tra Amministrazione e OO.SS., cui i precari hanno sempre partecipato con una propria delegazione e dopo che il neo Presidente Alleva aveva parlato di possibile stabilizzazione dei precari, è arrivato inveceuno stop nella trattativa riportando di fatto la prospettiva del personale a tempo determinato ad essere progressivamente espulso dall’Istituto con le modalità previste dal DL 101/2013 D’Alia: due terzi del personale al 31/12/2015 ed un terzo al 31/12/2016.
Il mese scorso hanno quindi bloccato l’ingresso all’Istituto di tutto il personale,impedendo con i loro corpi l’accesso ai tornelli di ingresso, e cercando e conquistandosi il consenso e l’appoggio da parte di colleghi di ruolo in diverse occasioni e confronti pubblici.
La protesta è culminata la settimana scorsa con l’occupazione dell’edificio della Contabilità Nazionale, ovvero il fulcro più sensibile della produzione statistica dell’Istat,mettendo a rischio il rilascio dei dati sul PIL. Si è trattato di un’occupazione pacifica ma estremamente rumorosa che per due intere giornate, grazie al frastuono causato da fischietti, tamburelli, coperchi e cucchiai, megafoni, canti e urla che rimbombavano nelle stanze e nei 5 piani di scale a chiocciola dell’edificio [VEDI FOTO], non ha permesso il lavoro dei colleghi impegnati nel rilascio dei dati, che hanno dimostrato tutta la loro solidarietà.
Questo avveniva mentre in un’altra sede Istat, erano in assemblea permanente insieme ai precari, anche i colleghi che rilasciano i dati sulla disoccupazione in Italia.
Da oggi più vicini alla stabilizzazione
La consapevolezza che le soluzioni si trovano a partire dalle esigenze dei lavoratori e delle lavoratrici e che non esiste niente che sia di per sé irrealizzabile, ha fatto sì che non venisse accettata passivamente l’ottusa prospettiva di un licenziamento annunciato per il prossimo anno.
Oggi i Precari dell’istat festeggiano l’importante risultato raggiunto, consapevoli che la mobilitazione condivisa, costruita a partire da una informazione capillare e un ampio dibattito nelle assemblee, ha creato un fronte unito di lavoratori e lavoratrici disposti a lottare per i propri diritti e per difendere il proprio posto di lavoro.
Una buona risposta a quanti sostengono che il lavoro precario possa essere una risorsa da sfruttare e buttare via al momento più opportuno e ritengono che i tagli al settore pubblico siano la bacchetta magica per la risoluzione dei problemi del Paese, anziché la malattia che lo sta impoverendo da anni.

Nessun commento:

Posta un commento