la destra e le unioni civili
paolo bonetti
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In Senato si sta discutendo finalmente un progetto di legge sulle unioni civili. In commissione c’è stato un primo voto favorevole reso possibile dalla convergenza di Pd e M5S. Si tratta di un progetto per nulla dirompente ed eversivo: si limita a stabilire, sulla corta del modello tedesco, alcuni diritti e doveri per le coppie formate da persone dello stesso sesso che in Italia non possono contrarre matrimonio e che, tuttavia, entrano in rapporti che debbono essere giuridicamente regolati per elementari esigenze di giustizia. Ma è già cominciata la mobilitazione cattolica e fascista (sulla questione cade inevitabilmente la mitologia costruita su papa Francesco e la Chiesa è, come sempre, allineata con le posizioni della destra più omofoba e retriva ) contro una legge che non istituisce alcun matrimonio gay, ma si limita a prendere atto che ci sono milioni di cittadini italiani con un orientamento sessuale diverso da quello della maggioranza e che non possono solo per questo essere discriminati nel godimento di alcuni diritti civili, anche con precisi contenuti economici, di cui usufruiscono le coppie eterosessuali. Anche lasciando stare le precise indicazioni in materia della comunità europea, che pure dovrebbero contare qualcosa, basterebbe il buon senso a far comprendere, a chi non è accecato dalla pretesa di essere l’unico depositario di una morale che deve valere obbligatoriamente per tutti, che, in una società eticamente pluralista, occorre fare leggi che, garantendo tutti e non obbligando nessuno, permettano la pacifica convivenza fra i diversi. Ma sono temi questi sui quali, nonostante le finte e molto pubblicizzate aperture papali, la Chiesa non potrà che ribadire, anche nel prossimo Sinodo dedicato alla famiglia e alla morale sessuale, le posizioni di sempre.
C’è, però, un’altra illusione da smascherare nella particolare situazione italiana, quella che la nostra variopinta destra politica possa, in almeno qualcuna delle sue componenti, votare a favore della legge sulle unioni civili. In commissione si è già visto che tutti i gruppi di destra, da Forza Italia al Nuovo Centro-Destra, da Fratelli d’Italia alla Lega, hanno votato compattamente contro il provvedimento. Anche quando questo approderà in aula (se approderà), la Destra italiana, da quella cosiddetta liberale a quella apertamente fascista, non potrà che essere contraria. Magari ci sarà qualche singolo senatore che si dissocerà e darà voto favorevole, ma saranno tutte eccezioni, più o meno numerose, destinate a confermare la regola: la destra italiana non ha nulla a che fare, nel campo dei diritti civili, con la destra costituzionale e non eversiva di tutti gli altri paesi dell’Europa occidentale. E’ una destra che, quando parla di libertà, intende solo quella economica e, anche questa, in modo sostanzialmente falso, perché la libertà che viene difesa è molto spesso quella, per dirla con Ernesto Rossi, di privatizzare i guadagni e socializzare le perdite. Una destra che polemizza contro lo statalismo, ma poi ad esso ricorre sfacciatamente quando le fa comodo per i propri interessi.
E’ evidente, per tornare al tema della legge sulle unioni civili, che essa potrà arrivare al traguardo solo se la forte presenza cattolica nel partito democratico non sarà tale da snaturarla o bloccarla del tutto. Al tempo del divorzio ci furono i cattolici democratici che, senza rinunciare alle proprie convinzioni morali, difesero il diritto dei diversamente pensanti di vivere secondo le proprie convinzioni. Dove sono costoro oggi? Sbandierando il dogma della legge di natura (ma quale natura? Nella natura c’è tutto e il contrario di tutto), i cattolici dimenticano tranquillamente il precetto della carità, parlano astrattamente di rispetto per la persona, purché questa sia fatta a modo loro, e non si accorgono delle persone reali che vivono al loro fianco. Non incontrano il prossimo dove effettivamente si trova, ma solo dove essi pretendono che debba stare.
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