giovedì 26 marzo 2015

le esigenze degli affari

Le straordinarie esigenze degli affari

by benicomuni
La zona di guerra è davvero a un tiro di schioppo, dalle coste della Libia, poi, soffia un vento di terra assai familiare. E questa volta la missione possibile issa soltanto la bandiera tricolore. Nessuna coalizione, nessuna confusione. L'onore del popolo italiano, per la verità, non è affatto minacciato, meno che mai lo è il suolo patrio. Vengono giudicati a rischio, invece, gli interessi di alcune imprese strategiche per l'economia nazionale. Sono imprese dalla voce autorevole e dal profilo azionario capace di metter sull'attenti gli ufficiali ma anche di farsi rispettare dalla truppa. C'è il colosso dell'energia per antonomasia e c'è l'istituto bancario più facoltoso. La sirena suona e le navi, lucidati pennoni e cannoni, sono pronte a mollare gli ormeggi. Sulla pelle il sapore del mare e il profumo della polvere da sparo...
Flotta_Italiana_verso_la_Libia
di Riccardo Troisi
L'italia sta per approvare una missione di "guerra" per difendere gli interessi economici nazionali. Non accadeva, in maniera così esplicita, dalla seconda guerra mondiale. Questa volta, però, non c'è alcun attacco da cui difendere il patrio suolo, bisogna armarsi e partire solo per assicurarsi - visto che Gheddafi non può più farlo - che le imprese tricolori possano tranquillamente fare i loro affari in Libia.
L'articolo 5 del decreto sul rifinanziamento delle missioni, modificato con una specifica mozione del governo approvata nelle commissioni difesa e gisutizia, recita così: «3-bis. In relazione alle straordinarie esigenze di prevenzione e contrasto del terrorismo e al fine di assicurare la tutela degli interessi nazionali, è autorizzata, fino al 30 settembre 2015, la spesa di euro 40.453.334 per il potenziamento del dispositivo aeronavale di sorveglianza e sicurezza nel Mediterraneo centrale. Questa operazione non è stata pensata solo per garantire una copertura economica alla missione della Marina Militare "Mare sicuro" ma è un evidente mandato, al di fuori di ogni decisione presa in contesti  internazionali, ad agire anche con l'uso della forza per difendere interessi italiani pubblici e privati in territorio libico.
Quali siano esattamente le effettive necessità di "prevenzione e contrasto al terrorismo internazionale" e quali gli specifici "interessi nazionali"  potrebbe forse essere spiegato. Qualcuno dovrebbe spiegare, magari, anche cosa ci fanno gli incursori del battaglione San Marco a bordo della nave San Giorgio, oppure perchè la marina è stata schierata davanti alle coste di Tripoli invece che dove si sono attestate le milizie dell'Isis.
NatGasLibyaItalyMapNon sarà mica perché da quelle parti ci sono i  giacimenti offshore di Bahr Essalam (che attraverso la piattaforma di Sabratha fornisce gas al centro di trattamento di Mellitah, il quale, a sua volta, lo convoglia poi al gasdotto Greenstream per l’esportazione verso l’Italia)? E non sarà, inoltre, a causa delle pressioni dei soci libici di Unicredit, soci di cui nessuno parla ma che potrebbero essere molto nervosi e preoccupati di una situazione che pare minacciare oltre ogni margine di rischio plausibile gli affari in quell'area calda dell'Africa settentrionale.
Gli interessi economici nazionali, e perfino internazionali, da difendere sono diversi e sono stati descritti in modo efficace da un articolo uscito giorni fa sul quotidiano la  repubblica, Questa scelta, in ogni caso,  è in linea di continutà con la strategia intrapresa dal  "nuovo modello di difesa ,  elaborato nel 1991 dal Ministero della Difesa proprio per riformulare il concetto di difesa degli interessi nazionali. Un concetto che andava oltre i confini del territorio.  Proprio  questa impostazione strategica ha portato negli ultimi quindici anni l'Italia a partecipare a guerre disastrose e inutili o controducenti rispetto agli obiettivi che solennemente dichiarvano di voler perseguire. Le drammatiche vicende in corso in Iraq e Afghanistan ce lo ricordano ogni giorno. Nonostante ciò, questa logica  è stata ribadita nel nuovo Libro bianco della Difesa che la ministra Pinotti sta per presentare al grande pubblico dopo un anno di duro lavoro. 
oilplatE' in corso in queste ore la discussione parlamentare per la conversione del decreto-legge  n. 7, recante misure urgenti per il contrasto del terrorismo, anche di matrice internazionale, nonché per la proroga delle missioni internazionali delle forze armate e di polizia, le iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle Organizzazioni internazionali e per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione. C'è da chiedersi se  quella che si svolgerà sarà una discussione in grado di toccare questi nodi o saranno invece altre le questioni messe in campo per distrarre il parlamento. C'è però da chiedersi però, soprattutto, fino a quando gli Italiani saranno disposti ad accettare che il loro governo continui a tutelare gli interessi particolari di pochi  spendendo milardi di tutti nella cosiddetta "Difesa".

Nessun commento:

Posta un commento