Decidere non è stato semplice, ma uscire dal Pd ormai era inevitabile
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Decidere non è stato semplice. Perché, nonostante tutto, partecipare al dibattito politico del partito che governa il Paese è stata una bella esperienza. E mi ero persino abituato ai confronti ravvicinati con il Segretario Presidente. Ma era per me inevitabile. Per coerenza con la scelta che avevo fatto con Pippo Civati e Sergio Cofferati di appoggiare in Liguria Luca Pastorino.
Ma soprattutto, dopo che lo stesso Premier aveva attribuito all'eccesso di discussioni interne il non avere stravinto, - perché l'aver stravinto era per lui fuori discussione - le ultime elezioni. Fra l'approvazione entusiasta dei suoi fedelissimi. Francamente mi sentivo di disturbare con i miei dubbi e le mie domande quell'intesa di amorosi sensi fra il Premier e i suoi seguaci.
Un po' troppo simile - magari dovrebbero rifletterci se vogliono provare a rifare un partito - a quella che c'è fra il motivatore e i venditori scalpitanti ad una convention di Tecnocasa e simili. Non ho perso comunque in quella esperienza il mio tempo. Me lo testimoniano le centinaia di messaggi che mi sono venuti da ieri notte in poi da tanti amici - soprattutto da giovanissimi amici- di stima e affetto. Di molti che sono usciti dal Pd, di molti che nel Pd non ci sono mai stati, di molti che nel Pd ci sono ancora, e che vogliono ancora provare a cambiarlo. Con tutti loro, nei limiti delle mie possibilità, proverò a continuare a confrontarmi, a lavorare, a discutere.
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