lunedì 15 giugno 2015

Il privilegio di essere poveri in Niger

Il privilegio di essere poveri. Nel Niger

by maomao comune
Nel Niger la povertà si sente a casa. Una specie di amore a prima vista l'ha legata alle agenzie umanitarie a cui va tutta la sua riconoscenza. Gli anni della de-forestazione hanno creato ciò che cercava: il deserto avanza e scaccia la terra fertile. I progetti di sviluppo non fanno più paura. La povertà ha capito dove vogliono arrivare. Si sente a suo agio anche a Niamey. Sorride quando le scuole sono chiuse perché nessuno paga i maestri. Quando il sistema programma e pianifica gli aiuti, lei sa che ha un bell'avvenire davanti. Come l'anno scorso e quello precedente, il Niger occupa il posto numero 187 nella classifica delle Nazioni Unite che misura l'indice dello sviluppo umano  . L'uranio va male, il prezzo del barile di petrolio è dimezzato, l'oro lascia a desiderare. La sola risorsa che resta sono i migranti in viaggio verso l'Europa. Compagnie di viaggi, passeurs, trafficanti, mediatori, poliziotti, umanitari e persino giornalisti. Quella della migranti è l'industria che va
Guidan Roumdji, Maradi region, Niger  Distribution of Ready-to-Use Supplementary Food.  August 2010. To prevent malnutrition, MSF is distributing ready-to-use supplementary food to children under two years old in Guidan Roumdji over a period of four months. A bracelet helps the distribution teams to identify those who must receive the supplement, which contains contain milk powder, mixed into peanut butter with added vitamins and minerals. Guidan Roumdji, Maradi region, Niger
Guidan Roumdji, Regione di Maradi, Niger. Foto periodismohumano.com
di Mauro Armanino
Vi si trovano i soliti noti. Al numero 180 c'è il Burundi con l'attuale presidente che vuole spostare la costituzione in avanti di cinque anni. Segue il Burkina Faso che si è messo a cercare le ossa di Thomas Sankara sotto la terra del mito della rivoluzione. A ruota si trova l'Eritrea, una prigione a cielo aperto che sforna giovani per la guerra e l'emigrazione. Il numero 183 è custodito gelosamente dalla Sierra Leone i cui diamanti fanno felici le signore e i contrabbandieri. Il Tchad del petrolio, delle partecipazioni alle guerre si trova nella scia di sabbia. La Repubblica Centrafricana esce dalla guerra civile dopo la conferenza di pace e le inevitabili elezioni ritardate. E infine tocca a noi. Proprio come l'anno scorso e l'anno precedente. Buoni ultimi della lista rammendata dalle Nazioni Unite sullo Sviluppo UmanoIl numero 187 del Niger chiude il plotone ufficiale. Rimangono scampoli di paesi i cui confini appaiono labili come le loro statistiche.
Nel documento si parla di paesi dallo sviluppo umano molto elevato. Poi quelli dallo sviluppo elevato. Seguono i paesi con un medio sviluppo umano. Chiudono la lista i paesi dallo sviluppo umano debole. L'indice ONU è stato stilato prendendo in esame tre fattori principali. Salute e longevità, accesso all'educazione e livello di vita decente.Nel Niger la speranza di vita si aggira sui 58 anni e la durata media della scuola passa di poco l'anno. Gli anni di scuola sperata sono circa cinque. L'uranio va male, il prezzo del barile di petrolio è stato dimezzato, l'oro e altri minerali lasciano a desiderare. Le spese accresciute sono quelle della difesa per armare le guerre alle frontiere. Nel Mali, verso la Libia e sconfinando in Nigeria, il cui nuovo presidente appare deciso a chiudere l'avventura di Boko Haram. E allora rimangono i migranti come risorsa da sfruttare. Compagnie di viaggi, passeurs, trafficanti, mediatori, poliziotti, umanitari e persino giornalisti. L'industria che va.
Nel Niger la povertà si trova come a casa propria. Benvoluta e persino ricercata, cerca di rendersi utile coi mezzi limitati che ha. Carestie, epidemie, siccità, piani strutturali e soprattutto la classe politica del paese. Una specie di amore a prima vista l'ha legata alle agenzie umanitarie a cui va tutta la sua riconoscenza. Grazie a loro lei prosegue indisturbata il suo sogno. Rimanere a lungo in un paese che sente come suo. Una creatura di sabbia a lungo coltivata e custodita. Poche le velleità reali a cui ha dovuto fare fronte con diligenza e coerenza. Gli anni di disboscamento hanno finalmente creato ciò che cercava. L'amico deserto che avanza e scaccia gradualmente la terra fertile col vento secco che si perde lungo il fiume. I progetti di sviluppo non le fanno più paura. Ha capito dove vogliono arrivare e con loro c'è un'intesa di massima. Ognuno per la sua strada senza incontrarsi mai. Strade parallele come i binari irregolari della ferrovia che forse un giorno partirà.
La povertà si sente a suo agio anche a Niamey. Si limita ad osservare quello cha accade ogni mattina con centinaia di bambini mendicanti ormai suoi complici. Tra le strade del centro, come in quelle della periferia, conosce i suoi clienti per nome e per professione. Sorride di nascosto quando le scuole sono chiuse perché nessuno paga i maestri. Osserva da lontano l'Ospedale Nazionale che organizza i decessi di chi non può pagare le cure. Si infiltra all'università dove tra la moschea, le classi, gli anfiteatri e gli orari, gli studenti non sanno a che docente votarsi. Sanno bene che alla fine del ciclo lei li aspetta per consolarli. La povertà è la fedele compagna quotidiana degli abitanti della capitale. Si contenta di poco. Una pioggia in ritardo, gli scarichi delle fognature, l'acqua potabile inesistente, e finalmente le misure di contrasto alla povertà e vulnerabilità. Quando il sistema programma e pianifica gli aiuti lei sa che ha un bell'avvenire davanti. E' ormai parte del paesaggio.
Niamey, giugno 2015

* Mauro Armanino è nato a Chiavari nel 1952. Già operaio e sindacalista della Flm a Casarza Ligure. Volontario in Costa d’Avorio, sostitutivo del servizio militare. Poi ordinato prete missionario presso la Società delle Missioni Africane di Genova. “Sono stato cappellano dei giovani in Costa d’Avorio fino al 1990. Dopo alcuni anni a Cordoba in Argentina sono partito in Liberia per sette anni. Ho conosciuto la guerra e i campi di rifugiati. Al ritorno da questa esperienza sono rimasto in centro storico a Genova coi migranti e ho operato come volontario nel carcere di Marassi per gli stranieri di origine africana. Da oltre due anni mi trovo in Niger per un servizio ai migranti e nella formazione. Sono stati pubblicati alcuni miei libri dalla Emi, l’editrice missionaria (Isabelle5 nomi per dire LiberiaLa storia si fa coi piedi). Con l’editrice Gammarò di Sestri Levante è uscito il libro-tesi: La storia perduta e ritrovata dei migranti, per Hermatena (Bologna) ho pubblicato La nave di sabbia. Migranti, pirati e cercatori nel Sahel”.

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