lunedì 22 giugno 2015

la scuola che lotta non piace ai mercanti

La scuola che lotta non piace ai mercanti

by JLC
Il movimento di insegnanti, studenti e genitori contro la Buona scuola, ora è evidente, rappresenta un problema per i progetti neoliberisti. Un movimento senza leader e diffuso nei territori che pensa a una scuola senza disuguaglianze, meticcia quanto inclusiva, in grado di formare cittadini consapevoli e autonomi, che favorisce l'esperienza cooperativa e che si nutre del pensiero critico di, tra gli altri, Maria Montessori, don Milani, Antonio Gramsci, John Dewey, Célestin Feinet, Mario Lodi, Paulo Freire, è un ostacolo a chi vuole soltanto bravi consumatori. Per questo, molti guardanoal di là di quello che farà il parlamento: dal movimento di riflessione e protesta collettiva nato in questi mesi contro e oltre la Buona scuola possono germogliare ancora molti frutti 
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Foto tratta dalla pagina facebook dei Precari della scuola in sciopero della fame

di Alain Goussot*
La scuola italiana continua a protestare e il movimento partito spontaneamente dal basso avanza proposte, idee e chiede un rafforzamento e consolidamento del carattere pubblico e democratico dell'istruzione.
Era don Milani che diceva che i due testi fondamentali della scuola di Barbiana erano la Costituzione repubblicana e antifascista e il Vangelo: eguaglianza, libertà di pensiero, fratellanza e giustizia nel processo d'insegnamento/apprendimento. Una scuola che supera le diseguaglianze, forma per davvero dei cittadini consapevoli e autonomi, una scuola del vero merito dove per merito s'intende l'acquisizione di saperi e conoscenze che permettono l'emergere di una personalità democratica e capace di capire per decidere nella vita della polis, una scuola democratica in grado di accogliere tutte le differenze e di fare di queste una ricchezza per tutti, cioè la scuola inclusiva e meticcia che con una pratica pedagogica transculturale educa all'alterità, una scuola che sa valorizzare in modo serio lo sforzo e lo studio, che sa anche integrare una autentica formazione scientifica con la cultura umanistica, una scuola che promuove una valutazione consapevole e che con l'autocritica si attiva come processo di autodeterminazione. Questa scuola è quella di cui parlavano grandi pedagogisti ed educatori come Maria Montessori, Ovide Decroly , John Dewey, Célestin Feinet, Ernesto Codignola, Bruno Ciari, Mario Lodi, Paulo Freire, Piero Bertolini e Raffaele Laporta: la scuola attiva che sa dare una formazione culturale generale di base solida che prepara a pensare in modo autonomo e che prepara ad affrontare l'esistenza come soggetto attivo della comunità.
La scuola della Costituzione per la quale morirono uomini come Antonio Gramsci che scriveva:
"Istruitevi perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza. Agitatevi perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo, organizzatevi perché avremo bisogno di tutta la vostra forza".
La democrazia repubblicana avrà bisogno di tutte le energie e di tutta la viva intelligenza degli insegnanti, degli studenti e anche dei genitori per cambiare questa società nel senso di più equità e solidarietà. La scuola repubblicana e democratica rappresenta un problema e un ostacolo ai progetti neoliberisti della finanza che hanno solo bisogno di individui competenti tecnicamente sul mercato ma incapaci di pensare liberamente, la scuola democratica è un ostacolo al progetto di scuola azienda che ha bisogno di individui gregari e sudditi e non di cittadini attivi e soggetti non solo della propria storia personale ma anche della storia della comunità nella quale vivono.
Una scuola democratica aperta a tutti e capaci di formare culturalmente della personalità autonome che sanno collegare libertà e responsabilità sociale, che sanno riflettere sul mondo e la condizione umana è una scuola che minaccia lo strapotere dei mercanti della finanza che vogliono solo dei bravi consumatori che non si fanno troppo domande sulle ingiustizie del mondo. La scuola è in movimento come un Agorà pedagogica che riflette su se stessa e invita la società a ripensare il suo modello di rapporti sociali e di sviluppo, la democrazia e il sistema dei diritti che ne difende il carattere pluralistico. La scuola democratica, e non la sua mostruosa trasformazione in azienda produttrice di tecnici competenti per le esigenze del mercato, favorisce l'esperienza cooperativa, la scoperta disinteressata, la comprensione che la conoscenza non ha un valore di scambio sul mercato delle merci ma ha una valore in sé in quanto ci permette di diventare soggetti della nostra storia e quindi come affermava il vecchio Jean-Jacques Rousseau "sovrani delle nostre esistenze imparando a vivere come cittadini e uomini".
L'esperienza unica dell'educazione nella relazione con gli altri permette, come diceva anche Johann Heinrich Pestalozzi, di "accedere alla nostra umanità imparando a rispettare l'umanità dell'altro". E' proprio quello che i poteri del capitalismo finanziario e i loro commessi servili nei vari governi non vuole! Allora occorre continuare, al di là di quello che farà il parlamento, il movimento di riflessione e protesta collettiva che è anche un modo per riappropriarci della nostra soggettività storica e umanità.


DA LEGGERE
IL RICATTO MATTEO SAUDINO
JLC | giugno 22, 2015 alle 12:30 am | Etichette: e

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