COMUNE
DI SAVONA
Al
Sindaco di Savona, dott. Federico Berruti,
e
per conoscenza
al
Vice Sindaco, sig. Livio Di Tullio,
all’Assessore
all’Ambiente, sig. Jorg Costantino,
all’Assessore al
Traffico, sig. Paolo Apicella,
al
Segretario generale, dott.ssa Lucia Bacciu,
al
Dirigente Pianificazione territoriale, arch. Giovanna Macario
al
Dirigente Ufficio Tecnico, ing. Marco Delfino.
Savona,
19 giugno 2015
Oggetto:
Interrogazione a risposta scritta
sul “Progetto relativo alla realizzazione di un nuovo terminal nel
Porto di Savona, destinato allo sbarco e imbarco di bitume”.
Richiedenti:
I sottoscritti Consiglieri comunali.
I
Richiedenti indirizzano “per conoscenza” il presente documento a
diversi Assessorati e a diversi Uffici, perché il problema in
oggetto riguarda tanti aspetti della vita cittadina e coinvolge le
responsabilità di varie Funzioni comunali.
Da
attenta lettura della documentazione allegata al Progetto di cui
sopra, riteniamo che siano evidenti numerose criticità.
- Alla Conferenza dei Servizi referente del 19/ 1/ 2012, indetta dall’Autorità portuale, in cui gli Enti invitati avrebbero dovuto e potuto intervenire per inquadrare la portata del problema, per individuare i pro e i contro del Progetto, con conseguenti prescrizioni, il Comune di Savona era assente.
Tale
assenza è particolarmente grave perché, di fronte alla richiesta
di installare a poche centinaia di metri dal Centro Città una
attività pericolosa, potenzialmente fastidiosa per gli abitanti e
con numerosi fattori di rischio, era fondamentale la gestione del
problema da parte dell’Amministrazione che ha la funzione di
governare tutto quello che avviene sul territorio comunale, dando
precise e severe prescrizioni alla Società proponente, allo scopo di
tutelare i Cittadini e di preservare l’ambiente comunale da
possibili danni, poiché l’interesse della collettività viene
prima degli interessi di privati.
- Il Progetto in questione presenta numerosi fattori di rischio che sono stati ben studiati per insediamenti simili realizzati in altre Città:
- installazione di una lavorazione pericolosa nelle vicinanze di zone popolate, addirittura vicino al Centro Città (300 m. dalla Darsena, 700 m. dal Duomo) e vicino all’Ospedale. In situazioni analoghe viene raccomandata la costruzione lontano almeno 1 Km. dai centri abitati;
- rischio dei vapori emessi dal bitume allo stato liquido (temperatura 145°- 165° centigradi) che sono molto pericolosi per la salute (H2S, Idrocarburi Policiclici Aromatici, Benzene, ecc.);
- rischio che i serbatoi così vicini al mare, a ridosso della diga foranea, possano anche essere investiti da violenti colpi di mare (ricordiamo onde anomale negli scorsi anni);
- attraversamento della Città da parte di treni e di autotreni blindati, carichi di bitume fuso, con il diretto coinvolgimento della popolazione, in particolare di coloro che abitano lungo le linee di transito dei vettori che trasporteranno il bitume ad alta temperatura. Stiamo parlando di un traffico molto consistente (da 24 a 100 camion e di un trasporto ferroviario al giorno);
- le strutture di stoccaggio si verrebbero a trovare assai vicino a zone di interesse turistico/ culturale e commerciale ( Palacrociere, con annesso transito dei crocieristi, area archeologica e museale del Priamàr, Centro storico, ristoranti, caffè, negozi, ecc.);
- la Regione Liguria, nella “Procedura di verifica screening” segnala la possibilità di “ disturbo olfattivo”, e invita a valutare l’entità di tale cattivo odore nel raggio di 3 Km. dai confini dello stabilimento. In questo raggio è contenuta tutta la Città, dalla Natarella a Lavagnola, fino ad Albisola Mare. Ciò significa che in tutta la Città si potrebbe diffondere l’odore di uova marce, tipico dell’H2S.
- Le Relazioni tecniche presentate dalla Società BIT Savona s.c.r.l.
- trattano in modo assai generico della sicurezza e del rischio per i Cittadini; ad es. non prendono in considerazione possibili rischi quali quello sismico o incidenti di vario genere. Su questi ultimi in particolare esiste purtroppo ampia casistica (con documentazione in possesso dei richiedenti) di danni rilevanti a persone, cose e ambiente;
- dal punto di vista tecnico non descrivono modalità di intercettazione dei vapori che si producono nelle fasi di stoccaggio e manipolazione (che sono molto pericolosi e particolarmente maleodoranti) né danno informazioni sulla gestione dell’assistenza tecnica o molte altre informazioni che compaiono invece, in dettaglio, in relazioni allegate a progetti simili a questo;
- sembrano ignorare la vicinanza del Centro abitato che non viene mai citato, nonostante si trovi a meno di 300 m. di distanza;
- sostengono che “il complesso monumentale del Priamàr è l’unico elemento di pregio paesaggistico presente nelle vicinanze ma è decisamente al di fuori dal raggio di influenza del progetto” [Relazione paesaggistica, arch. Espis] senza tener conto che la Fortezza è a meno di 300 m.;
- dichiarano che “ad esclusione del mare aperto, non esistono altri punti pubblici da cui sia possibile scorgere l’intervento in oggetto”e anche: ”In nessun altro punto della città è visibile l’intervento in oggetto” [Relazione paesaggistica, arch. Espis]. Ma ciò non corrisponde al vero perché da rendering risulta che le strutture in progetto saranno visibili da molti punti panoramici (e turistici) della Città (dal Priamàr al San Giacomo);
- sostengono poi che il progetto rispetta i parametri edilizi previsti per la Zona n.1 (attività legate al traffico di merci) dove si indica come “altezza massima della edificazione sul piano banchina: metri 9 ” in quanto gli edifici previsti avranno un’altezza inferiore ai m. 9. Per i serbatoi (che avranno un’altezza di m. 19) si dice [Relazione tecnica di conformità, arch. Espis]: ”I serbatoi raggiungeranno invece un’altezza di m. 19, ma si ritiene che i serbatoi non possono essere classificati tra gli interventi edilizi di cui si misurano i parametri in quanto solo contenitori atti al deposito delle merci”. Sono affermazioni sbagliate, riferite a strutture che dovrebbero essere stabili nel tempo, strutture molto impattanti e che incidono pesantemente sulla percezione visiva della nostra costa, di cui si parla come se fossero tavolini in un dehors che vengono smontati a fine giornata;
- per quanto riguarda poi i “Volumi di traffico indotti e capacità del sistema infrastrutturale”, viene dichiarato: “si ritiene che i volumi di traffico indotto dall’intervento saranno tali da alterare in maniera poco significativa la capacità del sistema infrastrutturale” [Richiesta di verifica- screening, Studio Benvenuto e associati]. Ma se teniamo conto della dimensione dei depositi e del previsto traffico (da 150.000 tonn. a 400.000 tonn.) si devono prevedere invece volumi di traffico molto consistenti (da 24 fino a 100 autotreni al giorno) che altereranno in maniera molto significativa il già problematico collegamento del porto con autostrade e vie di comunicazione;
- sostengono che “il bitume eventualmente sversato solidificherebbe immediatamente a contatto con l’acqua depositandosi sul fondo della Darsena portuale adibita all’attracco delle navi da trasporto” [Richiesta di verifica screening, Studio Benvenuto e associati]. Da altri studi specialistici di Aziende del settore bitumi (ad es. IES, Italiana Energia e servizi, oppure RBA, Refined Bitumen Association) viene invece raccomandato di evitare il contatto del bitume fuso (ed è il nostro caso) con acqua o altri liquidi, perché potrebbero esserci esplosioni;
- non compare alcun riferimento alla pericolosità dei gas prodotti dal bitume fuso nelle fasi di stoccaggio o di movimentazione, in particolare a quella dell’Idrogeno solforato (H2S) che è addirittura mortale se inalato in grandi quantità, ma è molto dannoso per la salute umana anche se inalato in piccole quantità per un tempo prolungato [ vedi Studi di M. R. D’Orsogna e Th. Chou su “Danni alla salute umana causati dall’Idrogeno solforato”]
- l’aspetto paesaggistico sembra completamente ignorato, anche se “l’area risulta sottoposta a vincolo Paesaggistico Ambientale di cui all’art. 142 comma 1 lettera a) del D. Lgs. N. 42/ 2004 in quanto ricadente all’interno della fascia di profondità di m. 300 dalla linea di battigia” [ Relazione tecnica, arch. Espis ]. Si afferma che “dal mare si possono vedere le sommità dei silos più alti e della torre faro in quanto in parte fuoriescono dalla diga foranea” [Relazione paesaggistica, arch. Espis]. La tesi sottesa è che l’insediamento, esteticamente non pregevole, si inserisce in un’area già degradata e si adegua all’esistente.
PRESO
ATTO
delle
prescrizioni inviate dal Comune ( Settore pianificazione
territoriale e ambientale) con nota del 19/ 1/2012 (prot. n. 2955)
con cui si richiedeva “elaborato
grafico di dettaglio sulla conformità alla normativa sulle barriere
architettoniche”,
riteniamo che, da parte dell’Amministrazione, ci sia stata una
grave
ed evidente sottovalutazione del problema.
Auspicando
che il Comune recuperi il ruolo che gli compete nell’ambito della
gestione degli interventi che avvengono sul territorio urbano, sia
sotto l’aspetto autorizzativo sia sotto quello prescrittivo,
CHIEDIAMO
A
) a
fronte dei dati emersi dalle Relazioni Tecniche presentate da BIT
Savona scrl, se l’Amministrazione non ritenga opportuno far
effettuare una perizia tecnica da uno Studio indipendente allo scopo
di
- verificare il reale impatto di tale progetto
- sull’ambiente marino e urbano,
- sul traffico cittadino
- sulla salute dei Cittadini e sulla qualità della vita
- sulle attività turistiche, ricettive e commerciali, in particolar modo su quelle legate al Terminal Crociere e alla Darsena,
tenuto
conto anche del fatto che la Città si sta fregiando da diversi anni
della “Bandiera Blu” e sta impostando una politica di “smart
cities”, volta alla riqualificazione del centro urbano e alla
riduzione dell'impatto ambientale in tutti i suoi aspetti;
- valutare i rischi legati a una attività lavorativa pericolosa che opera praticamente in Centro Città .
CHIEDIAMO
INOLTRE
B)
per quale motivo non abbiano partecipato alla Conferenza dei Servizi
referente (convocata dall’Autorità portuale e tenutasi il 19
gennaio 2012) l’Ufficio Ambiente e l’Ufficio Traffico del Comune
e perché questi stessi Uffici non abbiano inviato note e
prescrizioni del caso;
C)
se,
in occasione di tale Conferenza dei servizi, sia stata richiesta ai
Vigili Urbani una valutazione sull’impatto sul traffico
dell’attività in progetto.
Nella
Delibera n. 79 del Comitato portuale n.153 del 22/ 7/ 2010 si fa
riferimento a “operazioni di sbarco diretto di bitume in via
sperimentale” precedenti alla richiesta della Società BIT Savona
scrl . Tali attività sarebbero avvenute tra il 2008 e il 2010, e
avrebbero riguardato una ventina di navi bitumiere, come scrive il
direttore Angelo Scorza in un articolo su “Ship2shore”.
A
tale proposito
CHIEDIAMO
- se per questa movimentazione sperimentale il Comune abbia dato autorizzazioni e quali prescrizioni siano state indicate alle Società interessate.
Alla
luce di quanto suesposto, riteniamo urgente e tassativo che il
Comune, nell’ambito del Comitato portuale, richieda una moratoria
del progetto in questione, in attesa che vengano date precise
risposte alle criticità sollevate, dato il pesante coinvolgimento
dell’area intorno al nuovo impianto industriale e ai numerosi
fattori di rischio per i Cittadini.
Nel
nostro territorio esiste già un procedimento relativo al danno alla
salute e all’ambiente a carico dei responsabili (a vario titolo)
della vicenda Tirreno Power. In particolare viene sottolineata la
responsabilità diretta dei Sindaci in merito alla tutela della
salute pubblica.
Non
vorremmo che situazioni simili si verificassero ancora in futuro.
Grazie.
Distinti saluti.
D.
Pongiglione M. Debenedetti G.Aschiero C. Frumento
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