Assemblee, cortei, presidi (il prossimo dal 23 al 25 giugno a pochi metri dal senato), scioperi (incluso quello della fame a staffetta a Bologna, Ferrara, Modena e Lamezia Terme), blocco degli scrutini, azioni dirette nelle piazze, consegne delle pagelle imbavagliati e con le mani incatenate (è accaduto nella periferia di Bologna). E flash-mob notturni, come giovedì 18 giugno, con la protesta promossa da quello che molti chiamano il "Popolo dei lumini". Questi i luoghi delle azioni del 18 contro la Buona scuola:
Caserta (piazza Margherita), Roma (Colosseo), Napoli (piazza Municipio), Torino (piazza Carlo Alberto), Civitavecchia (piazza degli Eroi), Santa Maria Capua Vetere (Anfiteatro), Benevento (piazza Matteotti), Isernia (Fontana Fraterna), Mestre (piazzetta Pellicani), Sassari (piazza Tola), Caltanissetta, Teramo (Antico Teatro Romano),Verona, Vasto (piazza Rossetti), Palermo (teatro Massimo), Lecce (piazza Sant'Oronzo), Catanzaro (piazza Matteotti).
«Vogliamo illuminare l’Italia e i suoi monumenti contro le deleghe in bianco previste dalla riforma e contro il rifiuto, da parte del governo, di dialogare con chi lavora a scuola tutti i giorni» hanno spiegato i docenti.
Di sicuro, il ricatto di un Renzi in edidente difficoltà — «avete tre giorni per ritirare gli emendamenti al senato, altrimenti i cento mila precari non saranno assunti — è stato rifiutato.
La forza del movimento della scuola sembra perfino in crescita, nonostante la chiusura dell'anno scolastico. Una forza con la quale questo movimento include e supera l'azione dei sindacati, mette insieme insegnanti, studenti e famiglie e si diffonde in modo sempre più capillare sui territori. Il primo obiettivo resta ritiro del disegno di legge, ma la sua azione è un processo complesso e aperto che va oltre la battaglia legislativa.
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